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Archer si spostò velocemente facendomi segno di seguirlo ed io mi incamminai lungo un corridoio insieme a lui. Man mano che camminavamo il rumore della lotta, che si era creata fuori dall'ascensore, diminuiva. Quel ragazzo era troppo silenzioso. Ora si sentiva solo il rumore dell'allarme. Chissà come se la stavano cavano Regina e gli altri. La luce rossa macchiava l'ambiente ad intermittenza. Il cuore mi martellava.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum.
Ben presto mi accorsi che il battito del mio cuore era accompagnato da un altro, ma questo mi martellava in testa. Era il suo e batteva a ritmo con il mio. I suoi battiti mi esplodevano in testa e rimbombavano fin giù alla gola. Deglutii. Archer aprì una porta che ci fece entrare in un altro corridoio. Qui regnava il silenzio. Niente allarme. Niente luce rossa.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum.
Archer si avvicinò ad una porta a doppia anta con il maniglione antipanico. Appoggiò la mano sulla maniglia poi si fermò e si voltò verso di me.
<<Lei è qui. Quando l'anno riportata all'Area 51 l'anno fatta entrare in questa stanza e non è più uscita. Nessuno sa cosa sia successo all'interno di questa stanza.>> disse serio.
Stavo trattenendo il respiro.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum.
Il rumore era sempre più martellante. Deglutii.
<<Fammi entrare>> dissi tenendo gli occhi fissi sulla porta grigia. Archer spinse il maniglione e la porta si aprì andando verso l'interno. La prima cosa di cui mi accorsi era un rumore acustico ad intermittenza che andava a rito con il suono del suo cuore che avevo sentito fino a pochi attimi fa. La stanza era apia, bianca e sterile. Sulla destra un c'era un tavolino munito di piccole ruote e sopra di esso, messe in fila, c'erano delle siringhe. La maggior parte erano vuote. Sulla sinistra si trovava un altro tavolino con sopra degli strumenti chirurgici e alcuni erano sporchi di sangue. Deglutii, ma questa volta non c'era saliva. La mia gola era secca. Dritto davanti a me si trovava un piccolo lavandino con un asciugamano, sporco di nero, appoggiato al suo interno. Guardai il pavimento, era ricoperto di gocce rosse e nere. Feci scorrere lo sguardo lungo la scia di goccioline sino ad arrivare ai piedi di un letto d'ospedale. Alzai lentamente lo sguardo. Prima vidi i suoi piedi scalzi. Incominciai a muovere gli occhi lungo le sue gambe dove vidi il primo livido. Era grande e nero. Troppo nero su quella pelle così pallida. Arrivai ai fianchi fasciati da dei pantaloncini bianchi. Altri lividi. Pancia. Aveva perso peso e la pelle aderiva ai muscoli dell'addome e si infossava tra le costole. Il suo seno, coperto da un top sportivo sempre dello stesso colore, si alzava e abbassava velocemente. Nelle braccia erano infilati diversi aghi che si collegavano con dei tubicini a delle sacche piene di strani liquidi grigiastri. Le ossa delle clavicole erano sporgenti, il collo esile. Il mio sguardo arrivò alle sue labbra. Quelle erano come me le ricordavo: rosa e perfette. Il suo viso, però, era più mago e sotto agli occhi chiusi c'erano delle occhiaie scure. I suoi capelli erano più corti ma sempre dello stesso magnifico biondo. Lungo la tempia le scese una goccia di sudore.
<<Che ti hanno fatto Layla?>> con un sussurrò Archer aveva dato vita ai miei pensieri. Andai velocemente da lei.
<<Layla>> la chiamai appoggiando una mano sulla sua guancia.
<<Layla, apri gli occhi>> dissi piegandomi verso di lei mentre con la coda dell'occhio vidi Archer prendere in mano una cartella. Lei non si muoveva, respirava in modo affannoso e basta. Appoggiai la fonte alla sua. Sentivo il cuore stretto in una morsa e la gola legata in un cappio.
<<Dovresti leggere...>>.
Prima che Archer potesse concludere la frase, una voce metallica e piatta cominciò a dire: <<Operazione completata. Stato di evoluzione completo.>>.
Mi raddrizzai colto alla sprovvista dalla voce proveniente da una cassa, installata nel muro, che prima non avevo visto.
<<Che casa vuol dire?>> domandai voltandomi verso Archer.
<<Non lo...>> il ragazzo si interruppe fissando lo sguardo dietro le mie spalle, su Layla. Mi voltai velocemente verso di lei. Era seduta con la schiena dritta, gli occhi ancora chiusi. Mosse una mano e si tolse gli aghi da un braccio poi fece la stessa cosa con l'altro.
<<Layla!>> andai verso di lei. Layla spalancò gli occhi e io mi bloccai di scatto. Quelli non erano i suoi occhi. L'iride era sempre viola ma tutto il resto, anche la parte che doveva essere bianca, era completamente nera. Con movimenti rigidi e precisi si sistemò sul bordo del letto, con le gambe pendenti verso il pavimento. Puntò lo sguardo su di noi. Prima su Archer, poi su di me. Mi fissò per qualche istante mentre io ero rimasto atterrito. Mentre la guardavo mettersi in piedi mi chiesi se sarebbe mai tornata come l'avevo conosciuta, perché in questo momento non esisteva più nulla di lei. Ero rimasto spiazzato. Ora era in piedi.
<<Layla, ti ricordi di me?>> chiesi con il cuore in gola avvicinandomi lentamente.
<<Eliminare>> fu l'unica parola che disse poi mi si gettò contro. Mi colpì con un pugno sulla bocca dello stomaco. Mi fece piegare in due. La vidi caricare di nuovo. Schivai e nel mentre vidi degli uomini tentare di aprire la porta che Archer stava bloccando. Vidi un pugno di Layla direzionato sul mio viso. Lo schivai per un pelo. Layla sparì e mi ricomparve alle spalle. Me ne accorsi appena in tempo da schivare un suo calcio. La punta delle sue dita si caricò di elettricità. Stava per usare la fonte. Mi gettai su di lei e finimmo entrambi sul pavimento. Prima di riuscire a bloccarla, ricevetti un pugno sulla mandibola e una bruciatura sulla spalla.
Cosa le avevano fatto? La bloccai prendendole i polsi e mettendo le mie gambe sulle sue. Non parlava. Si divincolava e digrignava i denti ma non parlava.
<<Layla!>> la chiamai. Era più forte. Facevo fatica a tenerla ferma.
<<Svegliati!>> ruggii. Le sue vene cominciarono a diventare luminose e la sua pelle a scottare. Sentivo il rumore dei soldati che provavano ad entrare nella stanza.
<<Svegliati cazzo!>> mi scese una lacrima. Non ce la facevo a vederla così. I suoi occhi erano furenti, la bocca distorta in un ringhio. Tutto il suo corpo si tendeva e si divincolava sotto di me per poter sfuggire alla mia presa. La sua pelle scottava sempre di più. La punta delle sue dita incominciò a diventare nera, così come la pelle attorno ai suoi occhi.
<<Che diamine ti hanno fatto! Reagisci ti prego! So che ci sei ancora!>>.
Dalla sua bocca uscì un urlo disumano poi la situazione si ribaltò. In qualche modo era riuscita a spingermi via ed ora era lei ad essere sopra di me. la pelle delle sue mani era nera. Mi tirò un pugno che riuscii a bloccare. Provò con l'altra mano. Riuscii a bloccare anche questo colpo ma con più fatica. Tentai di alzarmi ma lei riuscì a tenermi a terra. Nella sua mano destra si formò una sfera di energia. Archer stava ancora bloccando l'entrata ai soldati. Layla mandò giù il braccio verso il mio petto e io lo intercettai con il mio. Continuava a spingere e la sfera era sempre più vicina, ne potevo sentire il calore.
<<Lo so che puoi sentirmi...>> emisi un ringhio per lo sforzo di tenere quella dannata sfera lontana da me.
<<Ti chiedo scusa. Ti chiedo scusa per tutto quello che ti ho fatto passare...>> altro verso di fatica. Il tessuto della mia maglia cominciò a bruciarsi per il troppo calore.
<<Scusa per non essere stato abbastanza...>> il calore cominciò a diminuire.
<<Scusa per non essere riuscito a proteggerti...>>.
<<Scusa per essere stato troppo codardo per dirti che...>> deglutii.
<<Che ti amo>> la luce della sfera diminuì fino a sparire. Ora eravamo fermi. Lei con il braccio sospeso a mezz'aria e io che lo tenevo fermo. La sua pelle cominciò a tornare pallida. Sbatté velocemente le palpebre. Delle lacrime scure le rigarono le guance poi i suoi occhi tornano normali.
<<Layla?>> sussurrai mentre lei continuava a tenere lo sguardo fisso su di me.

Lo guardavo e basta. Era uno dei tanti sogni che avevo fatto? Era solo nella mia testa? Cosa stava succedendo? Sentivo del rumore fastidioso ma non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Mi sentii chiamare. Sì, Lotho mi stava chiamando.
<<Layla?>> disse ancora. Era veramente qui.
<<Sei veramente tu?>> chiesi abbassando la mano verso la sua guancia e accarezzandolo delicatamente. Lui annuì mentre il suo sguardo perdeva pian piano tutta la tensione che aveva al suo interno. Lotho si tirò su a sedere e mi strinse fra le braccia. Mi faceva male tutto ma non volevo che allentasse la presa. Dopo alcuni secondi si staccò e appoggiò le labbra sulle mie prendendomi il viso tra le mani.
<<Ragazzi!>> sentii chiamare. Entrambi ci voltammo. Archer era appoggiato di peso contro la porta.
<<Non ce la faccio più!>> mugolò trattenendo un'altra spinta.
<<Ce la fai ad affrontare un esercito incazzato?>> mi chiese Lotho con un mezzo sorriso sul volto. Feci un respiro profondo poi annuii.
<<Falli entrare>> disse Lotho. Archer si spostò velocemente da un lato facendo entrare nella stanza una trentina di soldati armati. Alcuni di loro erano origin. Le armi vennero puntate tutte verso di me. Tesi una mano verso di loro. Ebbi una fitta alle tempie, forse mi uscì anche del sangue dal naso, ma riuscii a strappare dalle mani un'arma ad un soldato. L'arma mi finì direttamente fra le braccia. I soldati sgranarono gli occhi. Wow, questo prima non lo sapevo fare. Qualunque cosa mi avessero fatto, mi avevano anche potenziata. Sorrisi e scaricai tutte le munizioni sui soldati in prima fila. Buttai l'arma, ormai inutile, a terra poi mi gettai in mezzo ai soldati. Archer mi raggiunse e finimmo schiena contro schiena. Ci guardammo per un attimo poi ci sorridemmo a vicenda. Lui lanciò un fascio di luce da una parte mentre io in quella opposta facendo fuori altri soldati. Avevamo il passaggio libero. Uscimmo tutti e tre dalla stanza. Prima Archer, io e dietro di me Lotho. Ad aspettarci fuori c'erano altri due soldati.
<<Vi piace proprio essere uccisi>> ghignò Lotho tramutandosi in fumo e comparendogli ad un metro di distanza. La canna dei fucili premute contro il suo addome. Prima ancore che i soldati potessero reagire, si ritrovarono con il collo spezzato.
<<Passaggio libero, andiamo>> disse lui.
<<Aspettate>> ci fermò Archer. Mi girai verso di lui.
<<Vicino al tuo letto c'era questa. Quando sarete al sicuro vi consiglio di leggerla>> Archer si rivolse a me allungandomi una cartella. Presi il documento tra le mani, lo abbracciai e poi lo ringraziai.
<<Ora andate>> disse. Mi voltai verso Lotho.
<<Pronta?>> mi chiese.
<<Torniamo a casa>> risposi.
Seguii Lotho lungo i corridoi sino a raggiungere gli altri. Arrivammo proprio nello stesso istante in cui arrivarono anche altri soldati. Non ci mettemmo molto a sbarazzarci anche di loro poi salimmo nell'ascensore. All'interno del piccolo abitacolo ricevetti l'abbraccio di Seline, Kat, Lexy e persino di Baruk e Irvin mentre Jake rimase in disparte.
<<Dove sono gli altri?>> chiesi.
<<Sono ad aiutare Regina a trovare suo figlio, poi ti spiegherò anche questa storia>> rispose Lotho.
<<Ma io lo sapevo già>> risposi guardandolo, mi era mancato tantissimo. Lui fece un'espressione confusa.
<<Le ho letto nel pensiero quando mi ha sparato>> spiegai. Prima che qualcuno potesse dire qualcos'altro, l'ascensore si fermò. Ben presto ci accorgemmo tutti che non era il piano che avevamo richiesto. Eravamo tutti pronti a combattere ma non ce ne fu bisogno perché, a gettarsi nell'ascensore, erano Regina e gli altri. Regina teneva in braccio un bambino dai capelli nerissimi. Sorrisi non appena lei incrociò il mio sguardo.
<<Sono felice che tu stia bene>> mi disse. Io sorridendole le rispose: <<E io sono felice che tu abbia trovato tuo figlio>>.
<<Elija>> disse lei come per presentarmi il piccolo. In risposta sorrisi.

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Riusciranno a ritornare a casa? 
Ci vediamo nel prossimo capitolo 👋😊

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