Capitolo 16

593 48 43
                                    

«Harper?»
«Mhh.»
«Harper! Svegliati!» Una cuscinata mi fa prendere un colpo di prima mattina.

Apro un occhio mentre mi massaggio la faccia.
«Julia!» Do uno sguardo alla sveglia alla mia destra. «Sono le sette, che cosa vuoi?», mi lamento.
«Che cosa voglio? Dobbiamo andare!»
La sua voce acuta come quella della sirena di un'ambulanza rischia di farmi venire un mal di testa da appena sveglia.

«Ma dove?» Mi sforzo di aprire anche l'altro occhio e la osservo sistemarsi i capelli allo specchio.
«Oddio, ti sei vista con Scott di recente?»
«Perché?» Ora ha tutta la mia attenzione. Non glielo avevo ancora detto, perciò o è una sensitiva, o qualcuno glielo ha spifferato. Se è stato Hayden lo picchio.

«Sei così rincoglionita solo dopo che sei stata con lui.»

«Ehi!» Le lancio un cuscino, ma sfortunatamente si sposta in tempo e colpisco lo specchio, rischiando di farlo andare in mille pezzi. Grazie a Dio non succede niente.

«Sicura che vuoi partire?» Affondo la faccia in un cuscino quadrato che solitamente stringo al petto quando dormo. «Possiamo anche dormire tutto il giorno.» La mia voce è attutita dalla stoffa morbida e bianca.

«Non voglio sentire scuse! Vado a parlare con Margaret, ti voglio pronta in 10 minuti!»
Faccio un verso di frustrazione e mi assicuro che arrivi alle sue orecchie nonostante abbia già cominciato a scendere le scale.

Sto per abbandonarmi di nuovo al sonno, ma un suo "Harper!" dal piano di sotto me lo impedisce.
Grandioso. Ho la migliore amica più rompipalle del mondo.

E pensare che è sempre stata lei quella più pigra tra le due. L'ho svegliata decine di volte con un bicchiere d'acqua in faccia.
Ma quando le cose tra me e Scott non vanno, sono io quella che ha bisogno di una cuscinata o di acqua a sorpresa. Sono grata che abbia scelto la prima opzione.

Mi lamento di nuovo prima di alzarmi per iniziare una nuova giornata. Credo che questi versi mi aiutino a svegliare i muscoli e a rassicurarli che non è colpa mia se è presto. Come se gli stessi dicendo "se fosse per me vi lascerei dormire, lo giuro."

Mi avvio in bagno dopo aver afferrato un vestitino a fiori comprato due giorni fa in una boutique vicino casa di Cris. Strappo l'etichetta con i denti e passo il dito su una delle tante margherite disegnate.

Soffrirò comunque il caldo asfissiante di New Orleans, ma questo è il massimo che posso fare per cercare di sudare leggermente meno. Questo, e una bella coda di cavallo.

Mi tocco i capelli e scoppio a ridere. Ogni tanto dimentico di averli tagliati.
A malapena riesco a fare un codino basso.

«Harper, se non sei in piedi, ti faccio alzare a suon di sberle», annuncia urlando la mia gentilissima migliore amica.
«Beh, carino da parte tua», le rispondo infilandomi in bagno.

8 minuti dopo mi sono vestita, lavata i denti e ho messo un po' di mascara. Altro modo per combattere il caldo: truccarsi il meno possibile, affinché la faccia non si sciolga per le goccioline di sudore.

Porto il mio borsone al piano di sotto.
Julia e mamma sono in soggiorno, sento le loro voci provenire da lì.
«Ho provato a resistere, Margaret... ma non ce l'ho fatta. Credo di amarlo davvero.»
«Parli di Ivan, spero», dico mentre le raggiungo. Mi piazzo davanti a loro con i cinque chili che ho portato con me tra vestiti e libri.
«Mi stava raccontando come ha passato il tempo quando è scappata», mi informa mamma. La mia amica distoglie lo sguardo.
«E come ci siamo rimessi insieme», aggiunge sempre a testa bassa.

«A me ancora non hai raccontato niente!», la accuso, puntandole un dito contro e abbandonando per un attimo la borsa sul tappeto. Mi stava segando in due le mani. «Non puoi dirlo prima a mia madre e poi a me!»

Respira insieme a me 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora