Capitolo 25

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Entrammo nel locale piuttosto affollato per essere in piena mattinata, tavolini fuori con gente intenta a farsi un aperitivo o un cocktail e il mio sguardo vagante alla ricerca del suo.

Non mi era sembrata una cattiva idea andare in quel posto, ma notai la differenza di abbigliamento della gente che lo frequentava.
Avevano tutti uno stile abbastanza dark e in quel momento sperai di non vedere Luna conciata in quel modo.

"Sai non avevo mai messo piede in questo posto, forse per la paura di vederla ridotta in chissà quale stato.
E probabilmente ho sbagliato, perché invece di proteggerla le ho lasciato il via libera." Disse Julian mettendo in chiaro il suo senso di colpevolezza.

A chi piacerebbe vedere una sorella o fratello ridotto a schifo?

"Beh non serve nemmeno che fatichiamo a trovarla, è seduta a quel tavolo lì in fondo con quella decina di persone. Non mi piacciono affatto!" Sputai acido.

Noi eravamo lì per lei e lei faceva comunella con gentaglia.

I miei nervi rimasero saldi per ben poco, sino a quando non vidi che Luna era alle prese con un ragazzo seduto affianco a lei che le mise una mano al collo attirandola a sé e infilandole la lingua in bocca, lei in risposta continuò a baciarlo con tanta passione davanti a quelle persone che si godevano lo spettacolo.

Che razza di persona era quella che stavo guardando?

Il mio cuore perse un battito.

Senza che me ne rendessi conto io e Julian eravamo già davanti al loro tavolo a fissarla sotto gli occhi curiosi dei suoi amici.
Non si era accorta di noi, ma io mi ero accorto benissimo di quanto io e suo fratello volevamo sbatterla fuori da quel posto.

Fui preso da un attacco di rabbia e gelosia improvvisa.
Così mi avvicinai a loro e tirai il ragazzo per i capelli staccandolo da lei per poi dargli un pugno in faccia facendolo cadere a terra.

Tutti i ragazzi si alzarono improvvisamente dai loro posti e Luna invece si alzó spaventata e terrorizzata da quella scena.
Forse anche un tantino arrabbiata.

"Cosa cazzo ci fate voi qui? Mi avete seguita? Ora non posso uscire con i miei amici? Non basta che ora sei in casa mia?" Urló rabbiosa nei miei confronti.

"Uscire con gli amici non comporta infilare la lingua in bocca ad ogni ragazzo appartenente alla tua comunella, perché non è l'unico con cui lo hai fatto vero? Chissà magari gliel'hai pure data!" Le urlai di rimando guadagnandomi un ceffone da parte sua.

"Io ti odio e non voglio saperne niente di te, come devo dirtelo!? Sono libera di fare il cazzo che mi pare e persino di scopare con chi mi pare, non credo che la cosa ormai ti riguardi più." Disse cercando di trattenere gli occhi ormai lucidi e carichi di orgoglio.

Fu come ricevere un calcio nello stomaco, perché in fin dei conti aveva ragione. Lei ed io non eravamo più niente eppure sono tornato per lei.

E perché questo non le entrava in testa?

Mi massaggiai la guancia dove mi aveva lasciato stampa della sua cinquina e mi limitai ad osservare il suo gruppo che quasi scandalizzato ci osservava.
Due di loro aiutarono il ragazzo steso a terra a rialzarsi, alquanto stordito dal colpo.

"Tu non scoperai proprio nessuno perché da questo momento in poi non uscirai di casa senza di me! Sono stato chiaro?" Julian la rimproverò per poi prenderla dal braccio e trascinarla fuori.

Li seguii rimanendo dietro di loro con lo sguardo verso il basso, ero pieno di vergogna per tutto.

"Aron!" Quella voce fu un grande salto nel tempo e non appena mi voltai mi ritrovai di fronte a coloro che, avevano promesso di sostenermi.

"Ginevra! Evan!" La mia voce suonò incredula persino per le mie stesse orecchie.

Ero incredulo e non sapevo nemmeno se arrabbiarmi con loro perché non avevano impedito che lei arrivasse a essere una persona totalmente diversa da quella che era. Avevano garantito che le sarebbero stati accanto!
E invece non avevano fatto nulla.

Ginevra era cambiata.

Sembrava essere diventata l'opposto di quel che era.
Indossava un paio di jeans, degli stivali e un cappotto nero.
I capelli erano sempre corti e il trucco più leggero.
Potei dire di trovarla persino più carina di quando la conobbi.
E non era tutta vestita in nero come la ricordavo.

Evan invece era più sportivo, indossava una tuta, delle adidas e un woolrich.
I capelli leggermente più lunghi.

I loro sguardi increduli erano fissi su di me.

"Ma ciao, e voi dovevate starle vicino vero? Avete permesso che diventasse questo!" Dissi voltandomi e indicando Luna che discuteva poco più distante con suo Julian.

"Aron, mi dispiace tanto! Ma lei ci ha tagliati fuori dalla sua vita quando abbiamo cominciato a dire che stava sbagliando, perché abbiamo cominciato a notare i suoi cambiamenti e le compagnie che stava cominciando a frequentare. Una sera l'abbiamo beccata ubriaca seduta fuori casa a fumarsi una canna. L'abbiamo rimproverata e abbiamo giurato di non dire niente, ma che doveva smettere. Le parlavamo di te e del fatto sei dovuto andare via per a causa della tua famiglia, ma lei non ha mai creduto a una sola parola.
Ha pensato che fossi come tutti gli altri, che volevi una sola cosa da lei e che per pulirti le mani della situazione l'hai aiutata a guarire dalla malattia per poi sparire.
Ci ha allontanati perché sapeva che eravamo dla tua parte e ci ha sbattuto in faccia il fatto che lo stile di vita che aveva intrapreso era lo stesso che facevamo noi.
Ma dopo che lei si è ripresa dalla malattia, io in realtà ho smesso con quella merda.
Per una serie di motivi!
Ho aperto gli occhi e lei invece sembra che ci abbia messo le banane." Ginevra parlava con gli occhi ormai colmi di lacrime.

Si sentiva colpevole e impotente perché non era riuscita a mantenere una promessa che in fondo mi aveva fatto.

Ma dopo aver saputo tutto ciò che altro potevo dirle?

Certe cose non si possono evitare.

Così mi avvicinai a lei e l'abbracciai.

Avevo trovato un amica e lei aveva ritrovato un amico.
Ci avevamo rimesso tutti qualcosa in quella storia.

"La seguiamo di tanto in tanto senza farci vedere... Sai per controllare che non faccia nulla di folle.
Non è gente affidabile quella che frequenta e sono convinto che se le accadesse qualcosa la lascerebbero al suo destino." Disse Evan mantenendo un tono calmo, ma rotto dall'emozione.

Sapevo di cosa parlava.

Di quando una ragazza viene stuprata e lasciata lì agonizzante nel suo dolore.

"Scusami per lo sfogo Aron." Disse Ginevra staccandosi e asciugandosi le lacrime.

"Teniamoci in contatto, avrò bisogno di voi. Non posso farcela da solo." Dissi per poi voltarmi e guardarla di nuovo.

Mi stava fissando assieme a Julian. Aveva uno sguardo strano e quasi stupito... Forse perché non aveva mai visto me e i suoi ex amici andare d'accordo. Forse non sapeva di quando quel giorno che lei si era sentita male, come ci eravamo uniti.

"Prima che tu possa pensare mille cose, sappi che conosco quello sguardo." Ruppe il silenzio Ginevra.

"Ah si? E che sguardo ha?" Risposi ironico.

"Gelosia Aron. Lei tiene ancora molto a te."

Risi divertito da quell'affermazione, perché da come si comportava sembrava l'opposto.

Però in cuor mio sapevo che non stava mentendo.

E che nel cuore di Luna c'era ancora una traccia di quel bocciolo di Rosa che era il nostro amore.







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