Capitolo 9

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I miei amici non facevano altro che scrivermi ed io non facevo altro che ignorarli.

Avevo improvvisamente imparato ad avere una visione diversa della vita, una visione che loro non avrebbero potuto mai capire.

E mi dispiaceva.

Pensavo a quando sarei tornato in città, improvvisamente un lampo lancinante mi venne al petto.
Non mi ci ero soffermato a pensarci fino a quel momento.

Io non sarei rimasto.

Non avrei più rivisto Luna.
E che sostegno sarei mai potuto essere se non sarei potuto restare al suo fianco?
E se lei fosse venuta con me in città?

Sorrisi al pensiero.

Non era la ragazza da portare in città, la paura mi fece aggrovigliare le viscere. Perché si sarebbe solamente rovinata.
E tutti i principi che la mantenevano come ragazza sarebbero crollati nel giro di qualche settimana.

Ne ero sicuro.
Era la vita frenetica che faceva questo effetto, come quella tranquilla di questo posto aveva cambiato il mio modo di pensare o persino di essere.

Non sarei ritornato lo stesso Aron di sempre.

E forse era meglio così.

Uscii presto.

Primo pomeriggio.

Il sole scaldava la pelle e la natura profumava di fresco.

Non v'era odore di salsedine, di sabbia...

Per quanto in quel momento immaginai Luna con i piedi nudi alla riva della spiaggia, con gli occhi sognanti verso il crepuscolo.
Quell'immagine venne sostituita da lei che correva in un enorme prato fiorito.

Sapeva di Primavera.

Lei sapeva di tutto.

Era diventata un ossessione sconvolgente quella ragazza, mi sentivo pieno di lei e allo stesso tempo non era successo nulla di che.

Andai su, al nostro solito posto.
Superato il parco, vidi Ginevra e Evan.
Lui mi ignoró completamente.
Lei invece mi fece un cenno.

Era strana quella ragazza.

Era una giornata tranquilla, fin troppo. Per un po' mi ansiai, la classica calma prima della tempesta?
Speravo di no a dire il vero.

Mi sedetti sulla panchina e pensai, mancava poco al 15 Agosto.
Cosa potevo fare quel giorno? Per renderlo speciale ed indimenticabile per lei?

Volevo fare qualcosa, organizzare un qualcosa per lei.
Farla sentire il centro del mio mondo, perché era questo che meritava.
Perché per tutto il tempo lei mi faceva sentire il centro del suo.
Con poche parole e semplici gesti lei sapeva come far vibrare il mio cuore.

Era un arte.

Vedere un mondo in un granello di sabbia e un paradiso in un fiore selvatico, tenere l’infinito nel palmo della mano e l’eternità in un’ora.

Mi venne in mente una citazione che lessi da qualche parte di recente.

In lei così piccola e fragile vedevo il mio mondo prendere forma, nelle sue ombre vedevo il paradiso nascosto della sua anima, lei che con le sue mani portava felicità ovunque andasse, ma soprattutto nei più brevi dei tempi era come se fosse un eternità passata al suo fianco.
Senza cognizione di tempo e spazio.

Se avessi potuto, l'avrei scolpita nella roccia.

Ai miei occhi era come una Dea.

Mi sentii stranamente depresso.

D'un tratto tutta la voglia di tornare in città era scomparsa, non mi interessava più, se avessi potuto sarei rimasto.
Era strano che in così poco tempo fossero successe tante cose in maniera così intensa da sconvolgermi la vita.

Forse in realtà non avevo mai vissuto davvero.

"A che pensi plebeo?" La sua voce risuonó nelle mie orecchie.

Sorrisi per il nomignolo che mi aveva appena affibbiato.

"Mi reputi mediocre, a tal punto?" Le risposi ironico.

Non ero stupido a riguardo.
Ero bravo in storia e non poteva considerarsi una cosa da poco.

"Assolutamente no, anzi sono felice che tu abbia compreso il senso. Così di solito chiamo Evan e non ha mai capito perché. Sono contenta che tu ti sia distinto. Beh, ti sei sempre distinto." Si avvicinó lasciandomi un dolce e casto bacio sulle labbra, impedendomi di ribattere per il paragone con Evan.

Non era importante.

Indossava un vestitino nero a motivo floreale. Tra il rosa e il verde.
Dei sandali beige e i capelli raccolti in una treccia laterale.
Non avrei mai smesso di guardarla come si ammiravano le statue greche stampate sulle pagine dei libri di storia dell'arte.

Era questo per me.

"Hai mai fatto l'amore con qualcuno Aron?" Sgranai gli occhi a quella strana e improvvisa domanda.

Non era solito che una ragazza me lo dicesse in maniera così, semplice? O diretta.
Di solito ero abituato al termine sesso o scopare.

Fare l'amore era un altra storia.

"No direi di no, le mie avventure se così vuoi definirle... Sono state tutte solo a puro piacere fisico. Sesso. Non ho mai avuto un rapporto che incanalasse il sentimento e a renderlo profondamente legato a questo in maniera più intensa. Ma è una cosa a cui non ho mai nemmeno pensato. A dir la verità non credo di essermi mai innamorato fino a provare così tanto.
Non lo so, è un discorso che mi sta confondendo..." Risposi imbarazzato.

Io imbarazzato... Se lo avesse saputo Tommy mi avrebbe preso per il culo a vita. L'argomento sesso non è mai stato tabù per me.

Eppure...

Non potevo di certo dirle che mi sentivo innamorato di lei e che non avevo mai amato nessuno fino a quel momento.
Mi sentii uno stupido, ma non volevo apparire per il vero stronzo che ero prima di mettere piede in quel luogo.

"Mi dispiace scusami, forse ti sembro un po' invadente. Più che altro volevo cercare di capire com'è il legame fisico con il sentimento." Spiegó semplicemente evitando il mio sguardo.

Capii...

Era ancora pura come i fiori di Primavera che sbocciavano in pieno Aprile.
E non vi era cosa più bella che risplendesse nel suo sguardo innocente.

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora