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Venni svegliata da qualcosa che sbatteva contro le sbarre.
<<Buongiorno mio piccolo ibrido>> Lotho era di fronte alle sbarre e mi guardava, portava una maglietta a maniche corte scura e dei pantaloni in pelle.
<<Siamo in vena di parlare sta mattina?>> continuò lui.
<<Non ho nulla da dire>> risposi tentando nuovamente di leggerli nella mente, ma niente.
Lotho fece cenno di no con il dito poi disse: <<Così non va bene, mi costringerai a farti male. Non rendere le cose più complicate. Non ho voglia di sporcarmi le mani>>.
Sgranai gli occhi e provai un pizzico di paura. Era un arum, potevo provare a tenergli testa ma sembrava forte persino per me. Esitai un po' poi dissi di nuovo: <<Io non ho nulla da dire>>.
<<Che peccato, vorrà dire che mi dovrò sporcare le mani>> detto ciò lo vidi aprire la cella ed entrare. Io mi alzai di scatto e arretrai sino a che non mi ritrovai con le spalle al muro.
<<Paura dolcezza?>> e rise di gusto mentre mi si avvicinava ancora. Quando mi fu difronte notai che era ancora più imponente di come lo avevo percepito il giorno prima. Con la testa gli arrivavo a malapena allo sterno. Alzai lo sguardo verso il suo viso mentre lui mi stava guardando dall'alto al basso con un ghigno dipinto sul volto. Assunsi un'aria di sfida.
<<Ti farò passare la voglia di stare zitta>>.
Tentai la fuga cercando di fare uno scatto verso sinistra. Lui si mosse con una velocità assurda. Tese il braccio e io mi piegai in due su di esso lasciandomi sfuggire un lamento. Lotho mi riportò al mio posto con una spinta che mi fece andare a sbattere al muro poi mi diede un pugno allo stomaco. Mi piegai e mi portai le braccia sul punto dolorante. Lui mi prese il mento tra indice e pollice e mi fece alzare la testa con uno strattone. Gli sputai in faccia. Si allontanò da me come se gli avessi tirato addosso dell'acido bollente, mi guardò con disgusto, poi però iniziò a sorridere in modo malizioso e disse: <<Per tua fortuna a me piace farlo violento>>.
Rimasi sconcertata per un attimo poi lui tornò a parlare: <<Allora signorina, incomincia con il dirmi il tuo nome e potrei decidere di andarci piano>>.
Si avvicino di nuovo e questa volta si piegò leggermente per guardarmi dritto negli occhi: <<Pensa bene alla tua risposta, potresti pentirtene>>.
Quegli occhi così freddi e crudeli sembravano.... Tristi. Lo fissai negli occhi e mi sorpresi di trovare un sentimento così umano in un essere come lui.
<<Layla>> sussurrai il mio nome. Lotho mi guardò stranito, quasi come se si aspettasse che mi sarei ribellata poi si raddrizzò.
<<E che cosa saresti Layla?>>
<<Un ibrido, l'ho detto anche ieri>> puntualizzai.
<<Non prendiamoci in giro, la tua aurea è troppo forte per essere quella di un ibrido. Quindi, cosa sei?>>
<<Te l'ho già detto>> ripetei. Lui alzò gli occhi al cielo.
<<Mia cara, mi sembra di averti già detto che io non sono famoso per la mia pazienza>>.
Sentii dei passi provenire dal corridoio, poi intravidi Baruk.
<<Ha deciso di parlare?>>.
Lotho scosse la testa tenendo il suo sguardo incollato ai miei occhi. Sembrava che mi volesse leggere dentro.
<<Che giocattolo vuoi?>> domandò Baruk. Giocattolo? Cosa intendeva per giocattolo? Incominciai ad avere paura. Ero stata avvertita dei modi di fare del sovrano degli arum ma non sapevo sino a che punto si sarebbe spinto per ottenere ciò che voleva.
<<Per ora dovrebbe bastare il coltello e passami la cote per affilarlo>> nel mentre che parlava aveva appoggiato una mano sul muro vicino alla mia spalla e sorrideva. Anche Baruk entrò nella cella, gli passo gli attrezzi richiesti e uscì chiudendo a chiave. Lotho prese a camminare avanti e indietro affilando la lama del coltello mentre io rimasi immobile seguendolo con lo sguardo.
<<Facciamo così; deduco che tu sia qui per ricavare delle informazioni. Fammi delle domande e risponderò in modo sincero, però dopo tu devi fare lo stesso>>.
Sgranai gli occhi a quella proposta, non mi aspettavo nulla del genere.
<<Dai, cosa vuoi sapere Layla?>>. Non ero abituata a sentirmi chiamare per nome. Di solito o mi chiamavano per cognome o con un numero identificativo. Solo una persona mi chiamava per nome ma anche lui lo faceva raramente. Detto da Lotho suonava strano. Detto da lui sembrava quasi bello e non era normale. Prima di rispondere pensai bene a cosa chiedere: <<Quanti arum vivono qua sotto?>>
<<Migliaia abitano qui mentre altrettanti vanno e vengono quando vogliono>> stava ancora camminando avanti e indietro. Si fermò appoggiandosi alle sbarre e incrociando le gambe all'altezza delle caviglie. Alzò lo sguardo per un attimo verso di me poi tornò ad affilare il coltello.
<<Ora tocca a me. Che cosa sei?>> ora mi stava fissando.
Non potevo di certo dirgli la verità quindi mentii di nuovo: <<Sono un ibrido>>.
Non lo vidi neanche muoversi. Ora era di fronte a me e mi schiacciava contro al muro puntandomi il coltello alla gola. I suoi occhi, adesso, erano privi di quell'umanità che avevo intravisto prima.
<<Così offendi il mio orgoglio. Dimmi cosa sei o ti faccio male, tanto male>> pronunciò le ultime due parole in un sussurro poi strisciò la lama del coltello sulla mia gola procurandomi un taglio superficiale. Feci una smorfia ma mantenni il contatto visivo.
<<Allora?>> chiese di nuovo lui minaccioso.
<<Sono un origin>>.
Sorrise soddisfatto e si allontano di qualche centimetro da me. Mentre lui si raddrizzava mi resi conto che la temperatura si era abbassata di molto e che la mia pelle era ghiacciata.
<<Ora, dimmi che cos'è un origin>>.
<<Siamo il risultato tra un luxen maschio e un ibrido femmina>> abbassai lo sguardo non riuscendo più a sostenere il suo. Lo vidi aprire la bocca per dire qualcosa ma poi si fermò e dopo qualche istante di silenzio disse: <<Tocca a te>>
Sgranai gli occhi, non ci potevo credere.
<<Sorpresa? Guarda che sono un uomo di parola. Qual è la tua domanda?>> disse passandosi il coltello da una mano all'altra. Ora la temperatura era normale.
<<Ci sono altre entrate oltre a quella che ho usato io?>>
<< Sì, si trovano in dei punti nascosti del tunnel che hai percorso. Ti permettono di entrare in zone diverse del mio regno>> giocando con il coltello si fece un taglio sul polpastrello dell'indice dal quale incominciò ad uscire un po' di sangue. Lotho cominciò a guardarsi il dito poi allungo il braccio verso di me e si pulì sulla mia guancia. Girai la testa di scatto tentando di evitarlo ma ottenni solo una fitta di bruciore alla gola. Mi curai.
<<Affascinante>> disse lui.
Ora che sapeva che ero un origin decisi di togliermi anche le lenti colorate. Una volta fatto sbattei le palpebre un paio di volte poi riportai l'attenzione a lui.
<<Wow, sono bellissimi>> ora le sue braccia erano abbandonate lungo i fianchi e aveva la bocca leggermente socchiusa, i suoi occhi fissi nei miei. Sembrava realmente meravigliato. Avrei potuto approfittare di questo momento di distrazione per provare a fuggire ma mi ritrovai ad affogare in quei occhi color ghiaccio. Fu lui a spezzare il contatto visivo voltandosi di scatto e andandosene. Sbattei le palpebre e mi passai una mano tra i capelli poi mi pulii la guancia. Cos'era appena successo? Perché aveva risposto alle mie domande? E perché non mi aveva ancora uccisa?
Feci per distogliere lo sguardo dal corridoio di fronte a me quando sentii dei passi. Era un arum che non conoscevo e lo vidi attraversare le sbarre della cella di fronte alla mia come se fosse fumo. Non sentii parlare ma qualcuno in quella cella si mise ad urlare di dolore. Tentai di ignorarlo ma non ci riuscii, dovevo fare qualcosa. Per colpa del materiale delle sbarre i miei poteri erano quasi nulli quindi mi guardai frettolosamente in torno. Vidi un sasso per terra e lo lanciai sperando di beccare l'arum nell'altra cella. Le grida cessarono quasi subito e vidi un'ombra camminare verso la poca luce che c'era nel corridoio.
-E tu chi sssei?- sibilò l'arum dentro la mia testa. Avanzò all'interno della mia cella. Tentai di sferrare un pugno ma lui mi prese il polso. Allora io tirai un calcio che lo andò a colpire alla spalla. Lui allentò la presa e io mi liberai. Mi misi in posizione di combattimento.
-Sssei morta- sibilò minaccioso. Il fumo che lo formava scomparve lasciando al suo posto la sua forma umana. Sarà stato alto un metro e ottanta, potevo farcela. Sferrò un pugno, io mi abbassai e gliene diedi uno sul fianco. Lui ringhiò tra i denti e mi tirò un pugno ad una spalla che mi fece perdere l'equilibrio. Approfittando della situazione me ne diede un altro alla mandibola. Tentai di riprendermi il più velocemente possibile ma lui mi colpì allo stomaco. Tossii.
<<Che sta succedendo!>> tuono una voce e se non mi sbagliavo era quella di Lotho. L'arum che me le stava dando di santa ragione si fermò ed io dopo un po' riuscii a raddrizzarmi. Lotho era dentro alla cella: <<Cosa sta succedendo?!>>.
Il suo sguardo rimbalzava da me all'arum.
<<Mi ha interrotto mentre mi stavo nutrendo>>
Lotho scosse la testa in segno di negazione poi disse: <<Così però non andiamo d'accordo, Layla>>
Rimasi in silenzio e la sua bocca si distorse in un ghigno. Sempre guardandomi ordinò: <<Nutriti di lei... senza ucciderla>>.
<<Ma...>> protestò l'altro.
<<Niente ma! La voglio viva>> e sparì.
Mi misi in posizione di difesa. L'arum si trasformò e si buttò su di me facendomi cadere sul pavimento. Tentai di rialzarmi ma lui bloccò il mio corpo con il suo e cominciò a colpirmi ripetutamente. Provai a difendermi con le braccia e lui ne afferrò uno. Sentivo il sangue colare dal naso e dal labbro. L'arum mi spezzo il braccio all'altezza del gomito. Il calore mi pervase il braccio poi sentii un dolore lancinante, urlai. Con il braccio ancora sano tentai di allontanarlo da me ma invano. Il suo peso sulle mie gambe cominciava ad essere insopportabile. Tentai di muoverle e riuscii a fargli perdere l'equilibrio. Mi tirai su a sedere e puntando il braccio sano per terra gli diedi un calcio nel petto. Si allontanò un attimo ma si fiondò di nuovo su di me bloccandomi di nuovo. Non feci neanche in tempo a reagire che il suo braccio si tramutò in fumo e lo affondò nel mio petto. Inizialmente sentii solo freddo poi caldo e di nuovo freddo. Cominciai a sudare poi sgranai gli occhi e spalancai la bocca in quello che doveva essere un grido ma non ci fu alcun suono. I miei polmoni erano stati svuotati dall'aria. L'arum cominciò a nutrirsi. Inarcai la schiena sentendo ogni cellula del mio corpo andare a fuoco e poi spegnersi. Continuavo a divincolarmi e dopo poco cominciai a vedere sfocato, ai lati del mio campo visivo si formarono dei puntini neri.
-Ssssei cossì buona- la sua voce si estese dentro di me poi cominciai a sentire un ronzio nelle orecchie. Attinse di nuovo alla mia energia e questa volta urlai talmente forte da sentire la gola bruciare. Sentii del sangue colarmi dal naso e dalla bocca. Il dolore del braccio spezzato ormai non lo sentivo più. Inarcai di nuovo la schiena, i miei muscoli andavano a fuoco e mi accorsi anche di star piangendo. Poi all'improvviso cessò tutto e prima di perdere i sensi vidi l'arum assumere le sembianze umane e sorridere soddisfatto.

Ogni volta che provavo a riaprire gli occhi ricadevo in un sonno profondo, tentavo di aggrapparmi a qualunque cosa di reale ma non ci riuscivo. Mentre tentavo di svegliarmi, nella mia mente comparve un ricordo: <<Sta attenta e torna presto>> mi disse.
<<Certo, come sempre>> e gli sorrisi. Lui ricambiò il sorriso poi si avvicino leggermente a me e mi abbracciò.
<<Sta attenta Layla, ti voglio bene>> mi sussurrò all'orecchio.
<<Ti voglio bene anche io Archer>>.
Finalmente riuscii ad aprire gli occhi. C'era troppa luce e ci misi un po' ad abituarmi. Non ero più nella mia cella. Voltai lentamente la testa di lato per guardarmi intorno. Mi trovavo in una piccola stanza da letto. Era un ambiente piacevole e rilassante. Sentii aprirsi una porta e mi voltai verso il rumore.
<<Finalmente ti sei svegliata>> disse la voce delicata e rassicurante della ragazza che era appena entrata nella stanza. Provai a domandarle dove mi trovavo ma dalla mia bocca uscii solo un sussurro.
<<Oh, avrai sete. Arrivo subito>> sparì di nuovo dietro alla porta poi ricomparve con un bicchiere d'acqua. Il sorriso che aveva sul volto le illuminava gli occhioni azzurri, le sue guance erano leggermente rosate e i capelli corvini le ricadevano in morbide onde sulle spalle, non doveva avere più di quattordici anni.
<<Ecco qua>> il suo sorriso si allargò e mi accostò il bicchiere con la cannuccia vicino alla bocca. Bevvi tutto d'un fiato. L'acqua mi scese giù per la gola rinfrescandola poi mi schiarii la voce: <<Dove mi trovo?>>.
<<Sei nella mia stanza. Piacere, io sono Lary. Il tuo nome è Layla, giusto?>>.
Annuii. <<Cosa ci faccio qui?>>.
<<Lotho ti ha trovata ferita e priva di sensi nella tua cella così ha chiesto a me di aiutarti a rimetterti>>.
<<Ma, era stato lui ad ordinare a quell'arum di nutrirsi di me>> ero confusa. Lary fece spallucce e mi sorrise ancora. Se non avessi saputo che questa ragazze era un arum l'avrei benissimo scambiata per un'umana.
<<Hai fame?>> mi chiese lei.
<<Sì>> sussurrai.
<<Se vuoi ho un po' di gelato, ti farebbe bene alla gola. Poi se vuoi c'è anche del cioccolato, gli zuccheri ti aiuteranno a riprendere più in fretta l'energia che ti è stata presa>>
<<Va bene>> sorrisi. Lary si assentò per qualche istante poi torno con la vaschetta del gelato in una mano e la cioccolata nell'altra. Si sedette lentamente sul bordo del letto dove mi trovavo, aprì la confezione e poi incominciò ad aiutarmi a mangiare. Una volta mangiato il gelato mi diede la cioccolata che presi con il braccio sano e la mangiai. Finii anche quella.
<<Allora, ti è piaciuto?>>
Feci cenno di sì con la testa: <<Sai, non avevo mai mangiato del gelato e della cioccolata>>
Lary sgranò gli occhi: <<Come no?! E perché?>>
Sorrisi alla sua reazione: <<Nel posto da dove vengo non ce lo hanno mai fatto mangiare>>
Lei sembrava sempre più scandalizzata però non aggiunse altro. Le lessi nel pensiero: voleva chiedermi da dove venivo. Perché non me lo aveva chiesto?
<<Ora ti lascio riposare un po', torno più tardi a vedere come stai. Buon riposo>> sorrise e uscì dalla porta.

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