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Appena tornammo al regno, Lotho chiamò Baruk per dirgli di preparare qualche arum disposto a farsi un viaggetto di qualche ora in aereo sull'Oceano Atlantico settentrionale. A quanto pare il regno di Lotho e Regina sono alleati e si erano promessi di darsi una mano in caso di necessità.
<<Agli ordini. Quanti arum devo radunare?>> chiese Baruk.
<<Quattro dovrebbero bastare. A, trova mia sorella e falla venire nelle mie stanze>> rispose Lotho. Mentre io tentavo di mandare via il sangue che avevo sulla bocca Baruk si voltò e andò ad eseguire gli ordini del suo capo.
<<Quindi ora si va in Amazzonia?>> chiesi arrendendomi e lasciando il sangue coagulato lì dov'era.
<<Io vado in Amazzonia, tu rimani qui>>
<<Cosa?!>> esclamai, non volevo rimanere qui.
<<Niente ma, tu non vieni. Rimarrai qui con Kat e Lary. Mentre sarò via lascerò il regno a Kat e dato che tu conosci il governo forse riuscirai anche a darle una mano ad organizzarsi>> replicò lui lanciandomi uno sguardo di sfida. Arricciai il naso per il nervoso e ribattei: <<Probabilmente l'aiuto serve a te dato che non ti è passato neanche per l'anticamera del cervello che possa essere una trappola!>>.
Lotho mi guardò incuriosito: <<Una trappola?>>
<<Sì, una trappola. Quelli del governo sanno che sei un arum particolarmente forte quindi se ti volessero solo allontanare dal tuo regno per poi attaccarlo non mi stupirei>>.
Lotho non aprì bocca ma rimase perplesso. Dopo qualche attimo di silenzio chiese: <<Allora cosa mi consigli di fare?>>.
Il tono della sua voce era particolarmente infastidito e il suo sguardo cominciava ad essere pesante per poterlo sostenere. Frustrata, mi passai una mano tra i capelli intaccati di sangue nero: <<Io ti consiglierei di preparare i tuoi arum più forti e tenerli pronti in caso di attacco poi ho trovato un modo per comunicare con un mio amico che lavora ancora là, potrei fargli delle domande inerenti ai piani del Dedalo. Di lui ci si può fidare.>>
<<E se manderanno dei soldati come te?>> chiese Lotho.
<<I tuoi arum dovrebbero bastare, il problema è se mandano la nuova generazione. In quel caso ci sarà poco da fare quindi spero di sbagliarmi>> dissi.
<<Ok, va bene. Farò come mi hai detto>>
<<E?>> domandai guardandolo.
<<E tu verrai con me>> sbuffò lui. Sorrisi soddisfatta.
<<Ora però ci serve una doccia>> continuò lui voltandosi e andando verso la sua stanza. Ad aspettarci c'era Katherine seduta sul letto ancora sfatto.
<<Mi hai fatto chiamare?>> domandò alzandosi dal materasso. A differenza della prima volta che l'avevo vista, ora portava i capelli legati in una coda alta. Gli occhi erano decorati da un eyeliner bianco e le labbra non aveva nessun rossetto. Indossava un top blu oceano e dei pantaloni della tuta a vita bassa dello stesso colore.
<<Sì, ho bisogno che mi prepari un po' di cose>>
<<Per cosa?>> chiese la sorella mentre osservava Lotho tirare fuori dall'armadio pugnali di ossidiana e di onice. Sgranai gli occhi. Veramente teneva dei pugnali nel suo armadio?
<<Il regno di Regina è stato attaccato e io da buon alleato devo darle una mano>> disse leggermente scocciato.
<<Mi stai dicendo che vuoi farti un viaggetto in Amazzonia?>> chiese lei.
<<Esattamente, e tu terrai a bada il regno.>> disse raddrizzandosi e voltandosi verso di lei.
<<Perché io?>>
<<Perché dei nostri fratelli non mi fido però ti serviranno comunque in caso di attacco. Ricapitolando, tu governerai il mio regno per qualche giorno e dovrai riunire Jake e Tom. Chiama anche Hunter, anche se è giovane è abbastanza forte...>>.
<<Hunter non è più rientrato da quando ha accompagnato quel bambino fuori di qui>>.
Smorfia da parte di Lotho mentre io spostavo lo sguardo da destra a sinistra e viceversa per seguire la loro conversazione.
<<Allora chiama suo fratello Sin e radunane altri che secondo te sono abbastanza forti>> disse Lotho.
<<Okay, c'è dell'altro?>>
<<No, puoi andare>>.
Katherin uscì dalla stanza.
<<Ora, vatti a dare una ripulita. I tuoi vestiti nuovi sono nel bagno, io ho bisogno di mangiare qualche lucciola impertinente>> ghignò. Anche Lotho uscì dalla stanza lasciandomi lì da sola. Mi chiusi in bagno, mi svestii velocemente buttando i vestiti per terra poi mi infilai sotto la doccia. Non avevo dato tempo all'acqua di scaldarsi quindi mi ritrovai sotto ad un getto ghiacciato che mi tolse per un attimo il respiro e mi fece venire la pelle d'oca. Dopo poco l'acqua si riscaldò ed io cominciai a lavarmi. Il sangue incrostato non voleva staccarsi dai capelli quindi dovetti lavarli ben cinque volte prima di mandare via ogni residuo. Cominciai a pulirmi il corpo poi mi rimisi sotto il getto per far scivolare via tutto il sapone. Ormai avevo finito di lavarmi e il bagno cominciava a riempirsi di vapore ma non avevo voglia di uscire dalla doccia. Le mie spalle e sicuramente anche le mie guance avevano preso un colorito rosso per via del calore. Nella mia testa si affollarono alcune frasi.
Non l'ho mai visto comportarsi così con un prigioniero, aveva detto Baruk; Jake aveva chiesto al fratello se si stesse affezionando a me infine regina aveva domandato se Lotho si stesse innamorando.
Cosa c'era tra me e lui? Cosa provava lui per me? Ma soprattutto, cosa provavo io per lui? L'acqua continuava a scivolare sul mio corpo riscaldando sempre di più la mia pelle. I capelli mi si erano appiccicati sulle guance, sulla schiena e sulle spalle. Ormai il bagno era pieno di vapore quando finalmente decisi di chiudere il getto della doccia. Mi allungai verso un asciugamano e me lo avvolsi attorno fissandolo sul seno. Il telo mi arrivava alla parte alta delle cosce coprendomi a malapena. Sentii bussare forte alla porta.
<<E' un'eternità che sei lì dentro, hai finito?!>> ruggì la voce di Lotho fuori dalla porta.
<<Emm...sì sì, scusa. Ora esco>> balbettai imbarazzata.
<<Alleluia>> sbuffò lui facendomi sorridere. Andai alla porta e l'aprii. Mi ricordai di avere solo quell'asciugamano cortissimo a coprirmi quando mi ritrovai il suo sguardo rovente addosso. I miei capelli ancora impregnati d'acqua stavano gocciolando bagnando il pavimento. Il vapore che si era accumulato in bagno ora stava uscendo dalla porta fluttuando vicino alle mie caviglie. Sbattei velocemente le ciglia e una gocciolina che si trovava su di esse mi scivolò lungo la guancia. Lotho catturò la goccia con l'indice accarezzandomi la guancia e il collo arrivando fino al bordo dell'asciugamano. Mi aspettavo di vedere i suoi occhi puntati sul mio corpo invece stava cercando il mio sguardo e quando lo trovò rimase fermo. Continuava a scrutare i miei occhi immobile senza dire una parola e in quel momento vidi una guerra in quei suoi occhi quasi trasparenti.
<<Non sono il buono, potrei essere il mostro che metterà fine alla tua vita>> disse. La temperatura cominciò a raffreddarsi e mi vennero i brividi ma non mi mossi. I suoi lineamenti cominciarono a tremolare sparendo lentamente nella sua vera forma. I suoi occhi brillavano in mezzo a tutto quel buio.
<<Mi fido di te>> sussurrai e in quel momento non potevo dire parole più sincere. In quel momento Lotho fece per allontanarsi ma invece di muovere un passo all'indietro si spostò in avanti. Ora le punte dei nostri piedi si toccavano e per poterlo guardare ancora negli occhi dovetti alzare la testa. Con le mani mi prese per i fianchi poi gonfiò il petto in quello che doveva essere un sospiro. Io non riuscivo più a far nulla. Non ero neanche più sicura che il mio cuore stesse battendo o forse batteva così tanto velocemente che non riuscivo neanche a percepirlo. Lotho si abbassò lentamente verso di me sino ad appoggiare le labbra alle mie. Mi sfiorò appena poi si allontanò leggermente riprendendo le sembianze umane. Mi guardò negli occhi in cerca di qualcosa poi mi baciò di nuovo. Questa volta non ci fu nulla di delicato. Le nostre lingue erano una cosa sola. Mi fece indietreggiare sino a rientrare nel bagno dove in qualche modo riuscì ad aprire il rubinetto della vasca per poterla riempire. Mentre l'acqua sgorgava nella vasca i vestiti di lui cominciarono a sparire. Prima la maglia, che andò a raggiungere i miei vestiti sul pavimento, poi il mio asciugamano e infine tutto il resto. La sua pelle ghiacciata andava in contrasto con la mia rovente. Le sue mani erano ovunque mentre le mie erano sulle sue spalle poi sulla sua schiena e infine sui suoi addominali. Sentii rumore di acqua che cadeva sul pavimento, segno che la vasca era piena. Lotho mi mise una mano sulla schiena e una sulla nuca poi cominciò a camminare all'indietro portandomi con sé. Si staccò da me solo per permettermi di entrare nella vasca poi lui mi seguì e le nostre bocche si fusero di nuovo. Lotho si mise a sedere nella vasca facendomi sistemare sopra di lui. L'acqua mi accarezzava i fianchi e il suo petto. Ci fermammo entrambi e io appoggiai la fronte alla sua, le mie mani appoggiate sulle sue spalle mentre le sue mani mi stingevano i fianchi poi con un solo movimento diventammo una cosa sola. Mi sfuggi un gemito mentre lui emise un ringhio stingendo ancora di più i miei fianchi. Altro movimento e gli graffiai la pelle con le unghie. Incominciammo a muoverci sempre più velocemente seguendo il ritmo dei nostri gemiti e del nostro respiro. Ad ogni spinta l'acqua ondeggiava e si schiantava sul pavimento del bagno. Ad ogni movimento il piacere cresceva e ne volevamo sempre di più fino a che non raggiungemmo l'orgasmo insieme. Rimanemmo fermi così, uno dentro l'altra, ancora per un po' poi mi fece sedere in mezzo alle sue gambe con la schiena appoggiata al suo petto. Le sue braccia mi abbracciarono stringendomi ancora di più addosso a lui. Tra le sue braccia mi sentivo a casa, con lui mi sentivo protetta. Solo dopo qualche coccola io uscii dalla vasca andandomi a vestire mentre lui finì di lavarsi. Quando lui uscì dal bagno i miei capelli erano già quasi asciutti ed indossavo un paio di leggings neri e un maglioncino color lavanda mentre Lotho aveva solo un asciugamano in vita. Si diresse al suo armadio e si infilo un paio di jeans grigi rimanendo a petto nudo. Si voltò verso di me sorridendomi e io ricambiai immediatamente il gesto. Ora ero seduta a gambe incrociate sul letto quando lui mi venne incontro e appoggiando le mani sul materasso mi baciò. In quell'istante stesso si sentì bussare alla porta.
<<Avanti>> disse Lotho alzandosi ma tenendo gli occhi sempre nei miei.
<<Ho qui i tuoi arum>> disse Baruk al suo capo. Appena Lotho si girò verso di lui la mia mente, che sino ad ora era rimasta vuota, si affollò di dubbi.
Cosa sarebbe successo ora tra me e lui? Quello che era successo nel bagno aveva cambiato qualcosa? Per lui era stato solo un gioco? Cosa significava questo per me? Oddio, ero talmente confusa che non sapevo neanche cosa significava per me! Era attrazione fisica? Era voglia di novità? Era un sentimento? L'unica cosa di cui ero certa in questo momento era che la mia testa era talmente tanto in confusione che i pensieri dei nuovi arum presenti nella stanza mi arrivavano sotto forma di un sussurro che non riuscivo neanche a distinguere.
<<Layla?>> la voce di Lotho fece scoppiare il mio stato di trans riportandomi alla realtà. Scossi lentamente la testa per riprendermi infine mi alzai dal letto e andai al suo fianco.
<<Sì?>> domandai.
<<Ti presento gli arum che ci accompagneranno in Amazzonia. Ragazzi, lei è Layla>>.
Feci un piccolo cenno con la testa per salutarli.
<<Lei è Seline>> disse Lotho facendo cenno verso l'unica ragazza. Doveva avere circa venticinque anni ed era alta massimo un metro e sessantacinque. I suoi capelli erano intrecciati in dei dread verdi che le arrivavano fino sotto i fianchi. Occhi sempre azzurri decorati da un ombretto scuro tendente al bordeaux, ciglia lunghissime. Al naso aveva un septum e ai lati delle labbra carnose, dove dovevano esserci le fossette, portava due piercing color argento mentre alle orecchie portava degli orecchini a cerchio neri. Indossava una canottiera nera che lasciava scoperti i numerosi tatuaggi che si attorcigliavano attorno alla sua pelle bianca come carta. La maglia era legata in un nodo laterale lasciandole la pancia scoperta ornata da una catena color argento. I pantaloni a vita bassa e neri erano di qualche taglia più grande e ai piedi portava degli anfibi sempre neri con i laccetti verdi come i capelli. Il suo sguardo tagliente si puntò verso di me: <<Ciao Layla>>.
La sua voce era molto più delicata di come me l'ero immaginata.
<<Meno male che non sono l'unica donna se no ammetto che avrei fatto fatica a tenere a bada tutti questi scimmioni>> continuò sghignazzando e venendomi incontro.
<<Benvenuta tra gli arum Layla>> disse felice facendomi segno di batterle il cinque.
-Ha l'odore di Lotho addosso, è una di noi- stava pensando. Sorrisi, le diedi il cinque e battemmo il pugno.
<<No no>> si lamentò lei in modo scherzoso.
<<Il pugno deve esplodere>> spiegò sorridendomi. Battemmo di nuovo il pugno e lei imitò il suono di un'esplosione per mostrami come fare.
<<Lo terrò a mente>> dissi felice. Io e Seline saremo diventate amiche molto presto.
<<Se voi ragazze avete finito, posso presentare gli altri?>> chiese Lotho divertito. Una volta che ricevette il consenso da Seline mi presentò Jeremiah. Il ragazzo, alto quasi come Lotho, mi fece un sorrisetto e un cenno con il capo per salutarmi. Gli occhi azzurri ghiaccio andavano in contrasto con il rosso naturale delle sue ciglia, sopracciglia e capelli. La pelle marmorea veniva colorata da una spruzzata di lentiggini, labbra espressive. Indossava un cappotto lungo e nero che teneva aperto lasciandomi intravedere una maglia grigia scura attillata e dei pantaloni eleganti neri come il cappotto. Ai piedi portava, anche lui, degli anfibi.
<<Piacere>> disse con tono fermo e deciso allungandomi la mano piena di anelli. Ricambiai il gesto stringendogli la mano poi se ne ritornò al suo posto infilando i pollici nelle tasche del cappotto.
<<Lui è Jace e come puoi notare è uno dei gemelli di Jeremiah>> disse Lotho mentre salutavo anche lui.
<<E infine ti presento Alexander>> concluse.
<<Puoi chiamarmi anche Alex>> disse l'arum biondo e riccio. Agli occhi portava delle lenti color rosso che lo facevano somigliare ad un demone.
<<Perché porti le lenti?>> chiesi curiosa.
<<Perché mi piace essere diverso>> disse Alex sorridendo. Lui doveva essere più giovane degli altri tre. Doveva avere all'incirca sedici anni. Indossava una semplice maglia a maniche corte bianca e dei vecchi jeans blu accompagnati da delle converse.
<<Presentazioni fatte. Direi che ora si può partire>> esclamò Lotho.
<<Direzione Amazzonia!>> disse saltellando Seline venendo a prendermi a braccetto e uscendo dalla stanza di Lotho. Ridendo cominciai a saltellare con lei.
<<Sarà un lungo viaggio>> si lamentò Jace mentre io e Seline saltellavamo davanti a loro.

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Eccoci qua, si parte per l'Amazzonia! Spero che il capitolo vi sia piaciuto😊😘

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