Rimasi in silenzio. Ero incinta? Quando era successo? Incinta. Stesi le gambe sul materasso e mi appoggiai le mani sul ventre. Dentro di me c'era un'altra vita? Ero in grado di sostenere una gravidanza? Sarei riuscita a crescerlo? E Lotho, cosa sarebbe successo tra noi due adesso che aspettavo un bambino? Intorno a me c'era silenzio, talmente tanto che riuscivo a sentire il battito del mio cuore. Alzai lo sguardo verso di lui. Mi stava guardando attentamente, la mandibola talmente tanto stretta che sembrava si dovesse rompere da un momento all'altro. Cosa stava pensando? Perché ora non sentivo in suoi pensieri? Forse avevo troppe domande e preoccupazioni per la testa per poter leggere anche nella sua testa. Mi passai entrambe le mani tra i capelli. Il governo non ci lascerà mai in pace. Non ora che avevo una nuova razza aliena in grembo. Sentii gli occhi pizzicare poi sentii la sensazione di bagnato colarmi lungo la guancia. Mi sfiorai la pelle con un indice e raccolsi una lacrima. La gocciolina si era fermata sulla punta del mio dito. Stavo piangendo. Perché stavo piangendo?
<<Layla, perché piangi?>> chiese Lotho con voce tesa. Cosa dovevo rispondere? Oddio, non sapevo neanche io perché stavo piangendo. Sentii un'altra lacrima scendere lungo l'altra guancia e un'altra la seguì subito dopo.
<<Ei...>> tentò di attirare la mia attenzione accarezzandomi la linea della mandibola. Dovevo dire qualcosa. Cosa avrei dovuto dire?
<<E adesso?>> fu l'unica domanda che mi venne in mente mentre rimisi a fuoco i suoi occhi.
<<Non sei arrabbiata?>> chiese. Arrabbiata? Perché? Scossi la testa in segno di negazione. Lotho si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
<<Adesso mi prenderò cura di te e farò in modo che nessuno ti si avvicini>> disse rispondendo alla mia domanda di prima. Sentii un sorriso farsi strada sulle mie labbra poi il mio stomaco brontolò.
<<Cosa vuoi da mangiare?>> mi chiese sorridendo.
<<Qualsiasi cosa, basta che sia commestibile>> risposi rendendomi conto che stavo morendo di fame. Lotho sghignazzò poi dandomi un bacio sulla fronte fece per allontanarsi.
<<Aspetta!>> esclamai afferrandogli il polso. Lui si girò verso di me guardandomi intensamente e aspettando che gli dicessi perché lo avevo fermato.
<<Voglio venire con te, voglio alzarmi>> dissi lasciandogli il braccio. Sul volto di Lotho si dipinse un'espressione di disapprovazione.
<<Ti prego, voglio alzarmi>> continuai.
<<D'accordo, però ti farai aiutare, ok?>> disse. Annuii sorridendo e i suoi occhi furono attraversati da una scintilla. Si sporse verso di me e ad un millimetro dal mio viso sussurrò: <<Ti amo così tanto>>. Il mio sorriso si allargò ancora di più: <<Anche io>>.
Lotho mi aiutò a mettermi a sedere sul bordo del letto. Guardai le mie gambe, ero dimagrita tanto. Strisciai le mani sulle cosce per riscaldare la pelle ghiacciata. Non avevo mai visto le rotule delle mie ginocchia sporgere così tanto. Passai le mani anche su di loro. Riuscivo a sentire perfettamente la forma dell'osso. La maglia che avevo addosso mi stava enorme. Con le mani presi i bordi della maglia e li tirai per far aderire la stoffa al mio corpo. La stoffa aderiva al mio petto poi alle costole e infine rientrava in una curva innaturale all'altezza dello stomaco. Da quanto tempo non mangiavo? Mi guardai le mani. Erano scheletriche e mi sorpresi che rimanessero ancora attaccate al polso così sottile. Come avrei fatto a sopportare una gravidanza se il mio corpo era ridotto a pelle e ossa? Lasciai la stoffa della maglia e mi portai le mani al viso. Sentii che le guance erano incavate, l'osso della mandibola puntava sulla pelle. Mi sfiorai il collo, le clavicole sporgenti e le spalle poi giù per le braccia. Con le mani mi afferrai le braccia all'altezza del bicipite e con grande sconforto notai che riuscivo a toccare i pollici con gli indici.
<<Basta, smettila di torturarti così... vedrai che ti riprenderai presto>> mi disse Lotho con tono dolce facendomi togliere le mani dalle braccia. Mi fece alzare il viso verso di lui. Tra le nostre labbra c'era poco più di un millimetro di distanza. Il mio sguardo rimbalzava tra i suoi occhi e la sua bocca. Sentivo il suo respiro sulla pelle.
<<Ora ti aiuto a vestirti e ti porto a mangiare qualcosa, Ok?>>
Annuii continuando a guardare i movimenti delle sue labbra.
<<Poi se te la senti, gli altri vorrebbero vederti>> continuò.
Gli altri. Mi vennero in mente Kat e Regina. Erano morte perché mi avevano conosciuto. Se non mi fossi mai innamorata di lui loro sarebbero ancora vive.
<<Mi dispiace per Kat e Regina...>> sussurrai sull'orlo delle lacrime. Sentivo che il mio cuore stava per rompersi. Il senso di colpa che provavo in questo momento era talmente tanto forte che percepivo una morsa attorno al petto. Spostai lo sguardo nei suoi occhi e vidi una scia di dolore attraversare quell'azzurro freddo e trasparente. Lotho azzerò la distanza e mi baciò delicatamente e quando si staccò sussurrò: <<Ora pensiamo a te>>. Si allontanò per un attimo dal letto e prese un paio di pantaloni della tuta. Mi alzai lentamente dal letto e presi i pantaloni dalle sue mani. Mi misi in equilibrio su un piede e Lotho mi afferrò le spalle per aiutarmi a non cadere. Una volta infilati i pantaloni, gli chiesi se avesse un elastico. Lo vidi alzare il braccio destro e togliersi dal polso il mio elastico bianco. Sorrisi, poi mi legai i capelli in uno chignon approssimativo.
<<Sei sicura di voler venire giù in sala da pranzo?>> mi chiese ancora e io in risposta annuii. Appena Lotho aprì la porta della stanza in cui eravamo ci ritrovammo in un corridoio. Di fronte a noi c'era un'altra porta chiusa.
<<Ti prego vieni a mangiare qualcosa, vieni a cacciare qualche luxen con me... non puoi continuare così>> disse la voce di Irvin all'interno della stanza chiusa.
<<Va via, voglio stare da sola>> singhiozzò tra le lacrime Seline.
<<Sorellina...>>
<<Ho detto che devi andare via!>> gridò lei.
<<Vieni, andiamo>> mi disse Lotho. Nello stesso momento in cui ci avviammo verso le scale, Irvin uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle. Mi guardò con gli occhi spenti dal dolore poi senza dire nulla ci superò e scese velocemente le scale.
<<Devo parlare con lei>> dissi mentre muovevo un passo alla volta.
<<Più tardi, ora devi mangiare qualcosa>> mi rispose aiutandomi a scendere i primi gradini. Dopo quella che mi era sembrata un'eternità arrivammo al piano terra. Ora ci trovavamo nel salotto, alle spalle del divano dove, accoccolati, c'erano Raddack e sua sorella Raya.
<<Ragazzi, è rimasto qualche tramezzino da oggi?>> chiese Lotho.
<<Sì, ce ne dovrebbero essere due tre sulla cucina>> rispose Raddack voltandosi verso di noi. Appena mi notò sgranò gli occhi e si alzò dal divano facendo incuriosire sua sorella. Quando, anche lei, mi notò, si alzò e mi vene incontro insieme a suo fratello.
Gli occhi di Raya luccicavano.
<<Posso abbracciarti?>> chiese non riuscendo a stare ferma. Annuii e mi staccai dal braccio di Lotho. Lei mi venne incontro e mi strinse in un abbraccio fantastico. In quel momento mi sentii meglio e per un attimo sentii il senso di colpa scivolarmi giù ai piedi. Sorrisi e ricambiai l'abbraccio. Appena Raya si allontanò mi venne in contro Raddack. Era la prima vola che lo vedevo con una semplice maglietta a maniche corte e dei Jeans classici.
<<Ben tornata Layla>> disse abbracciandomi.
mentre ero tra le sue braccia mi sentii in dovere di scusarmi per Regina e di fargli sapere quanto mi dispiacesse che lei non era più fra di noi.
<<Non ti preoccupare, ha scelto di salvarti e sono così fiero che abbia preso questa decisione. Magari ora ha trovato la pace, e chi lo sa... forse ora sta raccontando di noi a sua madre>> mi disse all'orecchio. Sorrisi e dopo un'ultima stretta ci sciogliemmo dall'abbraccio. Mi riaggrappai al braccio di Lotho e andammo in cucina. Nella stanza, con un bambino in braccio, trovammo Jeremiah che stava prendendo un bicchiere dalla credenza. Indossava dei pantaloni della tuta, niente maglia e capelli spettinati.
<<Il sonnellino pomeridiano lo ha fatto il bambino o tu?>> domandò Lotho sghignazzando.
<<Sta zitto>> rispose lui con la voce impastata mentre riempiva il bicchiere con l'acqua del rubinetto. Quando Jeremiah ebbe finito di bere appoggiò il bicchiere e si voltò verso di noi. Il piccolo Elija si stava stropicciando gli occhi con le manine chiuse a pugno. Istintivamente salutai il piccolo bimbo aprendo e chiudendo la mano.
<<Layla! Sono felice che tu sia in piedi!>> esclamò Jeremiah sorridendomi. Ricambiai il gesto però con lui non parlai di Regina. Lo avrei fatto quando non ci sarebbe stato Elija.
<<Raddack mi ha detto che erano rimasti dei panini...>> cominciò Lotho.
<<Sì, eccoli>> rispose Jeremiah allungando il braccio verso un piatto coperto dalla carta scottex. Lo afferrò e lo appoggiò sulla tavola che si trovava al centro della stanza.
<<Grazie>> dissi con lo stomaco che brontolava. Insieme a Lotho mi avvicinai al tavolo e mi sedetti. Mentre io mi sistemavo sulla sedia, lui tolse la carta dal piatto. Non mi interessava sapere quello con cui erano stati fatti, afferrai il primo tramezzino e lo addentai. Buonissimo. Il pane morbido, i pomodori, l'insalata e del prosciutto crudo. I sapori mi esplodevano in bocca. Appena mandai giù il boccone ebbi una sensazione strana, come se il mio corpo non fosse più abituato ad assimilare cibo. Sentii il sapore della bile sulla lingua. Appoggiai velocemente il panino e mi fiondai verso il lavello. Ebbi un conato di vomito ma non vomitai nulla. Sia Lotho che Jeremiah erano al mio fianco. Elijia non era in cucina, sentivo le sue risate provenire dalla sala. Quando si era spostato? Appoggiai i gomiti ai bordi del lavello e mi presi la testa fra le mani. Le tempie mi pulsavano.
<<Layla stai bene?>> chiesero quasi all'unisono i due arum. Annuii lentamente poi con una mano aprii il rubinetto e bevvi un lungo sorso d'acqua dal getto del rubinetto. Mi asciugai la bocca con il dorso della mano poi mi raddrizzai lentamente rimanendo sempre appoggiata alla cucina. Con molta calma tornai a sedermi sulla sedia seguita dallo sguardo di Jeremiah e Lotho poi ripresi il panino in mano. Non volevo rimanere a digiuno un minuto di più, avevo fame e sentivo come se avessi un buco nello stomaco. I ragazzi stavano in silenzio e dopo qualche secondo Jeremiah andò in sala. Diedi un alto morso al panino e questa volta andò molto meglio. Nessun conato di vomito, nessun giramento di testa ma il mio stomaco cominciò a brontolare invogliandomi a dare ancora un altro morso. Cominciai a masticare più velocemente e a mandare giù bocconi. Una volta finito il panino mi sentii meglio però avevo ancora tanta fame.
<<Posso mangiarne un altro?>> chiesi imbarazzata.
<<Certo>> rispose lui sghignazzando e facendo un piccolo cenno d'invito verso il piatto. Presi il secondo panino e lo divorai. Lotho si alzò e io lo seguii con lo sguardo. Andò verso una credenza e ne tirò fuori qualcosa che non riuscii a vedere perché mi dava le spalle.
<<Mangia un po' di questa, ti farà bene>> disse allungandomi una barretta di cioccolata fondente. Appena la presi in mano mi venne in mente Lary, la giovane arum che mi aveva portato cioccolata e gelato quando mi ero svegliata dopo che un arum si era nutrito di me. Chissà come stava? Staccai un pezzo di cioccolata dalla barretta e lo misi in bocca. Non lo masticai, ma lo lasciai sciogliere assaporandone il dolce sapore.
Ora sì che mi sentivo bene.
<<Sembri soddisfatta>> disse sorridendo. Io annuii ricambiando il gesto poi mi piegai verso di lui e lo baciai. Mi allontanai leggermente ma lui mi mise una mano dietro la nuca e mi riavvicinò per un altro bacio. Mentre continuava a baciarmi, mi accarezzava una guancia con il pollice. Con l'altra mano seguì la linea della mandibola. Una volta che le nostre labbra si separarono appoggiammo la fronte una contro l'altra.
<<Ho bisogno di andare da Seline, devo cercare di aiutarla o almeno farla sentire meno sola, io...>> cominciai a farfugliare.
<<Ei, ei... va bene, vuoi andare ora?>> mi domandò spostando la mani sulle mie gambe e disegnandoci dei cerchi con i pollici.
<<Sì>> risposi a voce bassa annuendo leggermente.
<<Va bene, ti accompagno di sopra?>> domandò.
<<Non c'è bisogno, ora mi sento molto meglio>>
<<Okay, allora a dopo. Se hai bisogno però chiamami>>
Annuii poi mi avviai alle scale. Arrivai nel corridoio che avevamo attraversato prima poi mi fermai davanti alla porta da cui era uscito Irvin. Bussai. Non ci fu nessuna risposta.
<<Seline? Ci sei?>> domandai bussando di nuovo. Neanche questa volta rispose quindi decisi di entrare. Avevo lo sguardo basso e la prima cosa che vidi fu il pavimento pieno di dreads. Corrucciai lo sguardo e passai oltre guardandomi in giro. Alcune mattonelle del pavimento erano crepate e sparsi in giro c'erano dei vestiti. Le coperte e le lenzuola erano ammucchiate sul fondo del letto e sopra il materasso c'era Seline che stava dormendo. Era stesa sulla pancia, un braccio a penzoloni verso il pavimento. La guancia schiacciata contro il cuscino e i capelli...
Si era tagliata i capelli. Le arrivavano a malapena alle spalle e del verde erano rimaste poche tracce sulle punte, tutto il resto dei capelli era dello stesso nero di quelli di suo fratello. Alcuni ciuffi le erano finiti sulla faccia coprendole gli occhi però riuscivo comunque ad intravedere delle profonde occhiaie. D'istinto le liberai il viso dai capelli. Non appena le mie dita sfiorarono la sua guancia lei spalancò di colpo gli occhi. Ritrassi la mano colta alla sprovvista. In un battito di ciglia era in ginocchio sul materasso. Quando si rese conto che ero io rilassò le spalle e abbandonò le mani in grembo.
<<Sei sveglia>> disse facendomi scivolare lo sguardo addosso e poi puntandolo verso il materasso. Aprii la bocca per cominciare a parlare ma Seline mi precedette: <<Come stai?>>
<<Adesso sto meglio>> risposi. Lei alzò lo sguardo su di me. Quello che vidi nei suoi occhi sembrava del vetro opaco. Erano talmente tanto tristi che non riflettevano neanche la luce, erano vuoti. Riabbassò lo sguardo sulla fodera del materasso poi si portò le mani alla bocca e cominciò a mangiarsi le unghie. Anche lei aveva perso qualche chilo.
<<Sai, quando mi avevi chiamata ti avevo sentita, mi ero accorta della sfera, ti avevo anche vista correre verso di me ma mi ero detta che avrei messo al tappeto quel soldato e che poi mi sarei spostata in tempo...>> i suoi occhi guardavano ovunque tranne che verso di me. nella sua testa potevo rivedere la scena di cui stava parlando.
<<Seli...>>
<<Aspetta>> mi interruppe.
<< Pensavo che avrei fatto in tempo ma invece no, me ne sono resa conto tardi e >> Seline si bloccò con il nome di Kat incastrato tra le labbra.
<<E lei ha pagato perché io pensavo di fare più in fretta>> vidi una lacrima scenderle lungo la guancia e cadere sulle lenzuola creando una macchia più scura.
<<Non è stata colpa tua>> sussurrai.
<<Ti prego, non dire così. Dovevo esserci io al suo posto, dovevo morire io. Io, non lei>> le scese un'altra lacrima.
<<È da quando sono qui che mi dicono che non è stata colpa mia ma invece sì, è solo colpa mia. Dovevo solo spostarmi e Kat sarebbe ancora qua con me!>> le si era rotta la voce nello stesso momento in cui aveva pronunciato il suo nome. Volevo aiutarla ma come? Cosa potevo fare oltre a sedermi di fianco a lei ed abbracciarla? Per cominciare mi sedetti vicino a lei.
<<So che è da un po' che non mangi, che ne dici di scendere in cucina a prendere qualcosa?>> chiesi con cautela.
<<Non ho fame>> rispose secca.
<<Non puoi rimanere a digiuno>> ribattei.
<<Invece sì>> il suo tono era diventato piatto e freddo.
<<Seline... Vieni a mangiare qualcosa. Tuo fratello è molto preoccupato per te.>> cercai di convincerla.
<<Lo so. E sai cos'altro so?>> ora il suo sguardo nonostante fosse vitreo e spento era tagliente e minaccioso. Rimasi in silenzio.
<<Lo vuoi sapere? Se tu non fossi rimasta al regno nulla di tutto questo sarebbe successo. Credo che tu abbia ragione, non è colpa mia>> le sue parole mi trafissero come un proiettile. Con uno sbuffo, Seline, si soffiò via una ciocca di capelli.
<<È colpa tua>> disse con odio negli occhi. Una patina di lacrime mi riempì gli occhi sfocandomi la vista.
<<Ora puoi anche uscire>> concluse lei alzandosi dal letto e chiudendosi in bagno. Rimasi ferma sul letto per qualche altro secondo. Ricacciai indietro le lacrime poi sentii il getto della doccia aprirsi. Inspirai poi, appesantita dal senso di colpa, mi alzi dal letto e mi andai verso la porta per uscire dalla stanza. Prima di andarmene percepii di sfuggita un pensiero di Seline.
-Voleva solo aiutarmi perché l'ho tratta così, non se lo meritava-. Mi chiusi la porta alle spalle, aveva solo bisogno di tempo.-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Scusate il ritardo <3
STAI LEGGENDO
Shining darkness
FanfictionA Layla White, soldato del Dedalo, viene assegnato il compito di ottenere alcune informazioni riguardanti il regno degli arum per motivi a lei sconosciuti. La ragazza riuscirà ad entrare nel regno, ma riuscirà ad uscirne? Curiosità, sentimenti e una...