Capitolo 3

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Harper's pov.

Per qualche secondo non diciamo niente. Rimaniamo a fissarci così intensamente che non c'è altro oltre a noi.
La busta mi scivola dalla mano quando i miei occhi si inumidiscono a causa di quel contatto così intimo.

Ci chiniamo a raccoglierla nello stesso istante.
«Non devi», esce dalle mie labbra.
«Non è niente», mi risponde restituendomela stupito. «Pittura?»
Annuisco, guardandomi le scarpe.
Lo vedo sorridere, e sussulto lievemente quando sento le sue dita calde poggiarsi sui miei zigomi.

«Scott...», lo intimo.
«Scusa, hai ragione.» Lascia cadere le mani lungo i fianchi. «È che a volte non riesco proprio a resistere.»
Annuisco. Vorrei dirgli che anche per me è difficile non toccarlo, impedire al mio respiro di coincidere con il suo e al mio cuore di battere allo stesso ritmo del suo.

Eppure non lo dico. Lo tengo per me, come se fosse il segreto più intimo che io abbia mai posseduto. Anche se lui sa perfettamente che gli ho confidato tutto di me, anche le cose che custodivo quasi con gelosia e possessione.

Ogni mio segreto diventa il nulla di fronte a quel bel paio di occhi blu che ora mi scrutano tristi; e io vorrei restituirgli la luce, ma proprio non posso.

«Senti, Harp, io-»
«Perché?», lo interrompo, con le lacrime che tornano ad infastidirmi. Cerco di continuare a guardarlo ma è difficile. Mi concentro sul cielo alle sue spalle.
«Dimmi solo il perché», insisto, lasciando che una lacrima esca.
«Ho dovuto», dice semplicemente, come se non mi fossero dovute altre spiegazioni. «È stato per-»
Cambio idea. «Dimmi solo se è finita tra di noi.» Quando pronuncio queste parole, non ho più il controllo del mio pianto silenzioso.

Sento il cuore andare in frantumi e le spalle pesanti. Sono così stanca di sentire il peso di queste situazioni spiacevoli, e lui lo sa bene, ma per colpa di Lana continuo a farlo. Non ne posso più.

Si avvicina di qualche centimetro, e anche il mio stomaco reagisce immediatamente. Si attorciglia come una molla e per un attimo mi manca il respiro. Tengo lo sguardo basso, ma le lacrime si stanno accumulando di nuovo e mi bruciano gli occhi. Stufa, li alzo, e quando incontro i suoi e li vedo insolitamente umidi, mi irrigidisco dalla testa ai piedi.

Le sue iridi del colore dell'oceano, sono bagnate. E questa visione contribuisce ad aumentare il dolore che sento dentro.
«Finché anche tu mi amerai, tra noi non finirà. Io sono certo che non smetterò mai di farlo.» La sua voce è sicura, determinata. In netto contrasto con il suo viso. Non so come faccia ad avere tanto autocontrollo.

Ingoio la tristezza che mi sta trascinando a fondo.
«Io ti amerò sempre, questo lo sai. Ma forse non siamo destinati a stare insieme», riesco a dire.

È incredibile, è come se stessimo trattenendo le nostre emozioni ma allo stesso tempo stessimo cercando di farle uscire tramite le parole. È praticamente una tortura.

«Il nostro amore sarà eterno.»
Scuoto la testa. «Non stiamo più insieme», gli ricordo.
«E con questo? Quando i pittori realizzano un quadro di cui non vanno fieri, non smettono di amare l'arte. Non importa quante volte ci allontaneremo, quante volte i nostri sbagli bruceranno la nostra pelle più di quanto cento schiaffi potrebbero fare. Se io e te ci ameremo comunque, saremo eterni.»

Rimango in silenzio per qualche secondo, con la vista offuscata. Saremo eterni. Ecco altre due parole che rimarranno nella mia mente per tutta la vita.

Ha appena creato un altro ricordo indelebile, e non riesco a sopportarlo. Più parla, più lo sento dentro.

Per questo non posso assecondarlo. Continuo a non dire niente.

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