Due giorni prima.

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Scott's Pov.

Harper Elizabeth Ross, l'amore della mia vita, era sprofondata nelle mie braccia quel giorno, quando siamo tornati da New York.
Quando abbiamo fatto pace nella città che non dorme mai, i nostri abbracci erano gli stessi di una volta, e mi provocavano le sensazioni di sempre: mi sentivo a casa.

Eppure, in quello che mi ha dato fuori dal taxi, c'era altro. Non c'erano solo emozioni positive, ma molto, molto di più.
Per questo le avevo chiesto "Tutto okay?"
«Sì, ma...», aveva cominciato a dire, con le pupille tremanti che guardavano ovunque tranne che me. «Come...» Si era coperta il viso per nascondersi, non da me, ma dalla sofferenza che la stava facendo affondare.

Potevo percepirlo. Il suo dolore si estendeva fuori dal suo corpo circondandola come fiamme, così l'avevo abbracciata di nuovo, per permettergli di bruciare anche me.

«È tutto okay. Stiamo insieme adesso», le avevo ricordato.
«Ho paura che qualcosa si intrometterà tra di noi, che... non lo so, Lana magari...» Dovevo immaginare che quella ragazza sarebbe stata nelle nostre vite ancora per molto, ma una parte di me, quella più ingenua, sperava che l'abitudine di rovinare la mia vita l'avrebbe stufata.

Non so come convincere Harper del fatto che tra me e Lana non ci sarà più niente. A parte quella volta in cui l'ho invitata in camera mia, per poi andare a chiedere aiuto a Cris, non le ho mai lanciato segnali contrastanti. Ho sempre messo in chiaro il perché dei nostri incontri.

«Non devi preoccuparti di lei. Farò qualunque cosa per proteggerti, Harper. Qualunque. Mi prenderò io cura di te.»

Non sono molto sicuro di quello che sto facendo. Anzi, non lo sono per niente. Ultimamente sto facendo tante di quelle cazzate che mi sembra di aver perso il contatto con la realtà.

A cominciare da quando in camera di Harper l'ho lasciata andare via.
"Abbiamo finito", ha detto, guardandomi dritto nelle iridi. Non riesco a togliermi queste due parole dalla testa, così come l'immagine dei suoi occhi umidi quando le ha pronunciate.

Continuo a chiedermi il perché io non gli sia corso dietro, e credo che non riesca a rispondere solo perché voglio evitare la risposta.
Perché in fondo so, che mi è crollato mondo addosso. Era così sicura di sé quando ha lasciato uscire quelle tredici lettere, che mi ha spaventato da morire. Mi ha terrorizzato l'idea che potesse essere pronta a una vita senza di me, senza di noi.

Passare tutto quel tempo separati dopo Halloween è stata una tortura, e non riesco a credere che siamo di nuovo a quel punto.
Eravamo costretti a stare insieme in alcune situazioni, ad esempio in classe o nel giorno del ringraziamento, e forse sarebbe stato meno doloroso non vedersi più. Averla al banco dietro al mio, sforzandomi di non girarmi, faceva dannatamente male; percepire il calore del suo corpo, faceva dannatamente male.

E ora, tutto sembra essere ricominciato. Il silenzio ci ha sempre tenuti lontani. Una verità omessa, una conversazione evitata, e la mia abitudine ad allontanarmi da lei a causa della mia insicurezza.
E ora, cosa ci ha separato? Due parole. Ironico, non trovate? "Abbiamo finito". Dio, fa così male.

Non so se anche lei se n'è accorta, ma il dipinto che il Professor Fost mi ha fatto descrivere oggi in classe, mi ricordava terribilmente me e lei. Compreso il particolare del fumo, il pittore sembrava quasi prenderci in giro. Il fumo è una delle cause delle nostre discussioni. Mi chiedo se anche lei abbia pensato la stessa cosa.

Stasera c'è una cena a casa di Cris, nessuno di noi voleva andare al ballo. Il mio migliore amico mi ha assicurato che l'avrebbe trattenuta in tutti i modi, anche perché conoscendo la sua testardaggine, che è molto simile alla mia, sono sicuro che cercherà di evitare di rimanere con me, se può.

Respira insieme a me 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora