Capitolo 20

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Mi svegliai di soprassalto non appena sentii dei pugni battere forte alla porta d'ingresso.

Ero riuscito a chiudere occhio solo per un po', Guardai l'orario e vidi che erano le 8:00. Cazzo!
Vidi il mio riflesso nel vetro del forno e notai la forma del tavolo sulla fronte, di certo non capitava mai di mettersi a dormire con la testa sul tavolo.

Andai ad aprire e mi ritrovai Julian appoggiato allo stipite della porta con un sorrisino che diceva tutto.
Sorrisi e lo abbracciai! Tanta ansia per nulla. Ero felice di vederlo anche se mi ricordava immensamente sua sorella.

"Bella la forma sulla fronte, dove hai dormito si può sapere?" Chiese facendosi avanti per entrare con il borsone fra le mani.

"Fidati che non vorresti sapere la pessima nottata che ho passato per colpa della tua chiamata." Risposi ironico prendendo il borsone dalle sua mani per spostarlo in cucina.

"Ho bisogno di farmi una doccia e di cambiarmi. Magari mi prepari anche una bella colazione, dato che non ho avuto modo di farla in stazione." Disse strappandomi un sorriso.

Era veramente cambiato, sembrava più aperto e più contento.
Un po' lo capivo, sua sorella stava bene grazie a me ed era contento per lei.
Ma allo stesso tempo voleva aiutare anche me a star meglio. Il suo buon umore mi aveva letteralmente contagiato, mi ritrovai a essere leggermente più allegro come se tutta l'angoscia della notte fosse lontana da giorni. Forse era l'effetto notte a non andare d'accordo con me.

Notte portatrice di pensieri.
Con la luna nel cielo poi, non mi fece sentire affatto più leggero. Mi ricordava lei e il suo tatuaggio... Lo stesso che mi ero fatto tatuare tale e quale lungo la spina dorsale per sentirmi vicino a lei, per essere certo che nulla di lei si dissolvesse nel nulla.
Avrebbe sempre fatto parte della mia vita, anche se solo in parte sulla mia pelle.

Julian sembrava rinato a contrario di me, i suoi capelli rossi erano ancora più accesi di quanto ricordassi, i suoi occhi profondamente castano scuro trapelavano contentezza.
Ed era imbacuccato dalla testa ai piedi, poiché evidentemente il freddo lassù non lasciava scampo.

"La smetti di fissarmi come un maniaco?" Disse lanciandomi il giaccone pesante addosso, che a contatto con la pelle delle braccia mi fece rabbrividire, era maledettamente freddo. Quindi dovetti dedurre che fuori il tempo facesse davvero schifo.

"Non ti vedo da una vita dammi un po' di tregua se ti fisso. Sai che non è facile per me." Presi a rispondere con calma mettendo da parte la contentezza.

Julian si sfilò la roba pesante di dosso per poi rimanere in boxer in salotto.
Presi la roba e la misi in lavatrice per un lavaggio rapido.

"Forza va a lavarti e nel frattempo faccio il caffè, così parliamo meglio." Lo intimai dirigendomi verso la cucina intento a preparare la colazione.
Non avevo chissà quali grandi doti culinarie perciò scartai l'idea dei pancake e presi dei cornetti surgelati dal frigorifero per poi sistemarli sulla teglia da mettere in forno.
Preparai il caffè per lui mentre per me provvedei a un bicchiere di latte con orzo.

Ero abituato così, per quanto fosse imbarazzante farmi vedere preso dalla cosa. Potevo essere scambiato per una donna mancata, ma mi piaceva il latte a colazione. Ognuno cresce a modo suo.

Nel giro di dieci minuti Julian uscì dal bagno con indosso i vestiti puliti che si era portato nel borsone e un sorriso da ebete sulla faccia, ero davvero curioso di capire perché sorridesse di continuo.
Quasi mi irritava la cosa, ma solo perché volevo sapere quale idea gli balenava per la testa.

Si avvicinò al tavolo da cucina e si sedette mentre servii il caffè e i cornetti.
Intento a fissare la mia tazza di latte, scoppiò a ridere facendo ridere anche me.

"Latte? Sul serio? Beh, okay." Prese un cornetto per poi addentarlo. Doveva essere parecchio stanco, aveva viaggiato tutta la notte.

"Allora mi vuoi dire cosa intendi dire con un tuffo al passato e ritornare? Non ho fatto altro che pensarci tutta la notte, mi sono fatto prendere dal panico e dall'ansia." Affermai.

"Devi tornare Aron, è ora di mettersi in gioco. Devi risolvere le cose perché lassù non stanno andando bene come vorrei. Luna è diversa e se solo la vedessi mi daresti ragione. Non è più la ragazza che ricordi. Frequenta strane compagnie, e se in tanti anni non l'ho mai vista con dei vestiti come quelli che uso io addosso beh, ora è così.
Ma non è per i vestiti, insomma lei non è quel tipo di ragazza. Non la riconosco.
Va a ballare e torna tardi, ha sempre gli occhi rossi e non vorrei che avesse cominciato a farsi le canne, spero vivamente di no. Stivali con il tacco in velluto, gonna di pelle.
Quella non è mia sorella!"

Sgranai gli occhi mentre Julian mi raccontava i cambiamenti di sua sorella da quando me ne ero andato.
Non ci potevo credere.

"Ha i capelli corti adesso, le sono cresciuti abbastanza in fretta. Si trucca pesantemente ed è diventata ribelle alle regole." Disse amareggiato.

Lo capivo eccome. Conoscevo quel tipo di vita e di ragazze. Era diventata la ragazza che temevo diventasse se avesse mai messo piede in città, i miei incubi si erano realizzati.

"Non ha mai risposto ad un mio messaggio da quando sono tornato qui Julian, ha fatto finta che io non esistessi. Ha ignorato e forse mi ha persino dimenticato." Cominciai a balbettare, segno che mancava poco alle lacrime. Non volevo scoppiare di nuovo, non ci tenevo affatto.

"Cosa vuoi da me Julian?" Gli chiesi direttamente senza giri di parole.

"Devi tornare e riprendere in mano la tua vita! Spiegarle cos'è accaduto quel giorno e farla riflettere. Lei pensa tutt'altro ed è ben lontana dalla verità. Inoltre non è sincera con me, fa la forte e la stronza, ma poi dietro la porta della sua stanza sono io che la sento piangere durante la notte.
Non ti ha dimenticato Aron, va avanti come meglio crede... Ma certi vuoti può colmarli solo chi li ha causati.
E tu sei il suo grande vuoto."

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora