Capitolo 6

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Quel discorso mi rimase impresso come l'inchiostro di una penna esplosa su un foglio.

C'era qualcosa che quella ragazza non mi aveva detto, un qualcosa che mi avrebbe turbato e che non mi stava dando modo di respirare.

Troppo preso dalle cose per capire il problema.

Volevo sapere, ne avevo bisogno.
Era diventato un macigno e l'unica persona che poteva darmi le risposte che cercavo era Julian, suo fratello.
Era fuori discussione andare a cercare Evan e chiedergli qualcosa, ma poi chi cazzo se lo era mai cagato.

Era buio e l'aria era abbastanza fresca, tanto da indossare una giacca di pelle.
Era strano come il clima cambiasse sulle alture, poteva far caldo tanto da farti spogliare seminudo e freddo da farti coprire come fosse arrivato Ottobre.

Era strano, ma bello.

Decisi di uscire a fare un giro.
Volevo prendere aria e avevo voglia di fumare.
Notai che il mio pacchetto era ancora a metà e che da quando ero partito avevo fumato molto poco rispetto al solito.

Ripensai alle parole di Luna a riguardo.

Così preso dai discorsi dalle circostanze e da lei.
Che per la prima volta non avevo avuto la necessità di fumare una sigaretta, il che era davvero tragico.
Perché mai mi sarei negato il sapore di un po' di tabacco... O forse semplicemente avevo trovato un sapore migliore che potesse sostituirlo.

Il suo profumo di Sole, di Vaniglia, e di Pesca.
Lei sapeva d'estate.
Di sorrisi spontanei e di una fiaba.

Non ero mai stato così deciso sui pensieri, nemmeno sulle favole.

Sono sempre stato il solito ragazzo che scopa, beve e fuma.

Ed ora tutto quel che so è che quella vita in realtà non ha niente di completo, è uno schifo e no spreco.

Non ti soddisfa.

Ti diverte si, ma non ti fa sentire pienamente soddisfatto di quel che sei, della persona che sei.
Perché poi un giorno succede qualcosa e ti rendi conto di aver trovato il pezzo mancante del tuo puzzle.

Per la prima volta capì che Luna mi fece sentire compreso e apprezzato, perché potevo essere molto di più, potevo essere meglio di ciò che ero e di quello che conoscevo di me.

Lasciai il pacchetto sul letto e mi imposi un limite.

Tre sigarette fino a quando non sarei andato a letto.

Uscì e accesi la prima.

Camminai fino al paese per quei 500 metri e mi fermai davanti al parco.
Riconobbi Ginevra e Evan.

Lei mi trucidó con lo sguardo mentre Evan si alzó e mi venne incontro.

"Cosa vuoi?" Chiesi con fare più o meno minaccioso mentre aspiravo la sigaretta fra le labbra.

Come un vero e proprio stronzo, ma che ci potevo fare.

Le mie radici erano quelle in fondo.

"Stai giocando con il fuoco coglione!
Lei non ti guarderà mai come ha guardato me, non ti vedrà mai come quel qualcosa di unico.
Sei solo una distrazione prima dell'esito finale e l'unico che vorrà avere al suo fianco sarò solo io. Pezzente!" Detto ciò sputó per terra vicino ai miei piedi.

Non ci misi molto.
Gettai la sigaretta e mi fiondai su di lui con l'intento di rompergli il naso.

Pugni e ancora pugni, era una vera femminuccia.

Ginevra ci venne incontro e cercó assieme a Julian, che non avevo per niente visto arrivare di fermarci.

Evan era completamente pieno di sangue.

"Aron, sta fermo. Lascialo stare! Evan provoca, ma poi non sa come tirarsene fuori." Cercó di farmi ragionare, ma la mia lucidità era completamente andata a puttane.

"Beh allora deve imparare a farsi i stracazzi suoi prima che qualcuno invece lo faccia fuori." Risposi togliendomi le mani di Julian dal colletto della giacca.

Coglione!

"Oddio Evan, stai bene?" Luna venne correndo verso di noi, preoccupata alla vista del sangue del suo "ex?" sull'asfalto.

Non mi ci volle molto a notare il suo cambio di look, aveva un paio di jeans chiari e una maglietta a giro manica che lasciava la pelle scoperta dietro la schiena.
Un paio di scarpe da ginnastica e i capelli raccolti in una coda alta.

Era più bella del solito, trasudava bellezza da tutti i pori.

"Smettila di fissarmi Aron, guarda cosa hai fatto!" Mi disse indicandomi la sua vecchia fiamma.

Oltre al danno pure la beffa.

"Non so neanche cosa centro io con voi, tutto questo casino per te.
Una ragazza normalissima di cui potrei averne a centinaio.
Chissà cosa mi è preso." Dissi preso da una rabbia improvvisa facendo uscire gli occhi di Luna fuori dalle orbite per via delle mie parole.

Cazzo!

"Hai visto? Voleva solo quello da te! E tu che gli sei andata dietro!" Urló Evan alimentando il fuoco.

"Per l'amore del cielo Evan, sta zitto. Non è il momento!" Lo rimproverò Ginevra mettendolo a tacere.

All'improvviso le vidi... Le lacrime.
Le sue lacrime.
Quelle che dentro mi provocarono la voragine peggiore che mai avrei voluto sentire vibrare nel mio petto.

Me ne andai senza guardare in faccia nessuno.

Era un veleno ogni volta.

Continuai a salire la ripida salita e raggiunsi la piazzola dove poco più in là, c'era il solito muretto...
La panchina che affacciava sul buio della sera all'orizzonte

"Aron, aspetta." Julian.

Sigaretta numero due.

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora