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Layla era seduta a gambe incrociate a qualche metro di distanza da me. Mi dava le spalle. I capelli biondi li ricadevano disordinati sulle spalle. La pelle delle braccia era tutta scorticata.
<<Layla!>> la chiamai muovendo alcuni passi frettolosi verso di lei. Non si muoveva. Era immobile e sembrava che non respirasse neanche. Aumentai la velocità muovendomi in uno spaio completamente voto. Stavo sognando. Sapevo che non era reale ma la volevo rivedere un'altra volta. Volevo accarezzarla di nuovo. Arrivai dietro di lei. Le sue spalle stavano tremando leggermente. Le girai attorno con il cuore in gola e mi posizionai davanti a lei. Mi abbassai per essere alla sua altezza. Alcuni ciuffi di capelli erano sparsi davanti il suo viso, gli spostai delicatamente. Una fitta mi attraversò il petto quando vidi i suoi bellissimi occhi color lavanda pieni di lacrime. Con il pollice tentai di asciugarle ma appena ne toglievo una, un'altra era già pronta a scendere.
<<Scusa>> sussurrai appoggiando la mia fronte alla sua. Notai che aveva un labbro spaccato e un piccolo graffio sulla guancia destra.
<<Lotho... aiuto>> disse con un filo di voce con le lacrime che continuavano a gocciolare sul pavimento provocando un rumore assordante. All'improvviso il suo corpo ebbe un sussulto poi si bloccò. Niente più lacrime. Il suo sguardo rivolto a me senza però vedermi. Layla abbassò lo sguardo verso il suo petto. Anche io seguii la traiettoria dei suoi occhi. Una macchia di sangue si allargava velocemente sulla sua maglia.

Mi alzai di scatto, gli occhi spalancati e il suo nome incastrato infondo alla gola. Quando mi ero riaddormentato? Mi portai una mano alla testa. Avevo bevuto troppo. Sembrava che un treno mi fosse passato, più volte, sopra. Buttai le gambe fuori dal materasso lasciando cadere i piedi a peso morto sul pavimento poi mi tolsi di dosso i brandelli di maglia che mi erano rimasti attaccati. Mi alzai dal letto e andai verso la porta. La aprii e appoggiata alla parete lì di fianco c'era Kat. Era seduta, le ginocchia piegate e la testa appoggiata su di esse. Stava dormendo. Da quanto era qui? Mi accovaccia verso di lei.
<<Sorellina>> la chiamai spostandole i capelli da davanti il volto. Kat mugolò senza però svegliarsi.
<<Ieri non ne ha voluto sapere di venire via da qui. Ieri sera quando ha cominciato a sentire rumori di oggetti che si rompevano ha provato ad entrare ma sono riuscita a farle cambiare idea>>.
Mi voltai verso Seline.
<<Grazie>> dissi riportando lo sguardo su Kat. La osservai per un altro breve istante poi la presi delicatamente in braccio facendo attenzione a non svegliarla. La portai in camera sua. Una volta che la ebbi sistemata nel suo letto uscii dalla camera dove ad aspettarmi c'era Seline.
<<Rimani con lei. Quando si sveglia dille che sono andato da Regina>> pronunciai il suo nome con disprezzo. Lei annuì. Feci per allontanarmi ma prima di andare via l'avvertii che con me sarebbe venuto anche Irvin. Seline aveva annuito nuovamente e mi aveva detto che lo avrei trovato a casa sua. Camminai verso la casa di Irvin guardando, per la prima volta, il disastro che avevo combinato. Il pavimento della sala comune era pieno di corpi di soldati. Calpestai la mano di un cadavere. Alcuni erano rimasti schiacciati da pezzi di roccia che si erano staccati dal soffitto mentre altri avevano i piedi incastrati in delle crepe. Il piede si trovava all'interno della voragine, l'osso della caviglia esposto. Alzai lo sguardo. Alcune delle impalcature che collegavano le abitazioni alte, erano crollate o mezze rotte. Salii le rampe di scale quasi senza accorgermene. Mi prudevano le mani. Volevo ammazzarla di botte e ascoltare le sue suppliche. Oh, quanto mi divertirò. Non sai cosa ti aspetta Regina. Bussai alla porta di Irvin. Non arrivava nessuno quindi bussai di nuovo e con più forza. Sentii dei rumori all'interno dell'abitazione poi sentii scattare gli ingranaggi della porta. Mi aspettavo di vedere Irvin e invece ci trovai una ragazza. Una luxen. Ci misi un po' a riconoscerla perché me l'ero immaginata con dei grandi occhioni blu zaffiro. La luxen che avevo portato qua mi stava scrutando con i suoi occhi color menta. Era uno sguardo affilato e indagatorio, come se fossi io quello fuori posto.
<<E tu che ci fai qui?>> domandai chiedendomi perché fosse in casa di Irvin. Ma soprattutto, dov'era lui?
<<Beh, cominciamo dall'inizio. Mi chiamo Wendy ma puoi chiamarmi Endy, anzi, devi chiamarmi Endy. Cosa ci faccio qui? Stavo dormendo e tu mi hai svegliata, oltre ad avermi quasi uccisa. Perché mi hai risparmiata? Sono curiosa.>> disse tutto d'un fiato. Alzai un sopracciglio stupito mentre la osservavo puntellarsi una mano sul fianco in attesa di una mia risposta.
<<Sono affari mie, dov'è Irvin?>> risposi scansandola da una parte ed entrando in casa.
<<Eiii!>> esclamò lei contrariata mentre mi dirigevo nella camera da letto. Irvin era steso in mezzo ai lenzuoli stropicciati del materasso. Che caspita era successo qui?! Vestiti ovunque mentre la coperta era appallottolata ai piedi del letto. Vabbè, affari loro. Diedi un calcio al letto facendolo spostare di qualche centimetro.
<<Ma che cazzo!>> esclamò Irvin alzandosi di scatto. Prima si guardò in torno come alla ricerca di qualcuno poi alla fine mi notò.
<<Lotho? Ma che...>>.
<<Alzati. Andiamo in Amazzonia>> dissi senza tanti giri di parole. Lui sbuffò rumorosamente poi si stese di nuovo sul materasso mettendosi un braccio davanti agli occhi.
<<Dov'è Endy?>> chiese con ancora il braccio davanti alla faccia. Ok, cosa era successo tra questi due. Insomma, era passata solo una notte.
<<Sono qua>> rispose lei passandomi di fianco e andandosi a sedere sul bordo del materasso. Alzai gli occhi al cielo.
<<Vedi di darti una mossa, ti aspetto tra cinque minuti giù>> detto ciò uscii dalla casa e andai a cercare Jake. Lo trovai al banco del bar della sala comune. Era impegnato a mettere in piedi una delle sedie che era caduta a terra per via della confusione. Mentre sistemava la sedia stava ordinando qualcosa. Lo raggiunsi e mettendomi al suo fianco appoggiai i gomiti sul banco.
<<Dammi la bottiglia>> disse al ragazzo dietro il bar agitando la mano. Jake afferrò il collo della bottiglia e buttò giù un sorso generoso.
<<Vuoi favorire?>> domandò appoggiando la bottiglia sulla superfice in legno e voltando il viso verso di me. Feci segno di no con la testa e lui facendo spallucce ne bevve un altro po'.
<<Mi dispiace per quello che è successo a...>>
<<Non dire il suo nome>> mi affrettai ad interromperlo. Non ero ancora pronto a sentire il suo nome uscire dalla bocca degli altri. Per ora, il nome di Layla doveva rimanere solo nella mia testa.
<<Voglio che Regina la paghi>> aggiunsi.
<<E io cosa centro?>> domandò lui guardando all'interno della bottiglia.
<<Sicuramente qualcuno tenterà di mettermi i bastoni tra le ruote e io non voglio essere disturbato>>
<<Ok, ho capito. Quando vuoi andare?>> chiese spingendo la bottiglia vuota verso il barista.
<<Appena Irvin ci raggiunge possiamo partire>> dissi. Abbassai lo sguardo verso la superfice in legno del banco e osservai tutti i suoi disegni. Linee che scorrevano dritte e poi si arrotolavano per poi continuare per la loro strada. Mi passai le mani tra i capelli. Sospirai chiudendo le palpebre. Occhi color lavanda. Spalancai immediatamente gli occhi. Mi faceva troppo male rivedere la sua immagine.
<<Vogliamo darci una mossa?>> la voce di Irvin mi fece alzare la testa. Jake scese dalla sedia e si stiracchiò mentre io staccai i gomiti dal tavolo. Piegai la testa prima da una parte poi dall'altra per far scricchiolare le ossa del collo, feci roteare le spalle per tentare di alleviare la tensione che sentivo poi dissi: <<Andiamo>>. Durante il tragitto ci nutrimmo tutti e tre con un paio di luxen. Mi fermai davanti l'ingresso del suo regno. Silenzio. Il sole cominciava a rischiarare il cielo. Entrammo. La luce plumbea di quel posto mi faceva sempre uno strano effetto. Sembrava di entrare in un'altra dimensione. Assunsi la mia vera forma. Jake e Irvin mi imitarono e cominciammo a spostarci da un'ombra all'altra diretti alla stanza di Regina. Tutta la tristezza e l'oppressione che sentivo prima si tramutò in odio puro quando la vidi. Stava camminando lungo un corridoio privo di illuminazione. Camminava barcollando e ogni tanto si sentiva un singhiozzo. Come osava piangere? Come poteva solo versare una sola lacrima?! Sentii la rabbia fluire lungo ogni vena del mio corpo. Si dice che la rabbia è rossa. No, io non vedevo rosso, io vedevo nero. Nessun colore, nessuna sfumatura, solo nero. Mi materializzai alle spalle di Regina e ripresi la mia forma umana. Le afferrai i capelli e ghignando strattonai all'indietro. A Regina sfuggì un grido di sorpresa e mi venne a sbattere contro il petto. Le tirai ancora i capelli in modo che alzasse lo sguardo verso di me. Appena mi mise a fuoco sgranò gli occhi. Dentro quei occhi così freddi vidi galleggiare il terrore. Tentò di sfuggire alla mia presa ma io strinsi ancora di più la mano attorno ai suoi capelli e la tirai a terra.
<<Che ne dici se ora giochi un po' con me?!>> ringhiai riconoscendo a stento la mia voce. Lei si era tirata su sui gomiti e stava indietreggiando lungo il corridoio. Sentii una risata risalirmi lungo la gola. La feci uscire sentendola rimbombare nella mia testa.
<<Dove credi di andare?>> domandai raggiungendola in un battito di ciglia. Le tirai un calcio al fianco facendola andare a sbattere contro il muro del corridoio. Quest'ultimo si crepò. Un altro calcio allo stomaco. Regina strinse i denti.
<<Dai, perché non mi fai sentire le tue urla?>> ringhiai assestando un altro calcio all'altezza del ventre. Lei mugolò sputando del sangue.
<<Su, fatti sentire>> mi abbassai e le tirai indietro la testa usando i suoi capelli. Caricai il braccio libero e indirizzai il bugno al suo bel visino da puttana. Regina alzò un braccio parando il colpo.
<<Hai anche il coraggio di difenderti?! Perché hai lavorato per quegli stronzi!>> le sbraitai in faccia. Lei fece per aprire bocca ma io le tirai un pugno alla mandibola. La sua testa scattò da una parte accompagnata da un grido. Oh, che bel suono. Con la coda dell'occhio vidi qualcuno avvicinarsi frettolosamente con il nome di Regina in bocca. Mi voltai verso il nuovo arrivato con il fuoco negli occhi. Era Jeremiah. Quel bastardo le era andato dietro.
<<Che figlio di puttana!>> ringhiai tra i denti. Sentii Regina muoversi. L'afferrai per il collo e l'attaccai al pavimento.
<<Lotho, lasci...>> il ragazzo non riuscì a terminare la frase perché Irvin gli si gettò addosso attaccandolo al muro.
<<Piacere di rivederti>> disse Irvin sputandogli addosso. Il mio attimo di distrazione permise a Regina di strisciare di qualche metro lontano da me.
<<Guarda che non ho mica finito con te!>> esclamai afferrandole la caviglia e tirandola verso di me. Le salii sopra a cavalcioni e caricai un altro pugno. Qualcuno mi afferrò il braccio. Mi girai di scatto verso il guastafeste. Raddack.
<<Devi ascoltarla!>> esclamò lui. Cosa avrei dovuto ascoltare? Lo scaraventai contro una parete.
