Capitolo 2

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Ero sdraiato sul letto con la testa rivolta verso il soffitto, era strano pensare ancora a lei e alla mia vita di città.

Erano due cose completamente diverse, ma aveva senso.

La mamma aveva preparato la cena, ed io non avevo fame. Stranamente.

Avevo solo voglia di rivederla.

"Aron, è pronta la cena vieni?" Entró la mamma in camera.

"No mamma, non ho fame." Risposi fermamente.

"Sai tesoro, su in paese c'è una piccola festa... Pensi di andare a darci un occhiata? Svaghi un po'. Non sarà come una delle tue serate in discoteca, non sarà un pub, non sarà fatta di alcol. Ma è un qualcosa." Rispose semplicemente incoraggiandomi a guardarla.

Chissà forse avrei potuto rivederla... Non le avevo chiesto nemmeno il numero di cellulare. Aron Collins, che non chiedeva un numero di cellulare ad una ragazza, questo si che era strano. Se lo avesse sentito Tommy sicuramente avrebbe detto che ero diventato pazzo.

Mi alzai dal letto e mi sistemai al meglio i capelli tirandoli all'indietro, presi dall'armadio un jeans nero e una t-shirt bianca e mi vestii.

Ero pronto, tanto era solo una stupida festa di paese.

Presi le ultime cose e uscì.

Camminai per qualche metro e la sentii... Quella voce soave che mi scaldava ogni volta.

"Aron, che ci fai qui. Vai alla festa su?"
Mi chiese venendomi incontro la bella Luna.

Era di una bellezza da togliere il fiato. Indossava un vestito lungo color senape, che metteva in risalto le sue forme e il suo corpo ben definito.
I capelli raccolti in una crocchia disordinata e un leggero trucco che velava il suo sguardo selvaggio nascosto fra le iridi verdastre.

"Ehi, si mia madre mi ha accennato qualcosa a riguardo e ho deciso di andare a darci un'occhiata." Le risposi affiancandola.

Mi guardó sorpresa, come se un ragazzo di città non potesse essere curioso di una semplice festicciola di montagna.
Il paesaggio circostante era buio e la movida era più intensa rispetto al giorno, magari era tutta la gente di quelle case che avevo visto circostanti alla chiesa.
Un piccolo borgo, se così si poteva definire.

Arrivati su dopo 500 metri circa, eccola lì. Un piccolo palco montato con una ragazza che cantava, della musica e della gente che ballava. Non vedevo niente di simile, da quando non vidi un film in TV, dove la gente indossava ancora abiti a quadri.

Imbarazzante.

C'erano luci colorate, un gazebo con una grande tavolata di dolci e specialità del posto e infine del caffè che servivano al momento.

Non avevo mai visto niente di simile.

Sembrava di essere in uno di quei film d'epoca.

"Ti va di ballare?" Mi chiese tutto ad un tratto.

Sorrisi imbarazzato, non mi era mai successo di essere invitato a ballare da una donna, per giunta in una sagra di paese con della musica stramba dove la gente girava in tondo poi in senso avverso a braccetto.

Dove sul palco oltre la musica di stereo, vi erano delle donne che suonavano il tamburello a ritmo e quasi mi vergognavo della fine che avevo fatto lassù.

Però forse non era così male come pensavo.

"Andata!"

Luna mi prese per braccio e cominciammo a ballare in maniera sfrenata in mezzo alla folla, cominciammo a ridere come se non ci fosse un domani, come se fosse l'unica cosa che potesse farci sentire liberi da un mondo logoro.

Dopo una buona mezz'ora di ballo, la donna sul palco annunció una piccola pausa per degustare delle delizie del borgo.

Nel frattempo luna mi prese la mano e mi trascinó dall'altra parte, ove ci incontrammo vicino al muretto che affacciava sull'orizzonte.
Andammo verso la panchina e ci sedemmo.

"Beh come ti è sembrato?" Mi chiese ridendo ancora presa dall'affanno.

"Non è quel genere di musica a cui sono abituato, ma è stato divertente." Risposi, prendendo il pacchetto di sigarette dalla tasca.

La posizionai fra le labbra e la accesi.

"Ahh, i vizi. Niente di più distruttivo per sé stessi." Disse alzandosi e affacciandosi al muretto per ammirare l'orizzonte scuro della sera, con le luci di quelle case che illuminavano le colline circostanti come tante piccole stelle.

"Ammetto che è bello qui. È surreale." Affermai alzandomi e andando verso di lei per affiancarla.

Luna si limitó a guardarmi curiosa, mentre ogni tiro toglieva a me un po' di respiro.

"Sei carino Aron, non mi capita di dirlo mai a un ragazzo. Non che lo abbia mai fatto, ma mi andava di dirtelo." Sorrise, ingenua abbassando lo sguardo imbarazzata.

Arrossì... Per la prima volta mi sentì preso alla sprovvista. Non mi era mai successo che una ragazza si vergognasse di parlare con me, tutt'altro.

Era un emozione strana quella che provai, un solletichio allo stomaco e un brivido lungo la spina dorsale.

Potevo aver capito solo una cosa quella sera, una cosa che mi offuscó la mente facendomi tremare.

Un pensiero.

Luna non era una delle tante.

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora