Mentre aspettavo il ritorno di Jake buttai fuori dai polmoni tutta l'aria che avevo trattenuto sino a quel momento. Mi portai le mani al viso ma prima di toccarmi la pelle le allontanai con una smorfia per via del sangue di cui erano imbrattate. Passai le mani sulla stoffa leggera dei pantaloni per pulirmele poi mi sedetti per terra aspettando. La testa mi pesava, mi faceva male e avevo una stana voglia di mettermi a piangere. Non ne avevo motivi ma sentii comunque i miei occhi riempirsi di lacrime. Nel tentativo di trattenerle incominciarono a pizzicarmi gli occhi e la vista si appannava sempre di più come se stessi guardando da dietro un vetro sporco. Due, tre, quattro minuti ad aspettare che Jake facesse ritorno. Cinque, sei minuti per tentare di non piangere. Sette, otto minuti e la prima lacrima scese sulla mia pelle ghiacciata. Passò un altro minuto e sentii un fruscio in lontananza. Mi alzai velocemente e mi asciugai quella lacrima solitaria infine vidi Jake prendere forma da una un'ombra densa e nera come un abisso.
<<Sono passati dieci minuti esatti, ecco il tuo telefono>> disse porgendomi un piccolo oggetto rettangolare dallo schermo luminoso. Sbattei velocemente le ciglia per evitare di piangere di nuovo e presi il cellulare. Rientrai in modalità impassibile e dissi: <<Non mi hai ancora detto i turni di guardia>>.
Inchiodai il mio sguardo nel suo poi lui rispose: <<Se puoi prendere tutte le informazioni che vuoi leggendomi nella mente perché non lo fai anche ora?>>
<<Come vuoi>> roteai gli occhi verso il cielo poi mi presi le informazioni che mi servivano. C'erano le guardie ventiquattro ore su ventiquattro e cambiavano ogni tre ore. Riportai la mia attenzione sul cellulare e digitai il numero che mi serviva seguito dal mio codice identificativo: #5E8B. Prima di inoltrare la chiamata, senza alzare lo sguardo dal cellulare, dissi: <<Puoi tornare indietro, non mi hai mai vista>>. Detto ciò sentii una folata di vento e poi non percepii nessun altro tipo di energia. Inoltrai la chiamata. Rimasi in attesa dei primi squilli ma non ce ne fu neanche un perché mi rispose subito una voce: <<Agente 5E8B identificati>>.
<<Agente White, missione Atlanta, Dedalo>>
<<Inoltro subito la chiamata ad uno dei responsabili della missione>>
<<Ricevuto>> ora sentii degli squilli che stavano ad indicare il passaggio della telefonata da un luogo all'altro. Contai mentalmente i secondi che ci misero a rispondermi e dopo quarantasette secondi parlò una voce maschile: <<Sergente Dasher, parlo con l'agente White?>>
<<Sì, sergente>>.
<<Avevamo perso le sue tracce già da qualche giorno, pensavamo che la missione fosse andata per il peggio>>
<<Ho avuto dei piccoli imprevisti ma sono riuscita ad ottenere le informazioni richieste, come procedo?>>
<<Rientra, ti manderemo dei veicoli privati per non destare sospetti negli spostamenti>>
<<Ricevuto>> e il sergente interruppe la chiamata. Non avevo chiesto a Jake dove mi trovavo quindi ritornai al tombino e ripercorsi la strada fino ad arrivare nel punto da cui ero entrata qualche giorno fa. Alzai piano piano il tombino e appena lo feci presi una boccata di aria fresca, lì sotto il feto era veramente insopportabile. Guardai che non ci fosse nessuno nei dintorni poi uscii per poi richiudere il tombino sotto di me. Il cielo cominciava ad indossare le sfumature arancioni e turchesi dell'alba e gli edifici di Atlanta, ancora addormentati, facevano da sfondo al paesaggio. L'aria fredda mi pizzicava il naso ed era impregnata da una sottile nebbiolina autunnale. Tutto intorno era silenzio. Tirai fuori dalla tasca il telefono che mi aveva dato il fratello di Lotho e diedi un'occhiata all'ora. Era relativamente presto quindi mi diressi verso la città per cercare un bancomat e vedere se riuscivo a trovare un negozio per rimediare dei vestiti prima che il sergente mi mandasse il passaggio per tornare indietro. Arrivai in centro con molta calma e ormai il sole era alto nel cielo. Per strada cominciavano a vedersi le prime macchine e le finestre delle case si illuminavano una dopo l'altra. Mentre camminavo mi ritrovai a domandarmi a cosa potessero servire le informazioni che avevo ottenuto. Non mi ero mai chiesta quali fini avessero gli ordini che mi venivano dati però questa volta ero curiosa. Arrivai difronte ad una banca ed entrai. A giudicare dalla quantità di persone che erano all'interno dell'edificio, la banca aveva aperto da pochissimo. L'unico dipendente che c'era stava sistemando dei documenti in una delle postazioni centrali e quando sentì la porta chiudersi alzò lo sguardo per controllare chi fosse entrato. Appena mi guardò un suo sopracciglio schizzò verso l'alto.
-E questa cosa ci fa qui, sembra appena scappata da un manicomio- aveva pensato l'uomo dai capelli brizzolati. Effettivamente non dovevo avere un bell'aspetto dato che avevo appena combattuto contro un arum. Per fortuna il loro sangue era nero e poteva benissimo essere scambiato per inchiostro, i miei capelli dovevano essere abbastanza spettinati e il mio viso stanco. Arrivai alla postazione e il dipendente appoggiò i fogli che aveva in mano su un'altra pila di documenti allungando una mano sotto la scrivania. Sapevo benissimo che stava prendendo una pistola. Sorrisi nel modo più innocente possibile poi dissi: <<Salve, dovrei ritirare del denaro>>.
Sempre tenendo la mano dove l'aveva posizionata, fece un falso sorriso e rispose: <<Mi scusi signorina, ma non ha un aspetto molto raccomandabile>>.
<<Ho passato una pessima notte, le assicuro che non ho intenzioni negative... sono una dipendente del governo>>
<<Dovrei verificare>> disse dubbioso.
<<Certo, può digitare il mio codice di identifica>>
<<E quale sarebbe?>>
<<5E8B, sono un'agente>> specificai sapendo che sui database era registrato che ero un'agente del corpo di polizia di Las Vegas. L'uomo digitò il codice sulla tastiera poi confrontò il mio viso con la foto che era presente sul computer.
<<Come mai è conciata così signorina White?>> chiese riportando la mano sulla scrivania vicino alle penne.
<<Non sono tenuta a rispondere, ora posso ritirare i miei soldi?>> chiesi gentilmente sorridendogli.
<<Certo, che somma le serve?>>.
<<Trecento dollari dovrebbero bastare>> dissi pensando al viaggio di ritorno e decisi che era meglio non portare con me somme troppo alte. Se mi sarebbe servito altro denaro mi sarei fermata da qualche altra parte.
<<Potrebbe mantenere privato il ritiro di denaro fino domani mattina? Sono sotto copertura e ho bisogno di non essere rintracciabile>> aggiunsi.
<<Certo, si può fare... ho solo bisogno di una sua firma>> disse allungandomi una penna e un foglio appena uscito dalla stampante. Mi avvicinai alla scrivania e firmando mormorai un grazie. Una volta firmato il documento ricevetti i miei soldi dentro ad una busta. Uscii dalla banca che erano le sette e mezza, la città aveva preso vita. Le macchine viaggiavano avanti e indietro sulla carreggiata, le persone camminavano a passo svelto sui marciapiedi, ogni tanto si vedeva un ciclista passare e l'aria era impregnata dell'odore del metano delle macchine. Arricciai il naso poi fermai un passante ricevendo un'occhiata stranita e gli chiesi dove potessi trovare un negozio di abbigliamento. Camminai per qualche metro e poi entrai nel negozio che mi era stato indicato. La stanchezza si faceva sentire e mi passai una mano sul volto. Comprai un paio di jeans stretti e chiari, un maglioncino di lana blu, della biancheria intima, dei calzini e delle scarpe nuove. Andai alla cassa pagai tutto e uscii dal negozio con una busta in carta marone. Mi feci indicare un hotel dove potessi andarmi a pulire. Arrivai alla reception e pagai dieci dollari per stare un'ora. Mi lavai due volte per mandare via del tutto il sangue di Jake poi indossai quello che avevo comprato e infine mi asciugai i capelli. Tornai alla reception salutai ed uscii. Una volta fuori sentii il telefono squillare. Sullo schermo c'era un nome che non conoscevo e probabilmente era un amico di Jake quindi riattaccai. Subito dopo il telefono prese a squillare di nuovo ma questa volta era un numero del Dedalo.
<<Agente White>> risposi.
<<Ci serve la posizione, poi la veniamo a prendere>>.
Diedi il nome dell'hotel e aspettai circa quindici minuti prima di veder arrivare un SUV nero con i vetri oscurati.
-Sali- pensò chiunque ci fosse dentro e così feci. Salii nel sedile posteriore. L'abitacolo profumava di pino. Nel posto di fianco al mio c'era un uomo in divisa e dall'altro lato un ragazzo più giovane sempre in uniforme, alla guida c'era un uomo in giacca e cravatta mentre nel posto del passeggero era seduta una donna dai capelli biondi legati in una severa coda alta. Mi girai verso l'uomo alla mia destra e lui fece lo stesso.
<<Sono il sergente Dasher, piacere di conoscerla agente White.>> disse presentandosi poi, facendo un cenno verso la donna che ora si era voltata, aggiunse <<Lei è Nancy. E' lei che ha organizzato la tua spedizione>>. Come mai era venuta anche lei? Insomma, è un pezzo grosso. Che motivazione c'era per farla scomodare dalla suo trono?
<<Ciao Layla... posso chiamarti per nome?>> chiese Nancy con un sorriso finto stampato sulle labbra. Volevo leggerli nel pensiero ma le menti di tutti quelli a bordo del veicolo erano vuote. Sapevo che era impossibile pensare al nulla quindi qualcuno aveva insegnato loro qualche strano metodo per isolare i pensieri. Non sapevo fosse possibile. Annuii per rispondere alla sua domanda poi lei continuò: <<Stavamo per mandare un alto agente per sostituirti, pensavamo che la missione fosse andata per il peggio poi è arrivata la tua chiamata. Deduco che tu abbia le nostre informazioni e magari anche qualcosa in più dato tutto il tempo che hai impiegato.>>.
Nell'auto non volava una mosca. Anche il rombo del motore arrivava molto attutito, quasi come un sussurro. Aprii la bocca per rispondere ma il mio cuore prese a galoppare preso alla sprovvista da uno strano senso di ansia. Non sapevo spiegarmi questa sensazione o forse sì. Stavo per dare delle informazioni molto importanti a delle persone altrettanto importanti e non avevo la minima idea di come avrebbero sfruttato tali informazioni. Serrai le labbra in una linea sottile.
<<Ti ascoltiamo Layla>> disse freddamente il sergente. Avevo lo sguardo di entrambi puntato addosso.
<<Prima potrei sapere a cosa vi servono queste informazioni?>> chiesi sicura al cento per cento di ricevere una risposta negativa.
<<Certo, giustamente vuoi sapere di cosa fai parte...>> disse Nancy mentre il sergente si girò di scatto verso di lei come se fosse sorpreso dalla sua risposta.
<<Calmati Jason, penso che la signorina White si meriti di sapere a cosa ha preso parte>>. Il sergente tornò ad appoggiare la schiena sulla stoffa del sedile. Nancy riprese a parlare: <<Come ben sai gli arum sono il nemico naturale dei luxen. Però mentre gli arum si fanno gli affari loro e ogni tanto decidono di uccidere un luxen per nutrirsi, quest'ultimi hanno un'esagerata mania di protagonismo>>
Ero confusa: <<Questo cosa vorrebbe dire, cosa c'entra con le informazioni che mi avete chiesto di trovare?>>
Nancy accennò un sorriso vero: <<Noi non vogliamo che tutta la razza umana sappia dell'esistenza aliena, sarebbe una catastrofe. I luxen continuano ad esporsi troppo e anche se la buona parte viene tenuta sotto controllo da noi, il rimanente fa un po' quello che vuole. Ed è ora che entri in gioco tu. Le informazioni che ci darai ci serviranno per fare irruzione nel mondo degli arum per poi arruolarne il più possibile con le buone o con le cattive maniere. Abbiamo bisogno di qualcuno che sia in grado di tenere a bada anche i luxen più vivaci e poi, se la fortuna vuole, potremmo studiare anche la loro razza>>
<<In poche parole volete schiavizzarli?>> chiesi sbigottita. Sapevo quanto era brutto vivere o comunque lavorare per Dedalo. Io non ho mai conosciuto dei posti, differenti da quello, da poter chiamare casa. Sono cresciuta tra delle mura bianche e asettiche. Sono stata cresciuta come un esperimento e poi sono stata allenata per diventare una macchina da guerra vivente. La maggior parte degli agenti che lavorano per Dedalo, come faccio io, sono stati cresciuti tutti come me.
<<Non la definirei una schiavizzazione, è solo un bisogno. Abbiamo bisogno del buio per tenera a bada la luce e penso che tu possa comprendere quello che vogliamo fare. Ne va del bene della razza umana e della serenità sulla terra>>
<<Lo fate veramente per altruismo o è solo paura?>> il mio sguardo divenne freddo e affilato. Stavano perdendo concentrazione e ora riuscivo a captare qualche pensiero qua e là ed ero sicura di aver percepito della paura.
<<Paura di cosa?>> chiese ingenuamente lei.
<<Di perdere il controllo>> dissi fissandola negli occhi <<Proprio come sta succedendo ora, le vostre difese si stanno abbassando>>
Nancy ruppe il contatto visivo agitandosi sul sedile mentre Dasher si irrigidì di fianco a me. Sorrisi.
<<Non avete speranze contro gli arum, noi origin siamo troppo pochi per sottometterli tutti a meno che non vogliate smollargli addosso la nuova generazione. Il loro capo ha degli opali incastonati lungo la spina dorsale quindi vi lascio immaginare da soli la sua potenza mentre gli altri sono circa un migliaio. E sono solo quelli residenti lì, ce ne sono altrettanti che vanno e vengono. Le entrate sono sorvegliate ventiquattro ore su ventiquattro, come pensate di entrare?>>
Nancy si ricompose e con tono pacato disse: <<Se sarà necessario faremo scendere in campo anche la nuova generazione>>. Mentre nominò i piccoli origin mi venne in mente Luc, doveva essere successo qualcosa di grosso se era riuscito a scappare.
<<Come stanno i piccoli origin, sono ubbidienti?>> domandai.
<<Come... io non stavo pensando a loro>>
<<Ne è scappato uno, ed è venuto a chiedere degli opali al capo degli arum poi se ne è andato>> non me la sentivo di usare il nome di Lotho.
<<Abbiamo avuto un problema, ma è tutto risolto... sono più forti del previsto>>
<<State sfornando dei mostri sempre più letali ma non vi accontentate mai... quando vi accorgerete che giocare con madre natura non è uno scherzo?>>. Sapevo cosa voleva fare il sergente: aveva intenzione di tirarmi uno schiaffo e di impormi di stare zitta.
-Ti abbiamo creata noi, tu non sei nessuno per dirci cosa e come farlo!- stava pensando. Non gli avrei permesso di mettere in ginocchio un'altra razza.
<<Dacci le nostre informazioni, quante e dove sono le entrate alternative?>> domandò il sergente. Sembrava tranquillo ma in realtà aveva già la mano sulla fondina della pistola. Puntai le mani nella stoffa del sedile poi dissi: <<Non intendo rispondere>>. Nello stesso istante che Jason tirò fuori la pistola io diedi di calcio all'altro soldato vicino a me. Lui non ebbe il tempo di reagire che si ritrovò a rotolare, insieme alla portiera, sull'asfalto. Dasher sbraitò qualcosa mentre Nancy urlò al guidatore di fermarsi. Saltai giù dalla macchina e cominciai a correre sentendo subito il rumore di uno sparo ed una fitta alla coscia. Ignorai il bruciore e invece di curarmi incanalai tutta la mia energia per correre tanto veloce da diventare invisibile all'occhio umano. Tornai indietro. Passai davanti all'hotel, al negozio e poi al bancomat. Nel giro di pochi minuti mi ritrovai di nuovo in periferia e infine difronte al tombino. La gamba mi pulsava quindi diedi un'occhiata. Feci una smorfia quando capii che era un proiettile a base di onice. Per i luxen è mortale mentre a noi rallenta solo la guarigione. Estrassi il proiettile dalla gamba e imprecando per aver già rovinato i vestiti nuovi strappai una manica del maglioncino che mi legai alla gamba. Ora che la ferita era a posto scesi di nuovo nelle fogne.
---------------------------------------------------------
Ed ecco anche il quinto capitolo😁
Spero che la storia vi stia prendendo ✨
STAI LEGGENDO
Shining darkness
FanficA Layla White, soldato del Dedalo, viene assegnato il compito di ottenere alcune informazioni riguardanti il regno degli arum per motivi a lei sconosciuti. La ragazza riuscirà ad entrare nel regno, ma riuscirà ad uscirne? Curiosità, sentimenti e una...