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Quando riaprii gli occhi me ne ritrovai un paio color ghiaccio che mi fissavano. Mentre io mettevo a fuoco il suo viso lui si raddrizzò sulla sedia su cui era seduto. Cosa ci faceva qui Lotho? Sembrava a disagio e ora guardava da qualsiasi parte tranne che nella mia direzione. Mi misi a sedere appoggiando la schiena contro il muro e lo osservai.
<<Perché mi hai fatto aiutare?>> gli chiesi sinceramente curiosa. Poteva rispondere che mi aveva fatta curare per poi torturarmi di nuovo, invece disse: <<Non lo so>>.
Ora lo guardavo senza parole mentre lui guardava verso le sue scarpe. Mentre lui non mi vedeva ne approfittai per darli un'occhiata alla luce. La sua carnagione bianca avorio andava in contrasto con la maglia nera. Quest'ultima era a maniche lunghe con uno scollo a V e il suo tessuto era teso sui muscoli. Teneva le mani appoggiate sulle gambe fasciate da dei jeans blu.
<<Hai finito di fissarmi come se mi volessi spogliare?>> il tono della sua voce ora era divertito e sulla sua bocca era comparso un sorriso beffardo.
<<Io...>>
<<Il solo fatto che tu ti voglia giustificare conferma quello che ho detto>> detto ciò si alzò dalla sedia e si avvicinò bruscamente a me. Mi ritrassi di scatto procurandomi una fitta al braccio ancora rotto e rischiai di cadere per terra. Lotho mi afferrò il polso del braccio sano e fermò la mia caduta.
<<Tranquilla, non ho intenzioni di farti male>> mentre queste parole uscirono dalla sua bocca il suo viso assunse un'espressione confusa, quasi come se neanche lui fosse abituato a dirlo. Ora ero in equilibrio ma lui sembrava non voler lasciare la presa così provai a riprendermi il braccio ma lui non mi lasciò andare. Mi strattonò leggermente verso di lui portando i nostri volti a pochi centimetri di distanza e fissando i suoi occhi nei miei sussurrò: <<Perché non ti curi, Layla?>>
Ecco, era successo di nuovo. Il mio nome pronunciato da lui mi procurò dei brividi lungo la schiena. Lasciò il mio polso e andando dall'altra parte del letto cominciò a togliermi le fasciature che mi erano state fatte. Il mio braccio era violaceo e ora che non c'erano le fasce si piegava in modo strano. Cominciai a curarmi. Il livido arretrò sulla mia pelle sino a scomparire poi riprese la sua curva naturale.
<<Così va meglio>> disse lui accarezzandomi il braccio con un pollice. Ritrassi il braccio.
<<Gli avevo detto di non esagerare, ti prometto che sarà punito a dovere>>.
Ora si che ero confusa e lui dovette notarlo perché sorrise e disse: <<Sarò anche matto ma non sono un mostro>>.
Qualcuno bussò alla porta e Lotho si allontanò subito da me.
<<Avanti>> disse. Nella stanza entrò una donna alta al meno un metro e novanta. Alcune delle ciocche dei suoi capelli corvini erano raccolte in delle treccine mentre altre erano tinte di bianco come i capelli di lui. Le sopracciglia scure incorniciavano degli occhi truccati e azzurri. I lineamenti del suo viso erano molto simili a quelli di Lotho: poteva essere sua sorella. Indossava una maglia attillata bianca e dei pantaloni in pelle neri. Ai piedi aveva dei tacchi vertiginosi dello stesso colore della maglia.
<<Che c'è Kat?>>
Lei guardandomi disse: <<Ne è entrato un altro come lei>>
Sgranai gli occhi, non potevano aver mandato qualcuno e se lo avevano fatto non ne avrebbero mandato solo uno.
Lotho si diresse a passo lungo verso di lei.
<<Tranquillo non c'è da preoccuparsi è un bambino, avrà massimo sette anni>>.
<<Cosa?!>> chiesi incredula. Se era veramente uno dei bambini che avevano creato al Dedalo c'era da preoccuparsi. Se era uno di loro veramente voleva dire che era riuscito a scappare.
<<Ha ucciso due arum e ha detto che sarebbe stato buono se lo avremmo fatto parlare con te e...>> la ragazza si interruppe non sapendo come continuare.
<<Katherine!>> la incitò Lotho.
<<E con lei>>
<<Con lei? E come fa a sapere che è qui?>>
<<Dice che la sente... che sente i suoi pensieri>>.
Lotho si girò verso di me: <<Potete leggere nel pensiero?>>.
Annuii. A quanto pare era vero che questa nuova generazione era più forte. Io non lo avevo percepito mentre lui sì. Lotho fece una smorfia e poi venne di nuovo verso di me, mi prese per il braccio e mi strattonò senza troppe cerimonie: <<Muoviti!>>.
Riuscì a scendere dal letto senza cadere e lo seguii. Ora che gli camminavo dietro notai che sotto la maglia, lungo alla spina dorsale, c'erano dei rigonfiamenti. Che strano? Dopo che fummo usciti dalla casa di Lary ci ritrovammo su un terrazzo fatto in legno che proseguiva verso il basso. Arrivammo al centro della sala dove ero entrata qualche giorno fa. Seduto sui gradini che portavano al trono di Lotho c'era un bambino. Le sue gambe magre erano allungate sul pavimento, la testa abbassata. Era concentrato ad intrecciare delle pagliuzze. I capelli castani erano legati in un codino sulla nuca. Quando ci fermammo, lui alzò lo sguardo verso di noi. Il viso era quello di un bambino spensierato ma i suoi occhi color ametista nascondevano un'intelligenza superiore alla media. Il bambino si alzò in piedi; mi arrivava ai fianchi. Alzò lo sguardo verso di noi. Prima guardò Lotho e poi me, infine disse: <<Ciao Layla?>>.
<<Come fai a conoscere il mio nome?>> domandai accovacciandomi per essere alla sua altezza.
<<Ho sentito parlare di te, dicono che non riescono a rintracciarti>>.
Lo avevano veramente mandato loro?
<<No, sono scappato>> rispose ai miei pensieri.
<<Come sei riuscito a scappare?>> domandai esterrefatta.
Lui alzò un sopracciglio e con aria baldanzosa rispose: <<Ho i miei metodi>>.
<<Perché sei venuto qui marmocchio?>> chiese Lotho scocciato.
<<Oh giusto, ci sei anche tu. Me ne stavo quasi dimenticando>> il ragazzino alzò gli occhi verso di lui mentre io rimasi ancora accovacciata.
<<Ho bisogno di un favore e in cambio posso promettertene uno quando più ti farà comodo, che ne dici?>>.
Faticavo a credere che queste parole uscissero dalla bocca di un bambino.
<<Questo bambino sa il fatto suo>> rispose guardandomi. Sgranai gli occhi. Non ero abituata a qualcuno che potesse leggere nella mia mente.
<<E perché dovrei farti un favore?>> chiese Lotho mentre io mi rimettevo in piedi.
<<Beh, perché poi ne avrai uno in cambio>> disse facendo spallucce in modo innocente.
<<Come ti chiami?>> chiese Lotho contrariato. Il bambino sembrò rifletterci sopra, come se il suo nome non gli piacesse e ne stesse inventando uno sul momento.
<<Luc>> disse alla fine.
<<Bene, Luc. Cosa ti serve?>>
Luc cominciò a camminare avanti e indietro: <<Ho sentito dire che sei in possesso di grandi quantità di opale e fortuna vuole che io abbia bisogno proprio di quello>>
<<Cosa mi dice che manterrai la promessa?>>
<<Effettivamente non ne puoi esserne sicuro. Non puoi far altro che fidarti>> negli occhi di Luc brillò l'astuzia.
<<Quanti?>> chiese Lotho sbuffando.
<<Un centinaio>> rispose immediatamente Luc.
<<Sono troppi>> disse riluttante.
<<Novanta?>> provò a contrattare.
<<Ancora troppi. Settanta>> disse Lotho incrociando le braccia sul petto guardando il bambino dall'alto al basso.
<<Ottanta>> propose Luc. Lotho alzò gli occhi al cielo e poi accettò.
<<E come pensi di trasportali tutti questi opali?>>
<<Forse sei talmente tanto gentile da farmi accompagnare da uno dei tuoi arum?>> propose con furbizia Luc. Lotho sbuffò.
<<Hunter!>> chiamò. Davanti a noi si materializzò un arum sulla ventina.
<<Accompagna il nostro giovane amico a prendere gli opali e poi portalo dove vuole>> ordinò.
<<Certo. Vieni>> Hunter pronunciò l'ultima parola con freddezza.
<<Aspetta, prima devo dire una cosa a Layla>> disse Luc.
<<Dimmi>> risposi guardandolo.
<<E' bello essere liberi>> e sorrise. Sapevo benissimo che non era questo quello che mi voleva dire perché nella mia testa risuonò la frase: -Mi ha aiutato il tuo amico Archer a scappare e mi ha chiesto di venirti a cercare perché nessuno lo avrebbe fatto. Ora, hai due scelte: ti do una mano ad uscire di qui oppure vado per la mia strada e tu per la tua-
-Me la cavo da sola, mi servono altre informazioni poi troverò un modo per andarmene. Riesci a farlo sapere ad Archer?-
<<Datti una mossa ragazzino!>> esclamò scocciato Hunter interrompendo la nostra conversazione telepatica. Luc gli lanciò un'occhiata glaciale e Hunter, con mia sorpresa, si zittì.
-Vedrò cosa posso fare- rispose nella mia mente. Sorrisi a Luc e mentre si allontanò con Hunter mi salutò con la mano.
Guardai il bambino sparire dietro ad una porta.
<<Ehi>> attirò la mia attenzione Lotho. Mi voltai verso di lui con sguardo interrogativo e lui disse: <<Sei in uno stato pietoso, Baruk ti accompagnerà nella mia stanza dove potrai ripulirti. Io devo finire di svolgere alcuni compiti>>.
Non sapevo se essere offesa per la sua affermazione o stupita per la sua proposta, anche se non ero molto sicura che fosse una proposta. Feci per aprire bocca ma lui mi interruppe dicendo: <<Katherine penserà a procurarsi dei vestiti puliti per te>>.
Si voltò verso di lei e proseguì: <<I tuoi vestiti dovrebbero andarle bene, forse gli staranno un po' lunghi ma le taglie dovrebbero essere quelle>>.
<<Va bene, li porto in camera tua?>>.
<<Sì, grazie sorellina>> e le sorrise. Era un sorriso vero e sincero. Era il primo che gli avevo visto fare. Rimasi a guadarlo: c'era qualcosa in lui che mi attraeva però sapevo anche che era pericoloso, molto pericoloso. Dovevo stare attenta.
<<Baruk, appena la signorina avrà finito di fissarmi accompagnala nella mia stanza>> ghignò Lotho.
Non mi ero accorta di fissarlo ancora, quindi distolsi immediatamente lo sguardo e incontrai quello divertito di Baruk.
<<Quando vuoi>> disse prendendomi in giro. Gli passai di fianco e poi lui mi venne dietro. Dopo poco si affiancò a me.
<<Perché non hai più tentato di scappare?>> mi chiese guardando dritto davanti a sé. Non sapevo cosa rispondere ed era strano dato che la risposta era quella che avevo dato poco fa anche a Luc. Ero confusa e non sapevo neanche il perché. Decisi di sviare la domanda facendogliene un'altra: <<Perché il tuo capo si sta preoccupando tanto per me?>>.
Baruk non rispose subito ma fece spallucce poi disse: <<Non lo so. E' da molto tempo, anzi tutta la vita, che lavoro per lui e non si era mai comportato così con un prigioniero.>>
-Sembra quasi che tu gli piaccia- concluse la frase nei suoi pensieri. Strabuzzai gli occhi e tornai a guardare dritto davanti a me. La conversazione finì quando Baruk spalancò un'ampia porta che dava su una stanza immensa. Il pavimento era ricoperto da un parquet scuro mentre le pareti erano in roccia. Al centro di essa c'era un enorme letto con i piedi e la testiera in legno scuro. Il legno era decorato da varie incisioni molto eleganti. Le lenzuola erano nere con l'orlo dorato mentre le coperte erano rosso sangue. Appoggiati alla testiera c'erano più cuscini che riprendevano i colori delle lenzuola e delle coperte. Il letto era appoggiato sopra un tappeto dall'aspetto morbido color oro. La stanza profumava di antico e un altro odore che non riuscivo ad identificare. Sentimmo bussare alla porta e ci girammo entrambi. Era la sorella di Lotho.
<<Questi sono i vestiti>> disse porgendomi i vestiti ordinatamente piegati uno sopra l'altro.
<<Grazie>> sussurrai. Lei mi guardò come se l'avessi appena insultata e uscì dalla stanza. A destra e a sinistra dell'ambiente c'erano due porte.
<<Il bagno è quello lì>> disse Baruk indicando con un cenno del capo la porta di destra. Per un attimo pensai di chiederli dove portava l'altra porta ma non lo feci. Entrai nel bagno portando con me i vestiti e con mio grande piacere notai che nella serratura della porta c'era una chiave. Chiusi a chiave il bagno poi mi guardai intorno. Era un bagno esageratamente grande. Le piastrelle del pavimento erano bianche con le fughe dorate. Alla mia sinistra c'era il water il bidet e leggermente più lontano un lavandino lungo almeno un metro e mezzo. Il rubinetto dorato e sopra di esso, incorniciato da un mosaico nero e oro, c'era uno specchio. Davanti a me si trovava la vasca però non era una vasca normale. Quest'ultima si sviluppava nel pavimento, l'interno piastrellato di nero. Era molto grande, minimo quattro metri per due e profonda un metro. Per riempire quella vasca ci vorrà un'eternità pensai mentre adocchiai la doccia nell'anglo a destra. Mi diressi verso quella, appoggiai i vestiti per terra e avvicinai un asciugamano bianco alla doccia. Incominciai a svestirmi poi aprii l'acqua, il soffione era di forma quadrata. Entrai sotto il getto caldo e i capelli mi si attaccarono subito sul viso e sulla schiena. Li portai indietro con le mani poi incominciai a lavarmi. Una volta finito mi asciugai e mi vestii. I vestiti mi stavano un po' lunghi ma per il resto erano perfetti. I pantaloni erano neri e lucidi. Indossai il top nero e ci misi sopra la camicia che abbottonai solo per metà. Feci un paio di risvolti ai pantaloni in modo da non pestarli e feci lo stesso con le maniche della camicia poi mi infilai le mie scarpe senza indossare delle calze. Andai verso lo specchio e notai una spazzola sul lavandino. Ne approfittai per pettinarmi poi mi asciugai i capelli con l'asciugamano che avevo usato per il corpo infine li riavviai un po' con le mani. Nonostante avessi finito rimasi a fissarmi allo specchio, il mio sguardo era stanco e sotto gli occhi avevo dei leggeri segni scuri, le guance arrossate per il calore dell'acqua così come le labbra. Le ciglia erano ancora piene di goccioline d'acqua. Appoggiai le mani al lavello e abbandonai la testa in avanti. I capelli umidi mi ricaddero davanti agli occhi per andarsi ad appoggiare sul fondo del lavandino. All'inizio sentii la prima lacrima scendere giù per la guancia, per il mento e infine cadere poi mi abbandonai ad un pianto inizialmente silenzioso. Non riuscii a trattenere per molto i singhiozzi e il pianto divenne più inteso. Avevo i nervi a fior di pelle. I pensieri di quei poveri prigionieri che mi riecheggiavano in testa poi la mia mente materializzò l'immagine degli occhi di Lotho. Mi misi una mano davanti alla bocca per non farmi sentire e sbattei le palpebre un paio di volte per scacciare quell'immagine dalla mia testa. Quando mi fui calmata i miei capelli erano ormai asciutti. Avevo ancora l'elastico quindi li raccolsi in uno chignon disordinato. Mi sciacquai la faccia, feci un bel respiro e uscii dal bagno.
Fuori dal bagno c'era Baruk seduto sul letto impegnato a guardarsi le unghie.
<<Pensavo stessi affogando, ci hai messo una vita>> disse alzando lo sguardo annoiato verso di me poi alzò un sopracciglio e mi squadrò da capo a piedi.
<<Non avrei mai immaginato che una camicia troppo grande potesse stare così bene addosso ad una donna>> disse. Sta volta fu il mio turno di alzare un sopracciglio; ero stranita, dopotutto era solo una camicia bianca un po' lunga per me.
<<Allora, ti sei goduta la vasca?>> chiese lui.
Feci per rispondere ma fui interrotta da Lotho che entrò nella stanza. Era a petto nudo e sulle spalle aveva un asciugamano bianco imbrattato di sangue di luxen. Lo stesso liquido blu luccicante gli sporcava il petto, il collo e il viso. Tornai a guardare il suo torace mentre lui stava parlando con Baruk. Ero troppo concentrata nel guardare il suo fisico a dir poco perfetto, per seguire la loro conversazione. Riuscì a distogliere lo sguardo prima di essere scoperta poi lui disse: <<Vedo che ti sei già pulita ora se non ti dispiace mi andrò a fare una doccia>>.
Mi spostai di lato per lasciarli lo spazio necessario per passare. Lui si chiuse la porta alle spalle e quasi immediatamente sentii il getto dell'acqua aprirsi. Per un'istante mi chiesi come potesse essere da nudo poi scrollai la testa e cominciai a gironzolare per la stanza. In un comodino vicino al letto c'erano appoggiati dei libri. Lotho legge? Sempre sullo stesso comodino c'era una foto che ritraeva lui e i suoi gemelli. Presi la piccola cornice tra le mani e tracciai con un pollice il profilo di tutti e quattro poi lo riappoggiai. Camminando un altro po' inciampai in qualcosa: era il pomello di una botola. Chi sa cosa c'era lì sotto? Poi mi girai verso la porta di destra: <<Cosa c'è dietro quella porta?>>.
<<Casa sua... il salotto e la cucina>>.
<<Perché l'ingresso principale si affaccia sulla stanza da letto?>>
Fece spallucce: <<Non c'è un vero motivo>>
Qualcuno bussò alla porta e senza aspettare il permesso entrò dentro la camera.
<<Dov'è il mio caro fratellino?>>domandò il ragazzo con entusiasmo rivolgendosi a Baruk.
-Di sotto ha combinato un macello e io non intendo pulire- pensò lui.
Perché riuscivo a sentire i suoi pensieri e non quelli di suo fratello?
Era uguale a Lotho: stesso viso, stesso sguardo folle e stessa altezza però era più magro e i suoi capelli non erano tinti.
Si voltò verso di me: <<Che bel bocconcino che si è procurato il mio caro fratello>>
Si avvicinò rapidamente a me fermandosi ad un palmo dal mio naso.
<<Come ti chiami bambolina?>> chiese sistemandomi un ciuffo, sfuggito allo chignon, dietro all'orecchio. Il suo tocco era gelido. Con il dito seguì la linea della mi mascella, lungo al collo arrivando alla scollatura della camicia. Disgustata gli afferrai il polso, lo storsi e mentre lui era impegnato a liberarsi il braccio lo spinsi via. Era più debole di Lotho.
<<Non toccarmi!>> puntualizzai in caso non avesse afferrato il messaggio. L'arum si sfregò il polso con una smorfia sul volto.
<<Ti conviene ascoltarla, non è una sprovveduta>> disse Baruk alzandosi, con un movimento fluido, dal letto.
<<Si chiama Layla>> continuò lui.
<<Layla>> ripeté il fratello di Lotho come per assaporare il mio nome. L'acqua della doccia si era spenta e dopo pochi secondi Lotho uscì dal bagno. Era ancora ricoperto da piccole goccioline d'acqua e i capelli umidi erano spettinati. Incrociò le braccia sul petto e appoggiò un fianco allo stipite della porta. Indossava un paio di pantaloni della tuta neri che teneva a vita bassa lasciando scoperti i solchi della V.
<<Che vuoi Jake?>>
<<Disotto hai combinato un macello...>>
<<Ordina a qualcuno di ripulire, io ora non ho tempo. Ho ospiti>> disse interrompendolo e rivolgendomi un ghigno. Lotho si spostò dalla porta e si posizionò di fronte a suo fratello dandomi le spalle. Le mie sopracciglia schizzarono verso l'alto, sgranai gli occhi e socchiusi leggermente la bocca per lo stupore. Nella sua schiena, lungo la spina dorsale, erano incastonate delle pietre. Sembravano opali, le usiamo anche al Dedalo. Hanno la curiosa capacità di ampliare le abilità degli origin, arum e luxen. Forse era per questo che era così potente e non riuscivo a leggerli nel pensiero. La pelle attorno agli opali era arrossata e leggermente rialzata, un altro particolare che notai era il tatuaggio che aveva. Era una linea intrecciata ad altre linee ed in tutto erano quattro. Dove la spina dorsale era libera si intrecciavano tra di loro mentre quando arrivavano ad una pietra si dividevano due a due per poi ricollegarsi al di sotto dell'opale. Il motivo continuava sino in fondo alla schiena dove si andavano a formare gli stessi cerchi che erano intagliati sul portone di entrata.
<<Dai perché non mi fai giocare un po' con lei, solo un pochino. Prometto che non le faccio male>> le parole di Jake mi riportarono alla realtà.
<<Non se ne parla>> Lotho si sistemò meglio davanti a me facendomi da scudo. Non ebbi il tempo di rimanere stranita dal suo comportamento che il fratello disse: <<Dai, perché no... non ti sarai mica affezionato?!>>.
Oltre la spalla di Lotho vidi Jake alzare un sopracciglio come per prendere in giro il fratello.
<<No, è semplicemente il mio giocattolo>> puntualizzò marcando sulla parola "mio". Terminata la frase si girò verso di me e sussurrando in modo che sentissi solo io disse: <<Reggi il gioco, non ho intenzione di farti nulla>>.
<<Cos...>> non feci in tempo a domandare nulla che lui con un movimento veloce e fluido mi prese i polsi con una mano e li bloccò sopra alla mia testa poi infilò una sua gamba tra le mie e mi spinse verso al muro. In quella posizione la mia schiena era inarcata e la mia mente fu affollata da tantissime immagini di noi due ansimanti e sudati su un letto. Sentii il calore farsi strada sul collo sino ad arrivare alle guance. Deglutii a secco ricordandomi che dovevo "reggergli il gioco". Incominciai a dimenarmi e a tentare di allontanarlo da me. Lui in risposta mise la sua mano libera sulla mia schiena e mi attirò più vicino a sé poi abbassò la testa verso la mia spalla. I suoi capelli umidi passarono sulla mia pelle rovente e troppo sensibile poi mi leccò il collo. Sussultai. Mentre lui aveva ancora il viso tra la mia spalla e il mio collo emise un verso di gola simile ad un ringhio e poi mi mordicchiò il collo. Tentai di ribellarmi ma il mio corpo ebbe una reazione totalmente diversa, mi sfuggì un gemito di piace. Sgranai gli occhi, ora si che ero bordeaux. Lotho alzò lentamente lo sguardo verso i miei occhi e raddrizzandosi con una lentezza quasi snervante mi sorrise compiaciuto. Lotho si spostò e tornò a rivolgersi a suo fratello. Mentre loro parlavano io ero ancora attaccata a quel muro con le gambe che minacciavano di farmi finire con il sedere per terra. Tenevo lo sguardo fisso sul pavimento e quando lo alzai vidi l'espressione stupita e divertita di Baruk che appena si accorse che lo avevo notato distolse lo sguardo. Non sentivo i pensieri di nessuno ero completamente stregata da quello che mi aveva appena fatto. Ero confusa, spaventata e eccitata allo stesso tempo. Era una combinazione di sensazioni che non avevo mai provato e questo mi spaventava ancora di più. Il battito del mio cuore era accelerato e avevo la bocca secca.
<<Tutto ok?>> le parole di Lotho si intrufolarono nei miei pensieri rompendo quella piccola bolla in cui mi ero isolata per qualche istante. Sbattei le palpebre e mi raddrizzai tenendo sempre le mani appoggiate al muro e annuì leggermente. Nella stanza non c'era più nessuno. Quando se ne erano andati? Lotho mi stava guardando le labbra e sembrava quasi ipnotizzato. Finalmente riacquistai stabilità e staccai le mani dal muro.
<<Ti stai mordendo il labbro>> mi fece notare. Non me ne ero accorta. D'istinto mi portai una mano verso la bocca e l'aprii leggermente per lasciare libero il labbro inferiore poi riabbassai la mano.
<<Scusa se mi sono comportato così, però se gli dimostravo che appartenevi a me non ti avrebbe toccata. Non voglio che ti faccia del male.>> disse lui lasciandosi cadere sul letto. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani. Infilò le dita tra i capelli quasi asciutti e strinse talmente tanto i pugni da far diventare le nocche ancora più chiare. Quando lasciò la presa rimasi stupita che avesse ancora tutti i capelli in testa.
<<Perché? Perché ti preoccupi così tanto per me?>> chiesi sussurrando. Ero quasi sicura che non mi avesse sentito quando alzò la testa e guardando dritto davanti a sé rispose: <<Non lo so. Io, non lo so. C'è qualcosa nei tuoi occhi, in te, che mi manda in confusione>>.
Sembrava quasi che non stesse parlando con me, ma stesse tentando di darsi una spiegazione da solo. Io, invece, rimasi perplessa. C'era qualcosa in me che lo mandava in confusione. Sì aveva detto proprio così e forse era lo stesso per me. Anche lui mi mandava in confusione. Lotho si passò una mano sul viso poi si alzò e andando verso la porta d'uscita disse: <<Ti mando a prendere da Lary, passerai il resto del pomeriggio a casa sua e poi dormirai da lei.>>. Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Poco dopo entrò Lary. Era raggiante come la prima volta che l'avevo conosciuta. Mi venne incontro e poi insieme ritornammo a casa sua dove riposai per il resto del pomeriggio.

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Ecco il terzo capitolo, spero che vi piaccia e ringrazio di cuore chi ha cominciato a leggere la mia storia 
❤😊😘
Ci vediamo al quarto capitolo!
👋👋👋

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