Capitolo 1

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Harper's pov.

«Sei una merda, Chase!»
«Cosa avrei dovuto fare? È mio fratello!»
«Tutto tranne quello! Come cazzo ti è saltato in mente? Siamo la tua famiglia!»
«Anche lui lo è!»
«Sei un imbecille! 10.000 dollari!»
Lascio cadere il dvd a terra quando dei colpi mi fanno capire che qualcosa non va. Mi sposto il minimo indispensabile per vedere mamma in preda all'isteria che colpisce ripetutamente papà sul petto. Isteria. Una parola che ho sentito in tv e che sembra essere perfetta per descriverla.
«Margaret, calmati.»

Beh, ho solo nove anni ma sono sicura che non basterà dire "calmati" alla mamma per tranquillizzarla. Forse l'ideale sarebbe una di quelle cioccolate calde che prendiamo sempre quando andiamo in vacanza a New York.

Tic... tac.

Però... quest'orologio a pendolo è rumoroso. Mi volto e guardo le lunghe lancette. Le fisso per qualche secondo, ma poi il mio studio è interrotto da una voce violenta.

«Sei uno stronzo! Un traditore! Una merda, vaffanculo!»
Perché mamma dice tutte quelle parolacce che di solito sento nei film d'azione di papà? Sta cercando di replicarli?

Mi fa paura quello che vedo.
Cavolo... lei continua a colpirlo e dei suoni strani le escono direttamente dalla gola. Non smette di urlare quelle brutte parole. È come se stesse cercando di sputargliele contro.
«Il problema eri tu! Fin dall'inizio!», risponde papà, terrorizzandomi per il suo tono di voce. Non lo ha mai usato. Questi non sembrano i miei genitori.

Tic... tac.

«Io?»
La mamma è furiosa. Sta piangendo, e grida talmente forte che non la riconosco più. Vorrei tanto che mia zia si sbrigasse in bagno. Forse lei può aiutarli.
«Sì! Se tu ti fossi fidata di me e avessi detto di sì fin dall'inizio per quest'ultimo prestito, ora non saremmo in questa situazione! Sei tu, la vera merda!» La mamma indietreggia di un passo. «Io non avrei esitato un attimo ad aiutare la tua famiglia!»

Una sensazione strana mi si fionda in gola talmente in fretta da farmi mancare il respiro. Non so cosa sia, non l'ho mai provata. E mi terrorizza.

Più dei miei genitori, che ancora non si sono accorti della mia presenza. Non mi sentivo bene perciò zia mi è venuta a prendere a scuola, e loro ancora non lo sanno. Volevo fargli una sorpresa, ma a quanto pare sono occupati.

«Non ti azzardare, figlio di puttana! Non ti permetto di dirmi certe cose!» Mamma avanza verso di lui, che non si muove. «Non ho mai detto di no, quando gli servivano soldi! Sei un imbecille se pensi che dargliene 10.000 tutti d'un colpo basterà! E sei un idiota se pensi che ce li restituirà!»

Tic, tac.
L'orologio rischia di rompermi i timpani. Chi ha alzato il volume di questo coso? Eppure nel soggiorno ci sono solo io.

La sensazione mi sta chiudendo sempre di più la gola, e il mio corpo comincia a tremare. Allo stesso tempo, mi sembra di essere stata immobilizzata. Cosa mi succede? Sto per morire dallo spavento? Perché mi sembra che l'ossigeno non entri nel mio corpo? Perché mi gira la testa e mi formicolano le mani?

«L'investimento andrà a buon fine!», ribatte lui. «Te lo posso giurare!»
«Non puoi saperlo! Non è così facile!» Mamma si mette le mani nei capelli, e se li tira. È irriconoscibile con tutte quelle vene evidenti, e per quanto sta urlando riesco a sentirla nonostante l'orologio. Come fanno loro a non farci caso? Lo stanno semplicemente ignorando?

«È parte della famiglia», ripete papà, guardandola negli occhi. Così sembra molto più deciso.
«D'ora in poi sarà la tua unica famiglia.»

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