Capitolo 22

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"Io non credo che sia una buona idea, non ne sono sicuro." Borbottai.

Ero nervoso e non riuscivo a capacitarmi del fatto che di lì a poco avrei rivisto la sua famiglia.
Avrei rivisto Daisy, che sicuramente mi ricordava per il ragazzo che diede di matto in quella stanza.
E poi avrei incrociato nuovamente i suoi occhi.

Julian stava aprendo la porta e i miei battiti cominciarono ad aumentare a dismisura.

"Julian io mi sto sentendo male, non credo di riuscire a farlo. Mi stai mettendo in condizioni che credimi sono davvero da suicidio." Dissi mettendomi la mano al petto, come per reggermi il cuore che di lì a poco sarebbe saltato fuori.

Ero un ragazzo molto ansioso che si faceva subito prendere dal panico, anche se poi riprendeva a ragionare lucidamente... Quando si trattava di qualcosa reagivo d'impulso e poi pensavo.

E invece avrei dovuto fare sempre il contrario, prima pensare e poi agire.
Ma ahimè non potevo essere perfetto.

"Aron, andrà tutto bene! Abbi un po' più di fiducia in te. Non è nulla. Io sono più preoccupato del fatto che vedrai quanto è cambiata che del resto. Ma poi ovviamente questo lo verificherai tu." Rispose aprendo la porta e trascinando all'interno dell'ingresso il suo borsone per poi passare alle mie valige.

Inutile dire che il trambusto riecheggió.

"Julian sei tu?"

Sentii la voce di Daisy allarmarsi.
Evidentemente doveva essere in pensiero per la reazione che avrebbe potuto avere sua figlia, ma cercò di non darlo a vedere non appena uscì dalla cucina per venire verso di noi.

Si fermò non appena mi vide, e sul suo viso comparve un espressione mista fra l'imbarazzo e la felicità.

Un po' buffa a dire il vero.

"Non credevo che Julian ci riuscisse, ma sono contenta a dire il vero. Ciao caro, bentornato. Ti avevo detto che prima o poi sarebbe accaduto, ricordi?" Sorrise assumendo uno sguardo del tipo "Dovevi stare tranquillo perché quando parlo, le cose sono quelle."

Beh certo aveva ragione, ma io non cantavo vittoria. Il peggio doveva ancora arrivare e qualcosa mi diceva che sarebbe accaduto a breve.

"Julian ho sistemato la stanza vuota accanto alla tua, può sistemarsi lì. Salite insieme le cose mentre io finisco di preparare la cena. Ah Aron, fa come se fosse a casa tua dai togliti tutta questa roba così la sistemo sul attaccapanni. Si gela la fuori." Daisy si mostrò abbastanza cordiale aiutandomi a togliere le cose umide e fredde di dosso.

La casa era veramente calda, il riscaldamento doveva essere acceso veramente da molto tempo.

Non avevo mai visto la casa di Luna, e per la prima volta mi soffermai ad osservarla in tutta la sua classica bellezza.

"Vieni Aron, ti faccio vedere la casa prima." Disse Julian facendo cenno di seguirlo per mostrarmi le varie stanze.

Dall'ingresso in poi le cose erano molto semplici, l'attaccapanni era sistemato sulla destra dove al suo fianco vi era un quadro fisso alla parete rappresentante la natura morta di Caravaggio mentre alla sinistra vi era un piccolo mobile classico con uno specchio alla parete decorato da una cornice dorata.

Le pareti erano un color crema abbastanza chiaro e il pavimento era in parquet, abbastanza raffinato.

Più avanti al corridoio d'ingresso lo spazio diveniva più grande e si divideva sempre in stanze, dove al centro del soffitto vi era un grande lampadario di cristallo che emanava una luce giallastra.

Sulla sinistra ci si affacciava sulla cucina, sempre in stile classico mentre il tavolo era di una forma ovale abbastanza grande, le sedie in pelle color crema davano un tocco di nobiltà all'ambiente.

Se non avessi saputo di essere nel ventunesimo secolo, avrei creduto di essere tornato indietro nel tempo.

Nella stanza a destra di fronte alla cucina per precisare, vi era invece il salotto.

Un divano in pelle sistemato verso la parete color avorio, un tavolino in vetro verso il centro della stanza con sotto un tappeto classico orientale ed infine la TV dall'altra parte affissa alla parete.
Le cose erano abbastanza uniformi in colori e abbinamento.

Ad illuminare il salotto invece di un lampadario vi erano delle plafoniere classiche.

Rimasi incantato dallo stile bizzarro, ma allo stesso tempo affascinante della villa.

Ed ero ancora al piano terra.

Per salire ovviamente vi era una grande scalinata sistemata con un tappeto rosso, mi sembrava di trovarmi in uno di quei film del 1900.

Notai che il bagno si trovava dietro la scala, ma non avevo bisogno di andarci subito.
Lo avrei visto al momento necessario.

"Questo è il piano terra ora andiamo di sopra." Mi sorrise Julian salendo la scalinata con le mie valige.

Io mi limitai al suo borsone, avevo inteso che temeva facessi qualche danno con le valigie al parquet in Doussié, nonostante ci fosse il tappeto rosso per tutta la scalinata.

Per essere una villetta era abbastanza completa.

Salite le scale ci si affacciava sul corridoio della zona notte.
Potei notare cinque porte equivalenti a cinque stanze.

Julian poi mi si affiancó per spiegarmi di chi fossero.

"Allora le tre stanze su questo lato sinistro sono il bagno, la mia camera e la camera di Luna. Mentre su questo lato destro vi è la stanza dei miei genitori e la piccola biblioteca privata di mia madre." Mi disse indicandomi le stanze.

Lo guardai stralunato in risposta, non appena sentii la parola biblioteca.

"Stai scherzando?" Fu tutto quello che gli dissi.

"No amico, vedi mia madre è una lettrice sfegatata di vari libri e di vario genere. Da quando era ragazza lei e la sua migliore amica vivevano di libri, immagina che scrivevano anche.
Se non mi sbaglio la sua amica è diventata anche famosa, per una serie di libri fantasy sull'egitto, mentre mia madre è sempre stata una romanticona, e scriveva libri che il diabete in confronto non è nulla." Mi spiegó ridendo per la sua squallida battuta.

"Fantastico. Andiamo a lasciare questa roba adesso?" Dissi ansioso.

La visita della casa mi aveva fatto dimenticare per qualche minuto il motivo della mia presenza lì, ma questa non ci mise molto a bussare nella mia testa.

"Certo, andiamo."

Ma in tutto ciò... Lei dov'era?






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