Capitolo 10

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«Dio, che male ai piedi», mi lamento ad alta voce.
«Siediti qui», mi propone per l'ennesima volta Scott, indicando il suo tronco. Mi chiedo come faccia a non avere il sedere a pezzi, sono almeno quaranta minuti che è lì.

«Non preoccuparti.» Mi siedo di nuovo a terra. «Tanto ormai mi sono sporcata. È che mi annoio. Quindi mi alzo per camminare. Poi mi fanno male i piedi, perciò mi siedo.» Sospiro.
Scott scoppia in una sonora risata. Lo guardo male. «Non ridere delle mie disgrazie», lo avverto, puntandogli un dito contro.

Il suo sorriso si allarga sempre di più. Mi fissa per qualche secondo senza dire niente, gli occhi illuminati dalla luce argentea della luna.
«Ti amo. Ti amo da impazzire.»

Sono convinta che se l'incredulità avesse un volto, sarebbe il mio in questo momento. Sento il cuore sprofondare. Mi arriva fino allo stomaco e poi me lo brucia, fino a farmi sussultare lievemente. La mia bocca si socchiude per la sorpresa.

Sono talmente sotto shock che non sento neanche le ruote dell'auto stridere contro l'asfalto. Mi accorgo della presenza della macchina solo quando sento suonare un clacson.
Un altro sussulto mi sfugge, e a causa del buio ci metto un po' a mettere a fuoco le tre figure all'interno.

«Saltate su, bellezze!», urla Julia, mentre Cris continua a suonare il clacson allungandosi su di lei.
«Siete degli idioti», esclamo alzandomi.
Prima di salire cerco di togliere un po' di terra dal mio vestito e dai miei piedi.

Scott mi apre la portiera, ma non riesco neanche a guardarlo. Sento il peso delle sue parole sulle spalle, sulla mente, sul cuore.

Mi siedo al centro, accanto a Ivan.
Mi avvicino all'orecchio di Julia. «Mi spieghi che cosa avevate in mente?», le sussurro.
«La festa inizia a mezzanotte e mezza, in realtà. Ora ci andiamo insieme.» Mi fa l'occhiolino.
«Sappi che me la paghi.»
«Ops», mi risponde, e si aggiunge uno strato di lucidalabbra guardandosi dallo specchietto retrovisore.

Scuoto la testa mentre guardo l'ora dallo schermo del cellulare. È mezzanotte e un quarto. «Beh, tanti auguri Ivan», dico senza il minimo segno di emozione. Devo ancora digerire quello che ha fatto a Jul.
«Gracias», mi risponde allargando le braccia.
«Ehm...» Non voglio.
«Oh andiamo, Harper!», mi rimprovera la mia amica.
«Devo ancora perdonarlo. È presto per qualsiasi contatto fisico.»
Lo sguardo di Jul mi fa alzare gli occhi al cielo. «E va bene.» Rispondo all'abbraccio, ma solo per due secondi.

«E a me niente?», protesta Cris da davanti.
«Insomma, vogliamo arrivare a questa festa o no?», esclamo esasperata.
In risposta, la mia amica riprende a muoversi sulla strada, ridacchiando del mio malumore.

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Tutto sommato, la festa è andata bene. Sì, se non consideriamo il fatto che mi sono estraniata dal mondo almeno una decina di volte e che probabilmente Julia se ne è accorta.
Ogni volta che mi parlava, io non ero veramente lì. Poi mi dicevo "Ok Harper, ora presta attenzione", ma non potevo controllarlo. Come se la mia mente si fermasse. Totale blackout.

Poi ho cominciato a bere. Odiavo la sensazione di essere altrove, e ho pensato che se mi fossi ubriacata, avrei avuto qualcosa a cui dare la colpa.

Ed ecco perché ora sono china sul mio water, a tirare fuori le mie scelte sbagliate. Purtroppo, ricordo perfettamente tutte quelle che ho fatto ieri sera, anche se vorrei dimenticarle.

A partire dal mio bacio con Hayden. Ero ubriaca marcia, ma me lo ricordo.

Mentre gli invitati sono in fila davanti ai buttafuori che cercano i loro nomi sulla lista, noi cinque passiamo ed entriamo nella discoteca. Penso che Julia e Ivan abbiano invitato almeno trecento persone. Questa festa sarà un putiferio.

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