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<<Finalmente!>>
Mi svegliai di colpo sentendo l'esclamazione di Alex. Aprii gli occhi e sfregandomeli con il dorso della mano mi girai verso di lui. Non so che sguardo dovessi avere ma lui si acquietò subito.
<<Ops, scusa>> disse fingendo una falsa espressione dispiaciuta. Mi stiracchiai come un gatto poi soffiai via un ciuffo di capelli che mi era finito davanti alla faccia.
<<Siamo arrivati>> disse Lotho incominciando già ad alzarsi.
<<Me ne sono accorta>> dissi lanciando un'occhiata divertita ad Alex che mi sorrise.
<<Atterraggio avvenuto con successo, vi ringraziamo per aver scelto il nostro volo>> disse la voce del pilota. A quel punto tutti cominciarono ad alzarsi e io li imitai. Lotho teneva lo sguardo fisso sulla ragazza luxen che si era già alzata e che ora stava camminando fuori dall'aereo.
<<Appena usciamo dovete seguirmi tutti. Intesi?>> disse lui. Mi accorsi che eravamo tutti vicini solo quando gli sentii affermare.
<<Spero che tu riesca a tenere il passo>> mi sfidò facendomi l'occhiolino. Accolsi la sfida e sorridendo a mia volta risposi: <<Tranquillo, tenterò di andare al vostro passo e di non lasciarvi troppo indietro>>
<<E' una sfida?>> chiese avvicinandosi a me. Mi prese il mento tre indice e pollice facendomi alzare il viso verso il suo. Lo sguardo mi cadde un istante sulle sue labbra poi risposi: <<Tanto vinco io>>.
<<Vedremo>> e mi rubò un bacio. Appena si raddrizzò notai che avevamo gli occhi dei nostri amici puntati addosso.
<<Se avete finito, noi dovremmo anche andare>> disse Jeremiah scocciato ma divertito. Scendemmo dall'aereo. Non c'era traccia della ragazza ma tutti percepivamo la sua presenza.
<<Sono tutto un fuoco! Quando si parte?!>> esclamò Alex saltellando da un piede all'altro come fanno i pugili sul ring. I ricci biodi li rimbalzavano su e giù e le lenti a contatto rosse non riuscivano a coprire l'azzurro brillante dei suoi occhi dandogli una tonalità plumbea molto particolare.
<<Andiamo!>> disse Lotho spingendosi in avanti e cominciando a correre come un fulmine. Partì Alex, Seline, Jeremiah, Jace ed infine io. Tutto il paesaggio mi sfrecciava attorno confondendosi in semplici macchie di colore. Il vento si infilò tra i miei capelli facendoli svolazzare ovunque alle mie spalle. Tutti avevano assunto le loro sembianze naturali. Sorridendo raggiunsi, senza fatica, Lotho. Non appena si rese conto che stavo correndo proprio di fianco a lui disse: -Te lo devo concedere, sssei veloce-
<<E questo tu lo chiami andare veloce?>> ribattei ridendo come una bambina. Correre mi era sempre piaciuto, lo trovavo liberatorio. Incominciammo ad inoltrarci nel fitto della foresta, quando con la coda dell'occhio intravidi una scia di luce. Anche Lotho se ne accorse perché cambiò improvvisamente direzione abbattendosi sulla fonte luminosa. Ci fermammo tutti qualche metro più avanti.
<<Lasciami!>> ringhiò la ragazza, che ora aveva ripreso le sembianze umane come tutti. Lotho le stava sopra bloccandole tutti gli arti mentre lei inarcava la schiena nel tentativo di farsi lasciare. Tentò di alzare le braccia riuscendo a spostare di poco uno degli arum più forti al mondo. Lui però la bloccò immediatamente. Jeremiah e Jace si avvicinarono e la presero per le braccia facendola alzare in piedi con uno strattone. La luxen era molto forte e i due arum ebbero qualche difficoltà a tenerla buona.
<<Sta ferma! Mi dai su i nervi!>> ruggì Lotho assestandole un pugno nello stomaco. Lei gridò di dolore poi sputò qualche goccia di sangue brillante. Lotho le fece alzare la testa e le leccò il sangue che le era rimasto sul labbro inferiore. Lei s ritirò con una smorfia in volto. Provò a dimenarsi di nuovo ma i due gemelli strinsero la presa. Il braccio di Lotho si tramutò in fumo e lo piantò nel petto di lei. La luxen sgranò gli occhi emettendo un urlo di puro dolore che mi congelò ogni singola goccia di sangue che avevo in corpo. Dei brividi mi scesero lungo la spina dorsale ricordandomi cosa si provava ad essere prosciugati da un arum.
<<Dio se sei buona!>> esclamò Lotho estraendo il braccio dal suo petto e leccandosi le labbra.
Le urla cessarono e la ragazza abbassò la testa così velocemente che temetti si fosse rotta l'osso del collo. <<Ti conviene dirci subito perché sei qui>> aggiunse dopo qualche secondo. La ragazza non si muoveva, era immobile con la testa abbandonata in avanti mentre le gambe le tremavano. Probabilmente riusciva a stare in piedi solo perché era sorretta.
<<Non fare la noiosa! Non ti ho prosciugata così tanto>> disse con tono minaccioso riafferrandole il viso. I capelli castani le ricaddero disordinati davanti agli occhi ambrati. Aveva le lebbra leggermente socchiuse e aveva il fiato corto.
<<Quindi!? Perché sei qui?>> chiese contrariato dalla mancanza di collaborazione. Lotho emanava energia negativa e l'aria attorno a noi si stava raffreddando.
<<Non vogliamo parlare? Nessun problema...>>, si girò verso Alex che si trovava di fianco a me, <<...Alex, vuoi favorire?>>.
Mi girai di scatto verso Alexander. Sul suo volto non c'era più traccia di quel ragazzino simpatico e amichevole che avevo conosciuto. Sorrise scoprendo i denti e passandoci la lingua sopra.
<<Con piacere>> sibilò con una voce che non sembrava neanche la sua. Si incamminò verso la ragazza. Una volta che le fu arrivato di fronte la osservò per un attimo poi si piegò e le annusò il collo. Quando si raddrizzò sembrava inebriato.
<<Sicura di non voler parlare? Il ragazzo non mangia da un po'>> puntualizzò Lotho con un sorriso di scherno stampato sulle labbra. Lei emise un mugolio poi Alex infilò il braccio nel suo petto. La ragazza riprese ad urlare però questa volta l'urlo era più rauco. La sua testa era scattata all'indietro con la bocca spalancata. Anche da dove mi trovavo io, potevo vedere le lacrime che le rigavano le guance. Passò un minuto buono ma Alex non aveva ancora smesso di nutrirsi. Incominciai ad agitarmi. Le sue urla mi perforavano il cervello. Proprio mentre la ragazza cominciava a perdere il controllo sulla sua forma, Alex si staccò. La luxen era stremata, continuava a passare dalla forma umana a quella naturale.
<<Allora?>> mentre Lotho tentava di capire se la ragazza avrebbe parlato, Alex si voltò e tornò di fianco a me. Camminava sorridente e spensierato come quando lo avevo conosciuto.
<<Ho altri tre arum affamati, non sarebbe più facile parlare?>> chiese il sovrano degli arum facendo cenno a Seline di avvicinarsi. Anche lei sembrava diversa. Il suo sguardo era più affilato e privo di qualsiasi emozioni, la bocca piegata in un mezzo sorriso di sfida. Camminò verso la prigioniera facendo ondeggiare i fianchi. Una volta difronte a lei non perse tempo e cominciò a nutrirsi. Le urla ripresero mentre il corpo della ragazza cominciò a tremare violentemente. Tra un lamento e l'altro si udì una supplica. Lotho fermò Seline e piegandosi verso la prigioniera disse: <<Cosa hai detto? Non ti ho sentita bene>>.
<<Vi...prego. B-basta>> ansimò. Lotho ghignò soddisfatto.
<<Dicci pure tutto quello che sai>>
<<Mi... hanno mandata a seguirvi... per tenere d'occhio da vicino le vostre mosse>> disse tenendo la testa abbassata. I capelli le coprivano il viso.
<<Va avanti>> la incitò Lotho.
<<So che vogliono organizzare un attacco... e volevano sapere come vi sareste mossi... così mi hanno mandata a seguirvi>>
<<Altri dettagli?>>
<<Non mi è stato detto altro>>
Lotho alzò gli occhi al cielo scocciato: <<Finitela pure, è inutile>>.
I due gemelli fecero per buttarla a terra quando lei esclamò: <<Aspetta, ti prego!>>
<<Se mi dici qualcosa di utile forse posso lasciarti vivere>> non potevo vedere Lotho negli occhi però percepii comunque la sua disumanità riflessa negli occhi di lei.
<<Vogliono lei...>> disse guardandomi, <<...dicono che è speciale e non possono permettersi di perderla, hanno detto che c'è qualcosa nel suo sangue che gli serve. Non so altro>>.
Sgranai gli occhi. Il mio sangue? Da quando ero diventata così importane?.
<<Come ti chiami?>> chiese Lotho.
<<Lexy>> rispose.
<<Lexy, ora lavorerai con noi. Prova a fare brutti scherzi e non ci penserò due volte ad ucciderti. Intesi?>>
Lexy annuì. I due gemelli lasciarono la presa e la lasciarono cadere sul suolo. Lotho si girò verso di me e quello che vidi nei suoi occhi mi spaventò. Sembrava divertito, soddisfatto e famelico di sangue. Involontariamente feci un piccolo passo all'indietro e nel vedermi il suo sguardo si addolci poi si indurì di nuovo infine mi voltò le spalle.
<<E' fatto così, non ci puoi fare nulla>> mi disse Alex a bassa voce per non farsi sentire da Lotho.
<<Jace tu porta la ragazza, dobbiamo muoverci!>> ordinò Lotho poi ricominciò a correre. Questa volta corsi al fianco di Seline e nel frattempo mi guardai un po' intorno. La luce del sole filtrava tra le foglie verde smeraldo degli alberi imponenti. Grosse liane pendevano dai rami degli alberi e si andavano ad intrecciare verso il suolo. Tutto intorno si sentiva il verso degli abitanti della foresta. Le piante frusciavano e danzavano mosse da una leggera brezza. Sulle palme si potevano vedere uccelli dalle piume variopinte. Più andavamo avanti più il rumore di una cascata si faceva forte sino a quando non arrivammo alla cascata. Ci fermammo tutti sul ciglio del salto. L'acqua si gettava si sotto e schiantandosi nel letto del fiume sottostante. Le particelle d'acqua formavano un arcobaleno intorno alla cascata rendendo lo scenario magico e surreale. Mi aspettavo di vedere gli altri che cominciavano a buttarsi invece vidi Lotho incamminarsi verso destra. Tornammo indietro di qualche passo e ci fermammo davanti ad un albero dalle dimensioni imponenti. Le sue radici nodose si aggrappavano avide al terreno e risalivano abbracciandosi verso l'alto formando il tronco dalla corteccia talmente tanto scura da sembrare nera. Mentre osservavo la meraviglia che avevo difronte agli occhi notai Lotho frugare in mezzo a delle foglie enormi. Dopo poco si fermò afferrando qualcosa. Vidi i muscoli del suo braccio tendersi nel tirare quella che doveva essere una leva. Si sentì un rumore di ingranaggi. Era un rumore talmente tanto estraneo a questo posto, che faticavo a credere di sentirlo. Riportai lo sguardo all'enorme tronco. La corteccia del fusto si crepò, o meglio si aprì in due ante rivelando un enorme cancello dallo stile gotico. Il tunnel che si allungava dietro al cancello era privo di luce e da esso usciva aria congelata e pesante. Appena ci posizionammo tutti difronte all'entrata, il cancello emise un debole clic e si aprì cigolando. Ci incamminammo nel corridoio facendoci mangiare dalle tenebre. L'aria ghiacciata mi accarezzava la pelle facendomi venire la pelle d'oca. I miei occhi cominciarono ad abituarsi al buio e potevo intravedere dei rilievi che decoravano tutte le pareti del tunnel. Il pavimento era piacevolmente liscio. Raggiungemmo delle scale in un silenzio di tomba, interrotto solo dai nostri passi. Cominciammo a scendere verso il basso. Ormai non sapevo neanche da quanto tempo stavamo scendendo le scale ma cominciavo a vedere una luce bluastra in lontananza. Più avanti, appena difronte alla luce che intravedevo, c'era una tenda composta da piante rampicanti. Ci passammo in mezzo e quando la oltrepassammo rimasi esterrefatta.
<<Wow>> sussurrai. Colonne altissime fatte in vetro color celeste si andavano a collegare sopra alle nostre teste formando degli archi gotici che componevano il soffitto marmoreo. Il vetro delle colonne era tutto scolpito in eleganti scanalature e sembrava brillare di luce propria. Diversi archi dividevano varie zone della cattedrale sotterranea e nei punti più alti si trovavano dei gargoyle sempre dello stesso vetro delle colonne. Tutto era illuminato da quella strana luce celeste che veniva dal vetro. Tutto era silenzioso e vuoto. Portai lo sguardo difronte a me ed eccola lì. In fondo alla cattedrale, dove dovrebbe esserci l'altare, c'era un trono imponente fatto dello stesso strano vetro. Sopra di esso c'era seduta Regina. Stava seduta in modo scomposto con le gambe allungale e le braccia appoggiate sui braccioli del trono. La testa era inclinata di lato e i capelli blu le ricadevano sulla spalla. Aveva gli occhi chiusi e sembrava che stesse dormendo. Fu Alex a rompere il silenzio con un colpo di tosse. Regina spalancò gli occhi di colpo. Erano attenti, furenti e taglienti. Da quanto brillavano sembrava che non avesse neanche la pupilla. Sembravano solo dei pozzi di luce azzurra. Non si muoveva, continuava solo a guardarci. I suoi occhi erano fissi su di noi, poi un sorriso inquietante ruppe la staticità del suo viso.
<<Lotho>> Pronunciò il suo nome con disprezzo mentre si alzò con un'eleganza innaturale persino per un alieno.
<<Dove sono tutti?>> chiese lui.
<<Andati. Lavorano per il governo ora>> la voce di lei sembrava distaccata, quasi una cantilena.
<<Siamo qui per aiutarti>> anche Lotho sembrava stranito dal comportamento di Regina.
<<Aiutarmi? Io non ho bisogno del vostro aiuto>> si mise a ridere.
<<Siete voi ad aver bisogno di me>> continuò tornando incredibilmente seria.
<<Quei bambini... Oh, voi non avete idea di quello che sono capaci>> disse cantilenando.
<<Regina, che ti prende?>> chiese Lotho quasi in ansia.
<<Che mi prende? Il mio regno è andato! Lo vedi? Andato>> i suoi occhi si illuminarono ancora di più poi abbassò la testa e i capelli le finirono davanti al viso. Le sue spalle cominciarono a tremare. Stava piangendo? Proprio mentre Lotho fece per avvicinarsi lei cominciò a sussurrare qualcosa di incomprensibile. Alzò la testa di scatto e tornando seria si rimise a sedere sul suo trono. Aveva un'espressione di supremazia scolpita sul volto.
<<Vedo che mi hai portato uno spuntino>> disse indicando con un cenno della testa Lexy.
<<Lei sta con noi>> disse Jeremiah. Regina puntò il suo sguardo glaciale su di lui. Regina sparì dalla mia vista e comparve difronte a Jeremiah. Non l'avevo neanche vista muoversi.
<<E tu chi saresti?>> chiese suadente. Jeremiah serrò la mandibola e mantenne lo sguardo dritto davanti a sé senza guardare Regina.
<<Perché non mi rispondi?>> chiese con voce infantile arricciando le labbra. Vedendo che lui non era intenzionato a rispondere sbuffò contrariata poi si girò verso di me. In viso aveva uno strano ghigno. Provai a leggere qualunque cosa le stesse passando per la testa ma era impossibile. I suoi pensieri non avevano un senso, andavano e venivano a loro piacimento.
<<C'è confusione qua dentro, vero?>> chiese puntandosi un dito sulla tempia, gli occhi ancora luminosi.
<<Regina!>> una voce maschile la chiamò, veniva dalla nostre spalle. Prima di voltarmi a vedere chi fosse notai gli occhi di Regina tornare normali e rasserenarsi. Si fece largo tre di noi correndo alle nostre spalle, verso chiunque l'avesse chiamata, con gli occhi lucidi. Ci girammo tutti colti un po' alla sprovvista da questo suo cambiamento repentino. Regina si gettò tra le braccia di un arum dalla pelle nera. Era un abbraccio sincero e potevo sentire Regina piangere mentre il ragazzo le sussurrava delle parole in una lingua a me sconosciuta per tranquillizzarla.
<<Raddack?>> domandò Lotho. Mi girai verso di lui, lo conosceva? Raddack alzò la testa continuando ad abbracciare Regina. Guardai prima Lotho e poi il ragazzo. Sul volto del primo era dipinta un'espressione che diceva: io te lo avevo detto, mentre il secondo sorrise beffardo.
<<L'ultima volta che ti ho visto non eri così importante>> Raddack si liberò gentilmente dell'abbraccio e venendo difronte a Lotho si piegò in un inchino teatrale.
<<Lieto di essere al suo cospetto>> disse con la voce colma di ironia.
<<Che figata, non ho mai visto un arum nero!>> esclamò Alex che ricevette una gomitata da Seline.
<<Ehi, che c'è?!>> si lamentò il ragazzino. Raddack si raddrizzò e rivolgendo il suo sguardo affilato ad Alex rispose: <<Sono unico nel mio genere>>.
Lo stile di Raddack mi colpì particolarmente. Non era come tutti gli altri arum, lui aveva un aspetto più raffinato ed elegante. I capelli dello stesso colore della sua pelle erano ricci e corti. La pelle scurissima metteva ancora più in risalto gli occhi celesti e il loro taglio era allungato, caratteristica strana e particolare. Labbra carnose. All'orecchio destro portava un orecchino da cui pendeva un ciondolo a forma di piuma che andava a sfiorare il tessuto della sua camicia bianca. Sopra alla camicia dalle pieghe morbide portava un corsetto nero ornato da decorazioni color argento. Quest'ultimo slanciava ancora di più la sua postura ed evidenziava le spalle larghe e la vita stretta. I pantaloni in pelle lucida gli fasciavano perfettamente le gambe lunghissime mentre ai piedi portava degli stivali. Raddack mi guardò diffidente.
<<Sono dalla vostra parte>> puntualizzai mentre con la coda dell'occhio vidi Jace che faceva sedere Lexy sul pavimento.
<<Sei come loro, non mi fido di te>> disse Raddack affiancandosi a Regina e avvolgendogli un braccio intorno alle spalle mentre lei gli avvolse il braccio attorno alla vita.
<<Ci si può fidare di lei>> disse quasi scocciata Regina. Strabuzzai gli occhi quando sentii la sua affermazione e lei notandolo aggiunse: <<Questo non vuol dire che ti ho perdonata per avermi rotto il naso>>.
Raddack trattenne una risatina: <<Quindi sei tu, devo farti i mie complimenti>>
Ero confusa.
<<Hai tirato un pugno a Regina e sei ancora viva, complimenti>> disse facendo spallucce.
<<Ha ragione, Regina è molto vendicativa>> affermò Lotho.
<<Raddack, trova delle stanze per i nostri ospiti io intanto devo parlare con Lotho... A, la biondina penso che vorrà dormire con lui>> disse Regina dirigendosi verso di Lotho. Nel farlo mi passò di fianco e mi lanciò un sorriso da vipera.
<<Non c'è bisogno di parlare in privato>> disse Lotho guardando Regina impassibile.
<<Invece sì>> detto ciò cominciarono ad allontanarsi da noi.
<<Seguitemi ragazzi>> ci invitò Raddack con un cenno della testa.

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Salve a tutti😊
Ecco qua un altro pezzo di avventura. Spero di aver reso bene l'instabilità mentale di Regina. 
Nel prossimo capitolo scoprirete anche come si sono conosciuti Lotho e Regina e come lei è salita al trono.

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