Capitolo 1

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Un posto nuovo, aria nuova e soprattutto gente nuova.

La nostra casa in montagna era l'unica che pensavo di non vedere mai nella mia vita, dopo lo stile di vita che conducevo giù in città. Non che fosse strano.

Era una piccola villetta con il tetto color indaco e le mura beige, 3 vani a dire la verità. Era abbastanza spaziosa e in fin dei conti eravamo solo tre persone.

Eravamo arrivati già da qualche giorno ed ero già altrettanto stufo di passare le giornate sul letto, a messaggiare con i miei amici oppure passare il tempo al pc.
Dopo tutto cosa c'era di male a fare un giro nei dintorni?
Presi le scarpe, il cellulare, il portafoglio e le chiavi.

Uscii per fare un giro, senza il bisogno di avvisare.
Tanto non v'era nulla di cui potersi preoccupare.

Una salita ripida era poco più distante e portava in alto al paese, dove la mamma mi disse che si poteva ammirare il paesaggio circostante e comprare dei prodotti genuini del posto. La gente la maggior parte possedeva terreni tendendo a coltivare da se.

Salii, e il paesino era stranamente deserto. Erano le 15:00 del pomeriggio, non che mi aspettassi chissà quale movida... In effetti c'era solo un anziano a prendersi cura del suo piccolo giardino, delle panche, un piccolo gazebo di frutta e una chiesa.
Un muretto più in là dove affacciarsi.

Non avevo mai visto niente di simile in tutta la mia vita, ma si poteva ammirare davvero molto all'orizzonte. Città, mare, e alle spalle colline. Era un senso unico, raro da vedere. Per uno come me abituato a vedere auto, gente, sentire rumori continui, smog.

Era strano respirare quell'aria così pulita.

Era strano persino che mi ci trovassi a riflettere, come se mi fosse mai importato.

Spostai lo sguardo su una panchina poco distante da dove mi trovavo e d'un tratto la vidi.
Si poteva paragonare alla bellezza di un cigno, di una statua greca scolpita nel marmo con la massima delicatezza.
Morbida all'occhio ma rigida al tatto.
Non avevo mai visto nulla di così bello.

Era la ragazza più bella che avessi mai visto.

"Hai intenzione di fissarmi ancora per molto?" Disse distraendomi dai pensieri più inconsci.

"Dici a me?" Risposi indicandomi. Che stupido, non vi era nessun'altro attorno.

"Beh, sei l'unico ragazzo qui presente che mi sta fissando quindi si, dico a te." Sorrise.

Non avevo mai visto un sorriso così splendido, era puro, bianco, nessuna traccia di roba che potevi trovare in città.

Se ci fosse andata, si sarebbe solo macchiata di grandi peccati.

E ne ispirava davvero tanti.

"Mi chiedevo cosa stessi facendo lì impalata." Le chiesi di getto.
Che modo barbaro di porsi, probabilmente avrei dovuto prendere lezioni di galateo...

Era la grazia di un cigno in persona e io... Potevo avere solo la grazia di un carro armato.

"Pensavo a quanto potesse essere bello essere normali, essere una semplice ragazza di città, fare tutto ciò che fanno... Beh quelli come te." Prese a guardarmi intensamente negli occhi.

"Quelli come me? Davvero non sai quello che dici. In città saresti una grande mira. Perché sei diversa, nel senso dalle ragazze che sono abituato a vedere. Il fatto di vivere quassù ed essere così diversa è evidente, non pensare sia così sana la vita di città, io quassù sto respirando per la prima volta, ma per davvero."

Era vero, ma avevo cominciato a respirare con più attenzione quell'aria quando avevo visto lei.

"Hai ragione, perché essere come gli altri. Scontati, nocivi, e soprattutto superficiali. Quando si può imparare a riflettere."

Una leggera brezza mosse il suo vestito color lavanda, e i suoi capelli color arancio.

Era la prima volta che mi soffermavo sui dettagli di una ragazza.

Gli occhi color cervone, le sue labbra fini e delicate, il sorriso puro di chi non aveva mai avuto alcun tipo di esperienza perversa e l'ingenuità di una vergine.

"Sei nuovo di qui? Non credo di averti mai visto." Mi chiese curiosa.

"Sono qui in vacanza per un mese, la mia famiglia quest'anno mi ha portato in questo buco del mondo." Risposi con non chalance, tirando fuori un pacchetto di sigarette. Mi ero portato una stecca apposta, volevo mischiare la purezza con il peccato, chissà che gusto avrebbe avuto se mi fossi mischiato con lei.

"Fossi in te non lo farei, ma la scelta è tua. Dunque il tuo nome?" Mi chiese venendo verso di me.

"Mi chiamo Aron, e tu?" Tirai. Uno, due, tre tiri. Non mi toglievano il respiro come quando lei parlava e mi guardava con così tanta innocenza.

"Puoi chiamarmi Luna. Un nome un po' strano vero?" Sorrise per poi attorcigliarsi una ciocca arancione fra le dita affusolate.

"No, affatto. È forte. Sei l'opposto della luna, beh sei il sole fatto a persona." Ricambiai il sorriso per l'assurdità che avevo appena detto, peggio un adolescente in preda agli ormoni e alle prime armi con le ragazze.

"Si, hai ragione. Ma chi ti dice che non abbia la luna nascosta dentro?" Il sorriso svanì e ne rimase solo una frase sospesa nel vento.

Gettai il mozzicone di sigaretta oltre il muretto e la guardai persa nei suoi pensieri.

Chissà...

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora