Capitolo 31

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Canzone: Video Games - Lana del Rey

Il volo è stato un vero disastro. Ha iniziato a piovere non appena abbiamo decollato, e le turbolenze erano davvero forti; temevo che l'aereo sarebbe precipitato da un momento all'altro.

Le hostess ci tenevano a farci sapere che avevano tutto sotto controllo, ma non sono riuscite a spegnere la voce nella mia testa guidata dalla paura. La musica, al contrario, mi ha aiutata tantissimo. Ha calmato il mio battito cardiaco quasi alla velocità della luce, così come il pensiero che sarei tornata nella città dove abita l'amore della mia vita.

Una volta atterrata, non rimuovo gli auricolari: voglio continuare a pomparmi Lana Del Rey nelle orecchie ancora per qualche minuto.
Sono un po' nervosa al pensiero di dove sto andando, e l'agitazione mi fa compagnia anche sul taxi. Si attenua solo per un momento, quando devo comunicare all'autista la via della villa dove devo raggiungere i miei amici.
Beh, i miei amici, e Ariel. Che purtroppo, essendo la sorella di Sebastian, deve stare sempre in mezzo. Maledetti legami di parentela.

Sono bagnata fradicia, dalla testa ai piedi. E la caviglia inizia a pulsare talmente tanto in un punto che mi viene da sospirare dal dolore. Mi sono messa a correre per arrivare al taxi e ne sto subendo le conseguenze. Credo che zoppicherò ancora per un po'.

Mi arriva un altro messaggio quando disattivo la modalità aereo, è di nuovo Hayden: "Ti vengo a prendere all'aeroporto?"
"No, grazie. Sto arrivando. Ci vorrà una mezz'oretta."
"Dimmi quando sei qui fuori", mi scrive.

Un brivido mi percorre la schiena quando uno spiffero d'aria mi raggiunge tramite il finestrino leggermente aperto: ma cosa sta succedendo a New Orleans? Sembra quasi inverno.
Ho ancora addosso la mia felpa di New York, ma sto benissimo. Forse così non rischierò un raffreddore. Tiro su il finestrino e mi metto comoda.
Chiudo gli occhi, con Lana del Rey che continua a parlarmi in una cuffia. Sono comunque le undici di sera, e sono esausta ed emotivamente provata dopo la giornata di oggi. Almeno ho chiarito con papà. Sento qualcosa muoversi nello stomaco, un'emozione. Due secondi dopo mi addormento, serena dopo tanto tempo.

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«Carta o contanti?» mi arriva una voce nel sonno. «Mh?», rispondo istintivamente, ancora con gli occhi chiusi.
«Paga con la carta o con i contanti?»
Mi sforzo a tornare alla realtà. In due secondi realizzo che sono sul taxi e che sono arrivata a destinazione. Sfilo l'auricolare e metto in pausa la musica. Ho gli occhi pesantissimi. «Ehm sì, scusi. Carta.» Inizio a rovistare nella borsa più piccola, alla ricerca sfrenata del mio portafoglio. Dio, non ci capisco nulla. Secondo me sto ancora dormendo.

Il dolore pungente alla caviglia contribuisce a svegliarmi, e per fortuna riesco ad essere lucida e a trovare la carta. Gliela passo e aspetto. Quando me la restituisce, butto tutto alla rinfusa nella borsa e recupero la valigia. Sta ancora piovendo. Ringrazio l'autista e quando sono fuori dal taxi alzo finalmente lo sguardo.

Wow. È davvero una villa enorme, avevano ragione quando me l'hanno descritta.
Sfilo il cellulare dalla tasca e una ventina di gocce si precipitano a bagnarmi lo schermo. Sono ancora sulla chat di Hayden. Premo sull'icona di chiamata.
C'è un piccolo cancello marrone davanti a me, ma ce n'è un altro a qualche metro di distanza. Non so dove devo suonare.
«Ma guarda te chi mi chiama a quest'ora. A cosa devo il piacere?», mi domanda.
«Idiota, sai benissimo che mi hai detto tu di venire. Aprimi, mi sto bagnando come non mai.»
«Perché mi dici queste zozzerie per telefono?», mi domanda, e scommetto che sta sorridendo.
Zozzerie? Ripenso a quello che ho detto. Oh. «Cretino.»

«Idiota? Cretino? Guarda che è colpa tua.» Lo sento chiudere un portone e qualche secondo dopo il cancello più lontano si apre, rivelando il mio amico con un ombrello rosa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 25 ⏰

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