Capitolo 23

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«Vaffanculo!», urla Julia contro il pc sulla mia scrivania. Fa un giro completo con la sedia girevole e poi inizia l'ennesimo quiz di patente.

Riabbasso lo sguardo sul mio libro. È da stamattina che studio su questo letto. Sono praticamente arrivata a sdraiarmi. «Che è successo?»
«Ho fatto troppi errori.»
Mi viene quasi da ridere. «Scusa, ma a te chi te l'ha data la patente?»
«Erano più facili i test quando li ho fatti io», si giustifica, annuendo alle sue stesse parole.
«Sì, come no.»

«Ma... quindi?», mi scruta di nuovo.
Alzo gli occhi al cielo. Non riesco a studiare con lei, a quanto pare. È peggio di Cris.
«Quindi cosa?»
«Lo sai.» Mi punta un dito contro.
Mi guardo intorno. «Cosa dovrei sapere?»
«Lo sai, lo sai!»
Attendo qualche secondo. «Ti sei drogata oggi?»

«Può essere...», dice serissima.
Sbianco in mezzo secondo. Quando scoppia a ridere, le lancio la gomma da cancellare. «Deficiente.»

«Dai, dimmi la verità, Harp. Ci sei già andata a letto?»
Divento rossa in un attimo. «No! Ci siamo chiariti solo ieri!»
Fa segno di disapprovazione con la testa. «Male. Male. Male.»
«Smettila, mi sembri il prof di matematica.»
Ridacchia mentre avvicina la sedia al mio letto.

«Cosa avete fatto allora?»
«Mi sono addormentata su di lui mentre guardavamo un film. Ero stanca morta, ma mi ha detto che poco dopo è crollato anche lui. Non era proprio la serata giusta a quanto pare.»
«E va bene... per questa volta ti lascio perdere allora.»
«Era ora!», esclamo entusiasta. «Sto leggendo la stessa pagina da quaranta minuti!»
«Quello è perché non sei abbastanza concentrata.»

Stavolta afferro un cuscino e le tiro quello, ricevendolo un secondo dopo.

«Secondo te è vero che Lana non ci disturberà più?», chiedo dopo un'ora di silenzio. Non mi sembrava vero quando ha messo a tacere la bocca.

Chiude il mio pc e mi presta di nuovo attenzione. «Sì. Te lo ha detto qual era l'accordo, no?»
Annuisco e lascio perdere anche io il mio libro. «Me lo ha detto, è vero. Ma lei è imprevedibile. Non penso che riuscirò mai a credere che ci lascerà davvero in pace.» Sospiro. «Quella ragazza è stata una persecuzione. L'ho anche sognata.» Rotolo su me stessa e mi sdraio a pancia in su, con i piedi sul cuscino.

«Che incubo.»
«Già.»
«Sai cosa ti ci vuole?»
Oh no.
«Non voglio saperlo.»
«E invece sì. Una serata io e te in discoteca.»
«Non andrà a finire bene.» Chiudo gli occhi con l'intenzione di riposarmi.
«Già. Ma noi lo faremo comunque.» La sento alzarsi, e aprire le ante del mio armadio. «Stasera.»

«Non penso proprio. Io adesso mi metto a dormire.»
«No. Tu adesso ti vai a fare una doccia. Sono le otto di sera e dopo cena si va a ballare. Solo io e te.»
Apro gli occhi e mi sposto, facendo penzolare la testa dal letto. Sento già il sangue arrivare al cervello. «Non ho niente da mettermi.»
Non mi entusiasma l'idea, ma in fondo è ancora estate e ora che ho fatto pace con Scott il mio umore è migliorato. L'ho notato stamattina quando mi sono ritrovata a sorridere fissando il muro della cucina. Mia madre si è seriamente preoccupata quando mi ha vista così.

«Questi!» Tira fuori un paio di pantaloni eleganti neri. Li ho comprati la settimana scorsa, insieme da mia madre.
«Non saprei cosa metterci sopra.»
«A quello ci penso io.» Si allontana dall'armadio per frugare nella sua borsa. Quando tira fuori un top brillantinato argento, spalanco gli occhi. «Tu avevi pensato a tutto fin dall'inizio!»
«Certamente. Ed ecco il mio vestito.» Tira fuori un tubino nero di raso dalla scollatura a cuore. «I tacchi li ho in macchina.»

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