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<<Layla ascoltami, non ho molto tempo>> Archer si avvicinò a me con passo veloce.
<<Dovete stare attenti, preparatevi e...>> si bloccò guardando a destra e a sinistra poi dietro di sé. Quando riportò la sua attenzione verso di me, nei suoi occhi vidi una scintilla di panico. Lo vidi aprire la bocca poi richiuderla e guardare nuovamente dietro di sé.
<<Devo andare, ricontattami quando puoi>> e si dissolse davanti ai miei occhi.

Mi svegliai di scatto e il mio sguardo cadde subito sulla sveglia. Era appena mezzanotte. Sentivo il respiro caldo di Lotho contro il collo. Il mio corpo aderiva al suo e lui mi teneva stretta con un braccio attorno alla vita. Mi rilassai leggermente ma avevo ancora il cuore in gola. Con molta cautela, per non svegliarlo, gli spostai il braccio e mi allontanai sedendomi sul bordo del materasso. Ero completamente nuda e la testa mi martellava. Eravamo tornati ad Atlanta. Avevo bevuto. Mi afferrai la testa tra le mani tentando in qualche modo di alleviare le emicranie. Feci un respiro profondo. Rimasi immobile per un po' poi alzai la testa scrutando la stanza. Mi servivano dei vestiti. Le prime cose che trovai furono la maglia di Lotho e le mie mutande. Non avevo voglia di cercare anche i pantaloni. Andai in bagno appoggiando entrambe le mani sul bordo del lavandino. Inspirai ed espirai più volte poi alzai la testa verso il mio riflesso. Occhi assonnati, guance e labbra arrossate, capelli arruffati. Scesi giù con lo sguardo dove notai una macchia rossastra. Corrucciai le sopracciglia e con una mano andai a spostare lo scollo della maglia. Era un succhiotto. Accennai un sorriso mentre risistemavo la maglia. Aprii il rubinetto dell'acqua fredda e mi sciacquai la faccia, presi l'asciugamano e tamponai sulla pelle umida per asciugarmi. Qualche goccia rimasta sulle ciglia mi colò lungo la guancia. Avevo sete. Uscii dal bagno e guardandomi in giro mi venne in mente che una volta Baruk mi aveva detto dove si trovava la cucina. Mi diressi verso la porta sulla destra della stanza, percorsi un piccolo corridoio sbucando nel salotto. Il salotto era direttamente collegato alla cucina in un openspace. L'ambiente era molto essenziale e riprendeva lo stile della camera. Andai verso il lavello. Prima di trovare un bicchiere dovetti aprire diversi sportelli poi una volta trovato lo riempii d'acqua. Sospirai e mettendo via il bicchiere decisi di andarmi a fare una passeggiata, trovai i miei pantaloni e uscii dalla stanza di Lotho chiudendo piano la porta. Il regno non era del tutto deserto e ogni tanto incrociavo qualche arum che mi guardava in modo strano. Sentii un singhiozzo. Mi fermai e mi guardai intorno affinando l'udito. Silenzio. Ripresi a camminare quando lo sentii di nuovo. Proveniva da un angolo in ombra. Andai a vedere. All'inizio non vidi niente ma quando abbassai lo sguardo notai che c'era una ragazza rannicchiata contro la parete. Aveva le ginocchia piegate verso il petto e la testa appoggiata su di esse mentre le mani stringevano i capelli blu. Rimasi un attimo senza parole, quasi stupita.
<<Regina?>> la chiamai piano. Non appena lei mi sentii, i singhiozzi si interruppero e il suo corpo smise di tremare. Sembrava che avesse smesso di piangere ma probabilmente si stava solo trattenendo. Continuava a tenere il viso nascosto.
<<Regina, che succede?>> chiesi con tono flebile avvicinandomi e mettendomi in ginocchio davanti a lei. Niente, rimase immobile. Con delicatezza le afferrai i polsi e le feci spostare le mani dai capelli. La chiamai di nuovo e lei, lentamente, alzò il volto verso di me. Schiusi le labbra dalla sorpresa quando incontrai i suoi occhi con i miei. Quello che aveva Regina, era uno sguardo straziato, pieno di tristezza e confusione. Le appoggiai le mani sulle spalle per rassicurarla ma lei si ritrasse di scatto lasciando le mie mani sospese in aria.
<<Voglio stare da sola>> disse fissando un punto oltre la mia spalla.
<<Invece penso che ti serva qualcuno con cui parlare. Magari un'amica con cui confidarti>> dissi attirando la sua attenzione. Puntò il suo sguardo assente su di me poi rispose: <<Noi non siamo amiche>>.
<<Potremmo diventarlo però>> dissi immediatamente sorridendole e inclinando la testa per non farmi sfuggire i suoi occhi. Lei fece di no con la testa.
<<E perché?>> domandai intenzionata ad aiutarla.
<<Non merito nulla, tanto meno la tua amicizia>> fece una brave pausa.
<<Ora vattene, lasciami da sola>> concluse mentre le sfuggì una lacrima. Rimasi ferma dov'ero.
<<Vai via... ti prego, lasciami da sola>> sussurrò nascondendo di nuovo il viso. Mi alzai in piedi e prima di voltarmi le dissi: <<Tutti meritano di essere felici, anche tu... se ne avrai bisogno io ci sono>>.
Mi incamminai per allontanarmi.
<<Layla>> mi chiamò.
<<Sì?>> domandai voltando solo la testa.
<<Grazie>> disse, anche se non sembrava che fosse quello che mi voleva dire, poi la vidi sorridere leggermente. Ricambiai il gesto e me ne andai. Mentre camminavo un'altra fitta mi assalì la testa. Con una smorfia mi portai le mani alle tempie. Possibile che l'alcol facesse quest'effetto? Sospirai. Camminavo verso la stanza trascinando i piedi. Uno dietro l'altro, sembravano pesantissimi. La testa pulsava ancora di più mentre la vista si sfocava. Oddio, che stava succedendo? Ebbi la sensazione di cadere quindi mi affrettai ad appoggiare il palmo della mano al muro più vicino. Appoggiai tutto l'avambraccio alla superficie e poi vi appoggiai la fronte sopra chiudendo gli occhi. Girava tutto. Dovevo sedermi. Mi voltai lentamente appoggiando la schiena alla parete facendomi scivolare giù verso il pavimento. Anche le gambe non volevano collaborare e mi cedettero facendomi sbattere il sedere al suolo.
<<Ai>> mi lamentai con me stessa arricciando il naso. Non riuscivo a stare dritta con la testa quindi mi appoggiai al muro. Lo sguardo rivolto verso l'alto. Sentivo gli occhi pesanti.
<<Layla, che succede?!>> sentii una voce allarmata perforarmi le orecchie provocandomi un'altra fitta alla testa. Spostai, a fatica, lo sguardo verso la voce. Capelli biondi e ricci. Stava camminando velocemente verso di me.
<<Alex>> sussurrai con le corde vocali quasi atrofizzate. La sua immagine era sfocata e riuscivo a distinguere solo i colori dei suoi vestiti e dei suoi capelli.
<<Layla che hai?!>> chiese ancora una volta con il tono di voce che sembrava troppo alto. Sentii le sue parole rimbalzare in ogni angolo della mia testa. Arrivò vicino a me prendendomi il viso tra le sue mani. Erano fresche. Chiusi gli occhi. Le palpebre troppo pesanti.
<<Layla>> mi sentii chiamare. Riaprii gli occhi e Alex assunse un'espressione strana, quasi di fastidio. Non riuscivo a connettere più nulla. Volevo riposarmi.
<<Che succede?>> si aggiunse un'altra voce. Alex si voltò verso il nuovo arrivato.
<<Ci penso io a lei?>> disse avvicinandosi e facendo spostare Alex. Pelle scura. Raddack. Si abbassò alla mia altezza e mi prese in braccio. Avevo la testa troppo pesante per tenerla dritta quindi mi appoggiai al suo petto.
<<E ora che facciamo?>> domandò Alex. Le voci cominciavano ad arrivarmi attutite.
<<La riporto da Lotho>> rispose Raddack.
<<Ma...>> cominciò Alex.
<<Niente ma, la riporto da Lotho e basta... si dovrebbe riprendere entro domani mattina>> fu l'ultima cosa che sentii prima di piombare in una caduta libera verso un sonno più nero del buio.

Shining darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora