20 - Sarah

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È stata una settimana abbastanza stressante, tra i continui scherzi di Fred e George, le litigate di Ron e Hermione, l'insolenza di Lavanda, i compiti e soprattutto Maia.

Ho provato veramente a lasciare perdere la questione, ma più passa il tempo più me la ritrovo ovunque quando ho qualche momento di pace con Draco.

All'inizio credevo di essere diventata troppo paranoica, o almeno finché non lo ha notato anche Ginny. Draco tuttavia continua a ripetermi di non farci caso.

Oggi è l'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale, nemmeno l'ombra di una visione.

Saranno le undici di sera e non riesco a trovare Draco da nessuna parte, non lo ha visto neanche Blaise.

All'improvviso una lampadina mi si illumina nel cervello. Mi incammino verso la torre di astronomia.

Draco pov's

Osservo il lago nero, le stelle e la foresta. Tutto così buio... Sorrido amaramente appoggiandomi con le mani alla ringhiera gelida.

"Visto Sarah? Sono ancora dentro quella gabbia" ridacchio amaramente.

"Se tu fossi qui, mi avresti detto: Sii forte Draco, ne uscirai. E quando lo farai io sarò lì fuori ad aspettarti" continuo fissando dritto il lago nero.

"E forse sarebbe stato così, se tu ci fossi ancora. Forse sarei riuscito a trovare la forza di uscire da quella cella invisibile sapendo che al di fuori ci saresti stata tu... Ma adesso? Cosa mi aspetta fuori da questa cella? Di sicuro non tu" sposto lo sguardo sulle montagne in lontananza.

Sognava di venire a Hogwarts con me... Diceva: Voglio studiare Draco, voglio imparare a cavarmela da sola. Voglio vivere la vita al meglio.

Al contrario io non volevo studiare, non volevo impegnarmi sui libri e andare bene a scuola. Ma poi l'ho fatto, per tutti e due. Ho capito di doverlo fare quando mi ha detto: Se non c'è la farò, fallo pure per me Draco. Studia, sorridi, piangi, urla, sfogati, vivi la tua vita al meglio e fallo pure per me.

La mia mano inizia a tremare e stringo ancora più forte la sbarra di ferro della ringhiera.

"Sarah Cameron, te ne sei andata senza di me".

"Chi è Sarah?" Sento sussurrare dietro di me.

Mi giro di scatto. I capelli neri e sciolti, le braccia incrociate al petto e una lacrima che le riga il viso.

"Iv stai bene?" Chiedo confuso.

Mi raggiunge alla ringhiera, ancora con le braccia incrociate al petto e inizia a fissare un punto indefinito al mio fianco. Mentre io aspetto che parli.

"Ho sentito quello che hai detto e non- non lo so perché sto piangendo" ride nervosa, asciugandosi la lacrima.

"Non volevo che tu sentissi queste cose" dico con tono duro, più a me stesso che a lei.

"Chi è?" Aggiunge.

Esito per un istante e lei sembra vederlo, ma poi mi decido a parlare e distolgo lo sguardo.

"Era la mia migliore amica, mia sorella, la mia famiglia... Era tutto ciò che rappresentava la felicità per me" sospiro pesantemente.

"Mio padre è sempre stato così pressante, le idee già programmate sul mio futuro, i divertimenti che non mi concedeva. Era questo che mi faceva essere così... Rigido, stronzo e antipatico. Lo ero con qualsiasi bambino mi capitasse ancor prima che iniziasse la scuola".

Sposto lo sguardo su di lei, che mi ascolta attentamente.

"Avevo otto anni, stavo sempre solo. Quel giorno stavo facendo una passeggiata al cimitero dietro casa mia. Era sempre vuoto e ci andavo spesso. Ma quel giorno la vidi, una bambina dai capelli biondi e le treccine lunghe sulle spalle. Gli occhi azzurri e pieni di vita..." sorrido a me stesso, puntando lo sguardo a terra e rivivendo ogni momento.

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