Capitolo 13

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Mi svegliai tardi quella mattina.
Vi era una leggera ansia nell'aria e i rumori delle voci dei miei che urlavano si sentivano fino alla mia stanza.
Era quasi mezzogiorno e io avevo dormito tutta la mattina.

Quello che era successo quella notte, beh non avrei mai potuto togliermelo dalla testa.
Mi aveva prosciugato tutto.
Ogni pensiero lucido.

Ma non era tanto questo a preoccuparmi, potevo ritenerla l'esperienza più bella di tutta la mia vita.

Sentii mia madre urlare.
"Dobbiamo dirglielo, prima di andarcene! Cosa pensi che non lo verrà a sapere? Andrà a cercarla e quando lo saprà andrà su tutte le furie. Non possiamo nasconderglielo." La voce rotta di mia madre mi fece capire che era successo qualcosa di grave, qualcosa che mio padre non voleva che sapessi.

Mi alzai di corsa e andai in cucina mentre mio padre stava per risponderle.

Mi guardarono come se avessero visto un fantasma e divennero muti.

"Dirmi cosa?" Chiesi con voce flebile e ansiosa.
Sentivo qualcosa, una sensazione sgradevole che si espanse nel petto, qualcosa che mi fece sentire ad un tratto senza forze.
Avevo paura. Perché l'unica cosa per cui avrei dato di matto... Era lei.

"Aron.. Luna è in ospedale. Si è sentita male questa mattina." Ruppe il silenzio la mamma, guadagnandosi un occhiata truce da mio padre.

Sgranai gli occhi... "E tu volevi che non mi dicesse niente? Sul serio papà? Che razza di merda sei?" Per la prima volta mi resi conto di urlare contro mio padre.

"Aron non rivolgerti così a tuo padre!" Mi riprese la mamma.

Ma in quel momento il mio sguardo era carico di rabbia nei suoi confronti. Privarmi dell'unica cosa a cui avevo mai tenuto davvero? Sarebbe stato il suo più grande peccato.

"Voi non avete idea di quanto significhi quella ragazza per me! Per la prima volta nella mia vita ho imparato a guardare le cose con occhi diversi. Non mi sento più lo stesso e questo lo devo solo a lei. Quindi non venitemi a raccontare stronzate, perché fino a quando non la vedrò star bene... Io non mi muoverò da qui!"

Detto ciò mi precipitai in camera per prepararmi e nel giro di dieci minuti ero già in strada, corsi alla velocità della luce verso il paese sperando di trovare qualcuno, non avevo mai visto dove abitava Luna e con tutto il cuore sperai di trovare Ginevra o Julian... Persino quello stronzo di Evan.

Corsi verso il parco e vidi per l'appunto Ginevra parlare con Evan.

"Dobbiamo dirglielo altrimenti Luna non c'è lo perdonerebbe mai! So che non ti va a genio, ma è l'unica persona fra tante che sembra tenere davvero a lei Evan. Ho visto la mia migliore amica riprendersi! Non posso vederla crollare ancora." Sentii la sua voce che spiegava ad Evan le ovvie ragioni per cui dovevano muoversi.
Qualcosa mi disse che era di me che stavano parlando.

Non appena Ginevra mi vide corse verso di me come se avesse appena visto la luce della salvezza.

"Aron, Dio ti cercavo! Luna è in ospedale! È svenuta... La leucemia... Oddio ho paura, le ho promesso che se fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa ti avrei portato da lei. Dobbiamo andare!" Mi prese per mano e mi condusse verso la sua macchina.

La nuova Nissan Qashqai connect 2017.
Una bomba di macchina.

"Aspettate vengo voi!" Urló Evan raggiungendoci.
Lo guardai torvo, ma non era il momento di essere gelosi.

Salii avanti di fianco a Ginevra che era alla guida e Evan dietro al centro, verso di noi.

Ginevra accese l'auto e sfrecció a tutta velocità nelle stradine ripide per poi arrivare sulla strada che conduceva in città, per andare in ospedale.
L'ansia crebbe e ogni secondo sentivo di star perdendo tempo prezioso per far qualcosa.
Ma cosa potevo fare? Potevo solo starle vicino... E sperare.
Pregare...
Già pregare...

"Aron, Luna ha bisogno di un trapianto di midollo osseo. Sai il tuo gruppo sanguigno? Noi non possiamo. Non so perché io stia facendo affidamento su di te, ma qualcosa mi dice che tu puoi salvarla." Le parole di Ginevra rimbombarono nella testa come tanti aghi.

Non sapevo il mio gruppo sanguigno, avrei dovuto fare esami, accertamenti, Dio non avevo la più pallida idea di cosa avrei fatto, ma qualunque cosa avrei fatto pur di salvarla.
Se c'era la possibilità, se io ero quella possibilità... Non mi sarei di certo tirato indietro.

"Aron." Evan richiamó la mia attenzione mentre io e Ginevra ci lanciavamo occhiate silenziose.

"Mi dispiace per aver fatto lo stronzo... Non riuscivo ad accettare la realtà. Beh ecco, ti prego solo... Salvala." Poche parole... Brevi, ma concise.

Mi limitai a ricambiare il suo sguardo dallo specchietto retrovisore.
Non avevo parole.
Erano bloccate assieme alla paura in fondo alla gola.

Avrei voluto dir loro che lo avrei fatto. Che l'avrei salvata a qualunque costo, ma non potevo mettere benzina sul fuoco con la medicina.
Solo i medici, solo gli esami avrebbero detto se sarei stato in grado di salvarla.

"Cazzo!" Tirai un pugno al cruscotto preso dalla rabbia improvvisa.

La paura di perderla mi assalì e le lacrime cominciarono ad appannarmi gli occhi...

"Dai un altro cazzotto alla mia macchina e ti giuro che ti ritroverai senza coglioni."
Mi riprese Ginevra.

Sorrisi apprezzando il suo voler farmi sentire meglio con quella battuta, anche se non ci riuscì a pieno.

Guardai il cielo azzurro e limpido attraverso il parabrezza.
In quella giornata di piena estate, non c'era il sole.
C'erano le nubi, quasi come a doverci preparare al peggio.

Non doveva andare così.

"Arrivati."

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora