34.Senza di me

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Brandon's pov

Sto malissimo. È da giorni che non mangio, che non vedo i miei amici. Esco soltanto per andare all'ospedale a trovare Emma. Se ha fatto l'incidente è solo colpa mia. Non dovevo andarmene in quel modo. Non dovevo lasciare che si disperasse per me. Sono stato un coglione e ora lei ne paga le conseguenze. Non so cosa succederebbe se dovessi perderla. Lei è la mia vita, la ragione per cui mi sveglio la mattina. Il suo sorriso mi trasforma, o meglio, trasformava le giornate da negative quali erano a positive. È ormai da sei giorni in coma, spero che si svegli al più presto. Non ce la faccio più a stare senza di lei. Può anche essere infuriata con me in eterno, ma voglio che si svegli.

-Tesoro, la madre di Emma mi ha chiamata. Forse si sta svegliando! Esclama mia madre.

Non riesco a parlare. Mi alzo di scatto, infilo una maglietta qualsiasi ed esco di casa con mia madre. Guido io fino all'ospedale e corro a forse cento all'ora. Rischio più volte di sbandare, ma riesco a portare mia madre sana e salva fino all'ospedale. Arrivati, entriamo di corsa e corriamo fino ad arrivare alla camera di Emma. All'interno ci sono i suoi genitori che le tengono la mano. Lei è sveglia ed è bellissima, luminosa, raggiante. Entro cautamente nella stanza e ci avviciniamo al letto.

-Posso rimanere da solo con lei, signora e signor Slone? Chiedo io

Loro all'inizio esitano, poi accettano ed escono dalla stanza. Mi siedo sulla sedia accanto al letto e prendo la mano di Emma tra le mie.

-B-Brandon...sussurra lei. -Se-sei qui...

-Sono qui, sono qui e non ho intenzione di andare via. Rispondo io

-Ti ho, ti ho sentito e ti ho v-visto.

Vedo una lacrima scendere sul suo viso. Mi stringe forte la mano, la porta alla sua bocca e la bacia. Tale momento di intesa viene interrotto dall'arrivo di Nathan. Gli rivolgo uno sguardo bruttissimo e torno a guardare Emma. Lei fa cenno di andare via. Vorrei cacciare Nathan a calci nel sedere, ma non lo faccio solo per Emma. Mi alzo dalla sedia ed esco dalla stanza, tirando una spallata a Nathan. Vedo quest'ultimo che si avvicina ad Emma, le posa un bacio sulle labbra e si siede accanto a lei. Provo un forte sentimento di gelosia in questo momento, ma non posso farci niente. Io l'ho persa. Avevo tutto il suo amore e l'ho lasciato andare per un bacio. Un bacio che non ridarei neanche per tutto l'oro del mondo. Non merito di stare con Emma, l'ho fatta soffrire troppo. Credo sia arrivato il momento di andare via, lasciarmi tutti alle spalle, rendere Emma, come dice lei, felice, anche se quella non è felicità, lei cerca soltanto di dimenticarmi, di soffocare il dolore attraverso Nathan. Esco dall'ospedale con mia madre e torno a casa.

-Mamma, devo dirti una cosa. Dico io, non appena entro in casa.

-Dimmi.

-Mi prenderò un po' di tempo per me...ho bisogno di staccare da tutto-Confesso io. - Credo di andare per una settimana o forse due, tre o quattro, ad Atlanta. Un mio amico ha la casa lì, potremmo essere coinquilini.

Mia madre resta scioccata dopo quelle parole.

-Non pensi a me e a tuo padre? Ad Emma? All'esame? Non puoi lasciare tuffo così in un momento come questo!

-Emma starà meglio senza di me e per quanto riguarda l'esame...lo farò, dopodiché andrò via. Vi chiamerò ogni giorno per sapere come state e per aggiornarvi. Ho bisogno di questa pausa e spero che tu e papà lo capiate.

-Va bene allora, ma...sappi che ci mancherai moltissimo. Ti verremo a trovare una volta al mese. D'accordo?

-Non esagerare. Rispondo io ironicamente.

Ci stringiamo in un forte abbraccio, dopodiché io mi ritiro in camera mia ed inizio a ripetere le ultime cose per l'esame. Continuo a ripetermi che è la cosa giusta, che tutti staranno meglio senza la mia costante presenza, ma fatico a crederci anche io... Finito di studiare mi dirigo in cucina per pranzare. Passo il resto della giornata a studiare e a pensare ad Emma. Verso le dieci vado a letto e mi addormento.

-Brandon! Svegliati, hai l'esame! Esclama mia madre, aprendo le tende della finestra ed illuminando completamente la mia stanza.

Mugulo qualcosa di incomprensibile, successivamente mi alzo, mi preparo, saluto mia madre ed esco di casa. Arrivo a scuola e vedo in un angolo Zoe. Mi avvicino a lei e le chiedo:

-Emma?

-Lei farà l'esame un altro giorno, non è ancora in condizione di uscire dall'ospedale.

-Domani io partirò per Atlanta e voglio che tu ti occupa di lei. Se soffre per questa mia partenza, tu ricordale  che sono lo stronzo che l'ha tradita. In questo modo mi odierà e non soffrirà più di tanto.

-Hai intenzione di partire? No! Assolutamente no! Non puoi lasciarla con Nathan! Non puoi lasciarla con una persona che non ama! Hai sbagliato, ma se tu la ami come dici, devi combattere per riaverla.

-C'ho provato in tutti i modi, ma è impossibile. Le ho fatto troppo male e adesso pago le conseguenze. Rispondo io.

Prima che Zoe possa dire qualcosa, un insegnante pronuncia il mio nome e io mi dirigo in aula per sostenere l'esame. Dopo circa mezz'ora finalmente finisco. Non è stato molto difficile, ma so di non aver dato il massimo. Il mio pensiero è fisso su Emma e sulla mia partenza. Vorrei non dover partire, ma oramai non c'è più modo di riconquistarla. So che non ama Nathan, ma so che lui non la farà soffrire come ho fatto io. Poche ore dopo tutti noi studenti indossiamo  la toga e il cappello. Il preside consegna ad ognuno di noi il diploma. Dopo tale consegna, tutti quanti, tranne me, si recano a casa del capitano della squadra di football per una festa. Io non sono molto in vena, perciò mi dirigo a casa mia e preparo la valigia per la partenza di domani.

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