Capitolo 14

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Raggiungemmo velocemente il reparto dove Luna era ricoverata quasi senza fiato in corpo, avevamo corso come matti... Di fatto gli infermieri ci guardavano incazzati per il pessimo modo in cui ci stavamo muovendo fra i corridoi.
Per quanto rispetto avrei dovuto avere, non c'era tempo quando vi era in gioco una vita.

In fondo al corridoio fuori dalla stanza vidi la sua famiglia, i suoi genitori, suo fratello e i suoi parenti.
La stavano guardando dalla vetrata trasparente che affacciava nella stanza...

Sentii il mio cuore frantumarsi.

La mano di Ginevra si poggió sulla mia spalla per consolarmi, o semplicemente per incoraggiarmi a camminare e farmi avanti.
Non avevo il coraggio di affacciarmi e guardarla lì inerme su quel letto.

Se non c'è l'avesse fatta?

Forse molti si aspettavano qualcosa da me, ma se così non fosse stato? Mi sarei portato la colpa di non esserci riuscito per tutta la vita.

"Aron!" Julian venne verso di me e mi abbracció forte, come fossi sempre stato un grande amico.

Sospirai... "Julian, sono qui per il trapianto di midollo. Voglio farlo, voglio verificare se è possibile. Devo tentare!" Gli dissi senza perdere tempo.

Julian si staccò da me e mi portò di fronte alla vetrata.

E così la vidi... Li stesa su quel letto, con tutti i tubi e gli aghi nelle vene.
Senza la sua parrucca e gli occhi chiusi, le labbra lineari la pelle diafana e le mani delicate poggiate ai lati, sul lenzuolo bianco. Mi faceva paura.
Era come se la morte fosse lì presente, pronta per portarsela via da un momento all'altro.
Sentii il cuore stringersi nel petto in una morsa letale, quasi mi mancava l'aria per respirare.
Mai avrei creduto di poter provare una simile sensazione in vita mia.

Pensai.

A tutto quello che avevo vissuto in quelle poche settimane. A come l' avevo conosciuta, ai suoi sorrisi, all'albero di pesco, i suoi tatuaggi sulla schiena, alle sue labbra delicate, ai suoi occhi felini e i suoi capelli color fuoco.

Al suo animo d'estate.

Lei era la mia estate, il suo profumo di sole era la mia spinta per alzarmi la mattina, perché era lei che volevo vedere.

Era con lei che volevo stare.

Ripensai quella notte. In quella casa abbandonata, alla candela e alla sua luce fioca, a quei raggi lunari e ai suoi respiri irregolari. A lei che ormai era diventata parte di me e mi aveva donato la sua purezza.

Calde lacrime solcarono le mie guance... Non piangevo da anni per qualcosa o meglio per qualcuno.
Tenevo a lei, più di qualsiasi altra cosa al mondo. Era dura da accettare.
Era strano anche solo pensarlo.

Il cellulare mi squilló.

I miei amici...

Se così ormai potevo ancora definirli.

Ormai mi ero dimenticato anche di loro. Tutto ruotava intorno a Luna e non era stata una cosa premeditata, non era colpa mia.

Era come se mi fossi lasciato alle spalle la mia vecchia vita e ne avessi cominciata un altra.
Il peggio doveva ancora arrivare, il ritorno a casa e la consapevolezza che tutto sarebbe tornato apparentemente normale e logoro.
Torbido e incolore...

Perché era quella la mia vita senza di lei.
Ed io non me ne ero reso conto fino a quel momento.

Julian tornò con un medico affiancato.

Sapevo cosa dovevo fare.

"Dottore sono pronto. Voglio provare, voglio farlo!" Dissi senza perdere altro tempo.

Il medico senza dire nulla annuì e mi fece segno col capo di seguirlo.

Mi guardai indietro e guardai Ginevra con gli occhi lucidi, Evan speranzoso e Julian... Con lo sguardo perso nel vuoto. Alle loro spalle all'improvviso vidi comparire anche la mia famiglia.

Erano lì... Per me e per lei.

Guardai negli occhi mia madre.

Piangeva e sorrideva allo stesso tempo...
Mi stava infondendo coraggio.
Era la cosa giusta e lei... In un modo o nell'altro con lo sguardo me lo fece capire.

Ripresi a seguire il medico nel lungo corridoio con le pareti verde pastello e bianche.
L'ansia mi assalì.
Non ero amante degli ospedali tanto meno dell'odore che emanavano.

Avevo sempre paragonato quell'odore alla malattia, alla morte.
A qualcosa che non era bello, a quello che di bello resta e che ti portano via.

Erano il mio incubo.

Ma per lei lo avrei affrontato ad occhi aperti.

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora