Capitolo 11

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Scott's POV

Busso almeno dieci volte alla porta della camera di mia sorella.

«Avalon, apri!»
È inutile che fa finta di non esserci, l'ho sentita rientrare mentre uscivo dalla doccia.
«Se non mi fai entrare tu, vado a cercare Sebastian!»
«Sto leggendo, non mi disturbare», mi risponde finalmente la sua voce.

Conto fino a dieci per cercare di calmarmi. «C'é mamma al piano di sotto, non vorrai che venga a sapere cosa ho trovato nella tua stanza», la minaccio, come facciamo sempre fin da quando siamo piccoli. Insomma, siamo fratelli. Le minacce sono d'obbligo.

La porta si apre qualche secondo dopo, e il suo volto esprime perfettamente una sola emozione: panico puro.
Mi afferra per un braccio e mi fa entrare, chiudendo la porta alle mie spalle. Indirizza la sedia a rotelle verso lo stereo e lo accende per coprire le nostre voci.
«Che cosa hai trovato?», chiede con il fiato sospeso.

«Non voglio che quel coglione dorma qui. È l'ultima volta che rimane.» Sono incazzato nero.
«Che. Cosa. Hai. Trovato.», insiste a denti stretti.
«Come se tu non lo sapessi. Come ha fatto a tornare a casa senza mutande?»

Il viso di mia sorella diventa sempre più rosso, ma stavolta non per la rabbia. È imbarazzo.
«Gli ho prestato le tue.»
«Spero tu stia scherzando.» Non voglio prestargli un bel niente.
«Certo che scherzo. Non volevo passargli la stronzaggine che hai acquisito negli ultimi tempi.»

«Non ne ha bisogno, credimi. Ne ha già abbastanza.» Mi vado a sedere sul suo letto. «E comunque sono serio. Mi da fastidio.»
Alza gli occhi al cielo e recupera un libro dalla scrivania. «Come se tu e Harper non aveste mai fatto sesso.»
«Non puoi saperlo.»
«Io e lei siamo amiche. Grazie a Dio mi ha risparmiato i dettagli.»

Mi copro la faccia, esasperato. «Non capisci il punto. Sei la mia sorellina.»
«Senti, fratellone. Perché non ci provi con Ariel?» Toglie il segnalibro per riprendere la lettura. «Potrebbe essere un modo per farti andare a genio il fratello. Una specie di terapia.» Ridacchia, ma a me non sembra affatto divertente.

«Dio, perché non la smettete di nominarla? Ariel di qua, Ariel di là... non ce la faccio più.» Sbuffo sonoramente e mi copro la faccia con entrambe le mani.
«Sembravate presi l'uno dall'altra alla spiaggia. Avete chiacchierato tutta la serata.»
«Cosa avrei dovuto fare? Tu eri con l'innominabile, Harper con il fdp, Cris con-»
«Hai trovato soprannomi per tutti? Cosa vuol dire fdp?»
La guardo attraverso le dita. «Figlio di una principessa.»

Realizzando il vero significato, Avalon scoppia a ridere. «Lo chiami figlio di puttana solo perché è amico della tua intoccabile Harper?»

Che nervi. Questa conversazione mi sta dando fastidio. Non è che la mia Harp sia intoccabile. Cioè, è vero, lo ammetto, preferirei che nessuno le si avvicinasse, ma non posso pretenderlo. Purtroppo, é libera di uscire con chi vuole. E non posso fare niente per evitarlo. Devo starle lontano. Lo faccio per lei.

«Ne ho tutto il diritto», replico, stendendomi sul suo letto. «Che schifo.»
«Che c'è?», mi chiede.
«C'è odore di colonia in questo letto. E non è la mia.»
«Beh, quando ci si avvinghia come abbiamo fatto io e lui, capita che l'odore rimane», mi sfida, scoppiando in una risata malefica subito dopo.

«Non è divertente.» Neanche un po'.
«Lo è, te lo assicuro.»
Un messaggio interrompe la nostra conversazione.
È Cris. Mi sta aspettando qua fuori.
Mi alzo dal letto sbuffando, ripensando alle mutande di Sebastian.

«Era il mio ultimo avvertimento, sorella.»
«Lo ignorerò proprio come gli altri, fratello.»

Alzo gli occhi al cielo mentre raggiungo la macchina del mio migliore amico fuori.

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