<<Jake, ti avevo detto che non volevo interruzioni>> ringhiai mentre Regina si divincolava sotto di me.
<<Sì, sì, ora ci penso io>> rispose mio fratello andando a bloccare Raddack. Tirai un pugno a Regina spaccandole il labbro inferiore. Un altro e cominciò a scenderle del sangue dal naso. Mandai giù un altro colpo che fu intercettato dalle sue braccia. Le presi i polsi con una sola mano e glieli bloccai sopra la testa. Con la mano liberai afferrai il suo collo e cominciai a stringere. Il mio viso a pochi centimetri dal suo.
<<Voglio vedere i tuoi occhi spegnersi>> dissi tra i denti mentre aumentavo la stretta. Lei tentava in ogni modo di liberarsi.
<<Lasciala!>> il grido di Jeremiah mi era arrivato attutito.
<<La...>> incominciò a dire Regina con voce soffocata.
<<Sta zitta!>> ringhiai aumentando la stretta. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
<<La... Layla...>> ansimò lei.
<<Non osare neanche a pronunciare il suo nome!>> gridai perdendo il controllo della mia forma umana.
<<E' v... viva>> ansimò con un filo di voce. Sgranai gli occhi. Staccai la mano dal suo collo di scatto, come se avessi preso la scossa. Regina respirò un'avida quantità d'aria.
<<Cosa?>> sussurrai allibito tenendola ancora bloccata a terra. Dopo due colpi di tosse Regina disse: <<Layla non è morta>>. Le lasciai i polsi e lentamente mi alzai. Girava tutto. Mi appoggiai alla parete crepata. Viva. Layla era viva.
<<Io, io ti ho visto spararle>> dissi guardando il vuoto.
<<Dovevo solo consegnarla al governo e mi hanno dato un'arma per poterla sedare>> spiegò lei ancora con il fiatone. Vidi Jeremiah passarmi di fianco e gettarsi in ginocchio vicino a Regina.
<<Amore, hai qualche ferita grave?>> domandò lui prendendole il viso tra le mani. Vidi Regina fare di no con la testa.
<<Perché lo hai fatto?>> domandai mentre si avvicinò anche Raddack. Lui e Jeremiah l'aiutarono ad alzarsi.
<<Se non lo avessi fatto gli avrebbero fatto del male>> disse lei. Aggrottai le sopracciglia: <<Avrebbero fatto del male a chi?>>.
<<A mio figlio>>. Quelle tre parole mi fecero sgranare gli occhi. Suo figlio? Regina aveva un bambino? Portai lo sguardo verso di lei. Regina aveva gli occhi incollati al pavimento.
<<Ti ricordi quel ragazzo, l'umano?>> appena quella domanda le uscì dalla bocca mi venne in mente la nostra conversazione quando Layla l'aveva vista per la prima volta.

<<Perché è questo che siamo, è questo che gli altri vedono in noi. Siamo dei mostri, delle macchine per uccidere. A noi non serve amare.>>
<<Regina...>>
<<No, non provare neanche a nominarlo e fammi un favore: togliti dalla faccia quell'espressione compassionevole. Quella è una storia passata che dimostra che non siamo fatti per amare>>

<<Sì, mi ricordo>> risposi curioso di sentire il seguito.
<<Io lo amavo veramente ma appena gli ho rivelato la mia vera natura lui mi ha dato del mostro e se ne è andato. Poco dopo ho scoperto di essere rimasta in cinta. Non so come il governo lo è venuto a sapere e non si è lasciato sfuggire la novità. Arum e umano, non si era mai visto prima. Mi hanno portato via il bambino ancora prima che potessi dargli un nome e da quel giorno è nelle loro mani. Mi hanno detto che se non avrei fatto quello che volevano loro gli avrebbero fatto del male. Se, invece, avessi seguito le loro istruzioni me lo avrebbero riportato. Inutile dire che non hanno mantenuto la loro promessa.>> concluse. Ero rimasto scioccato. Perché non me ne aveva parlato prima? Mossi qualche passo verso di lei.
<<Lo andremo a prendere. Lui e Layla.>>

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Ragazzi scusate per l'attesa. Ecco qui il capitolo 21, spero che vi piaccia. Ci vediamo nel 22esimo. 

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