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Mi alzai barcollando e per evitare di perdere l'equilibrio mi riappoggiai con la schiena alla porta. Ogni volta che chiudevo gli occhi c'era l'immagine di Layla impressa nella mia testa come un terribile promemoria che mi ricordava quello che era successo qualche ora fa. Feci vagare lo sguardo nello spazio vuoto della mia stanza senza guardare realmente nulla. Mi passai una mano tra i capelli poi mi staccai dalla porta e rimasi immobile per qualche altro secondo. Non mi ero mai sentito così in vita mia. Avevo la testa pesante e ogni passo che facevo verso il bagno sembrava costarmi fin troppa energia. Entrai in bagno lasciando la porta aperta. Mi appoggiai al bordo del lavandino con entrambe le mani. Tutti i nervi e i muscoli tesi. Contrassi la mandibola sino a che non sentii i denti digrignare. Tenevo lo sguardo basso, non avevo il coraggio di alzare la testa e guardarmi allo specchio. Perché non ero andato da lei prima? Perché non ero rimasto insieme a lei per tutto il tempo? Perché non mi ero accorto prima che Regina stava tramando qualcosa? Potevo evitare tutto questo ma non lo avevo fatto. Layla poteva essere qui, di fianco a me. Avrei potuto stringerla tra le mie braccia. Non mi sarei mai immaginato che un giorno mi sarei ritrovato a piangere per un sentimento che, prima di incontrare lei, credevo patetico. Non mi accorsi di stringere il bordo del lavandino sino a quando non sentii il rumore della ceramica che si stava crepando. Fissai lo sguardo sulle mie mani. Le nocche bianchissime mentre la punta delle dita arrossata. Un dito alla volta staccai le mani dal lavandino poi alzai, lentamente, lo sguardo sul mio riflesso. Quello che vidi nello specchio era solo il contenitore di qualcosa che non esisteva più. Un morto. Qualcuno bussò alla porta della mia stanza. Non mi serviva chiedere chi fosse, era sicuramente Kat.
<<Vattene>> dissi con tono piatto mentre continuavo a fissare il mio riflesso. Bussò altre due volte: <<Lotho...>>.
<<Ti ho detto di andare via>> continuai senza riuscire a staccare gli occhi dallo specchio. Cosa ci aveva trovato Layla in me? Sono solamente un mostro come quelli degli incubi. Non mi meritavo una ragazza come lei. Nonostante lei sapesse quello di cui ero capace, aveva sempre un sorriso per me. Mi scese una lacrima lungo la guancia poi nulla. Si spense tutto. Non sentivo più niente, come se qualcuno avesse premuto un pulsante.
<<Lotho, io entro>> disse Kat. Appena sentii il rumore della maniglia che si abbassava mi materializzai davanti alla porta e l'aprii al suo posto. Lei si sbilanciò in avanti colta alla sprovvista poi alzò leggermente la testa per guardarmi negli occhi. Rimase immobile mentre cercava di trovarmi. Mi resi conto di sembrare uno sconosciuto ai suoi occhi. Senza dire nulla le passai di fianco e mi avviai verso le prigioni. Dopo qualche secondo sentii che cominciò a seguirmi.
<<Dove stai andando?>> chiese preoccupata.
<<Giù alle prigioni, poi credo che andrò a cacciare e poi mi ubriacherò sino a quando non mi ricorderò neanche il mio nome>> risposi continuando a camminare.
<<Aspetta...>> aumentò il passo posizionandosi davanti a me.
<<Sta zitta. Quando tornerò qua voglio che il regno sia tutto com'era prima>> ordinai aggirandola. Prima di passarle avanti notai il suo sguardo ferito poi allungai il passo sino ad arrivare alle scale che portavano giù alle prigioni. Scesi le scale strisciando una mano alla parete poi raggiunsi la cella dove avevo fatto mettere Layla. Mi fermai davanti alle sbarre. Qua sotto regnava il silenzio. Da quando l'avevo fatta uscire da questa cella, non avevo più portato prigionieri e quelli che erano rimasti gli avevo lasciati andare. L'unico rumore che mi teneva compagnia, mentre fissavo il buio freddo e vuoto della cella, era quello del mio cuore rotto. Afferrai una sbarra con la mano poi appoggiai la fronte su di essa e chiusi gli occhi.

<<Ti farò passare la voglia di stare zitta>> le avevo detto quando stavo tentando di capire cosa ci facesse nel mio regno. A quel punto lei aveva indurito lo sguardo e con decisione era scattata da un lato. L'avevo vista muoversi per miracolo ed ero riuscito a fermarla tendendo un braccio. Quando mi era venuta a sbattere mi ero dovuto impegnare per non farla passare. L'avevo vista piegarsi sul mio braccio e mi ricordo di aver pensato che sarebbe stato divertente giocare con lei. Poi l'avevo spinta contro il muro e le avevo dato un pugno in stomaco. Volevo vedere la sua reazione. Non sapevo cosa aspettarmi perché la sua aurea emanava un'energia impressionante. Mi ero accorto subito che non poteva essere un ibrido. Mi ero messo in testa che volevo provare a spaventarla quindi le avevo preso il mento tra indice e pollice e le avevo fatto sollevare il viso. All'ora indossava ancora le lenti marroni, ma il suo sguardo mi aveva impressionato da subito. Alla fine, senza che ci avessi minimamente pensato, lei mi aveva sputato in faccia. Ero rimasto stupito.

Shining darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora