Non dissi nulla, non li salutai né niente.
Mi sentivo solo un idiota.Mi aveva mentito o forse non aveva dato peso alla cosa, ero abituato al fatto che nella mia città quando ci si conosce con una ragazza, si chiede se si è impegnati in una relazione. Più che altro per capire se ci si può rivolgere in un certo modo.
Con lei me ne ero del tutto dimenticato.Non mi aveva detto di aver avuto una relazione, mi ero illuso che fosse una di quelle ragazze caste e pure.
Ma la purezza non esiste nemmeno quassù in montagna. Di quale cazzo di sostanza mi ero fatto prima di partire qui?
"Aron, aspetta perfavore!"
Luna mi stava seguendo.
"Cosa vuoi eh? Volevi prenderti gioco di me? Volevi vedere se riuscivi a far innamorare un ragazzo stronzo di una ragazza come te? Beh mi dispiace, ma non è così!" Grossa bugia, ci ero dentro fino all'osso del collo, ma non le avrei mai dato la soddisfazione di sentirsi dire che mi piaceva tanto!
"Anche io ho percepito le stesse emozioni che hai sentito tu, quelle sensazioni e quelle vibrazioni lungo la spina dorsale. Non ho mai creduto in un qualcosa a prima vista fino a quando non ho incontrato te. Non che sia un qualcosa, ma questo legame che mi fa sentire così, speciale vicino a te deve pur significare qualcosa no?" Sembrava parlar seriamente, era la prima volta che la vedevo così presa nel spiegare ciò che le passava per la testa.
"Ti importa?" Le chiesi diretto senza giri di parole, ormai era come se ci conoscessimo più di quanto sarebbe dovuto essere, ed era passato solo qualche giorno.
"Domanda stupida non trovi?" Mi chiese avvicinandosi pian piano.
Mi lasciai incantare dai suoi occhi innocenti e qualcosa in me scatenó il putiferio, qualcosa che mi spingeva a crederle fino in fondo.
"Vieni con me, voglio portarti in un posto." Mi tiró per un braccio e mi portò su in paese dove avevamo ballato.
In direzione della nostra panchina accanto al muretto, da dove si poteva ammirare il paesaggio all'orizzonte, dove potevi vedere il mare, e le città verso la costa.
Era una giornata di sole, calda e piena di natura in sé. Il profumo dell'erba, degli alberi e dell'aria sapeva di primavera. Un esplosione di emozioni.
Niente a che vedere con il fumo delle macchine della città, con i clacson e le chiassose discoteche.Era pace pura quel posto e forse non lo avrei dimenticato proprio per questo.
Cominciai a vedere con prospettiva diversa il mondo, forse in maniera più chiara e limpida. E non era grazie ai professori e alla gente che diceva che certe cose facevano male o non andavano fatte, ma grazie a me stesso.
Perché ci sono cose che capisci da solo. Che devi capire da solo!
Mi trascinó alle spalle di una casa, dove vi era un piccolo arco di foglie dove passare nel mezzo, poco più in là vi era una panca in ferro senza schienale e un albero di pesche. Luna si sedette ritrovandosi sulla testa i rami che le facevano da ombra.
Alle nostre spalle l'uscita verso l'altro muretto che circondava il borgo, dove si ammiravano solo le colline...
Il mare era solo dall'altra parte.Ci sedemmo e così dal nulla la vidi alzarsi per poi mettere un piede sulla panca e afferrare una pesca da un ramo.
"Vuoi?" Mi porse la pesca e la presi.
La guardai imbarazzato, perché sembrava la scena di una fiaba, di un libro, una storia che potevi solo leggere.
La divisi in due e gli porsi metà e si sedette e notai che la stava mangiando con la buccia, cosa che io odiavo.
"Sai che non si mangia con la buccia vero?" Le dissi cercando di togliere la peluria dalla mia.
"Dipende, io la mangio così. Abbiamo abitudini diverse." Sorrise mordendo la sua pesca come fosse la più buona del mondo.
La mangiai e in effetti era buona.
Era un sapore diverso, nuovo.
Era il sapore di un'esperienza che mai avrei cancellato.
Finito di mangiare la nostra pesca, andammo al muretto che si affacciava sulle colline.
Si affacciò e per la prima volta sentì l'istinto di abbracciarla.
Ero ancora arrabbiato, ma non ero nessuno per giudicare le sue cose, come d'altronde anche io avevo le mie.
Dovevo solo smetterla di farmi tante paranoie inutili.
La abbracciai e poggiai il mento sulla sua spalla e precisamente nell'incavo del suo collo, inalando il suo profumo fino a imprimerlo nella mente.
Sapeva di sole.
Uno strano profumo, un profumo che puoi solo sentire... Come il profumo della pioggia. Tutto ha un odore o profumo, bisogna solo saper sentire e riconoscere.
"Sai di sole." Le dissi ridendo.
"Il mio profumo è all'essenza di sole, ma ricordati che mi chiamo Luna." Disse ironica.
Si voltó verso di me e per la prima volta ci trovavammo ad un palmo di distanza con lo sguardo perfettamente incastrato.
"Squallida, lo sai?" Le dissi accarezzandole la guancia.
Senza rendermene conto ci eravamo avvicinati così tanto che le nostre labbra si sfiorarono... In quel momento capì che mi ero fottutamente messo nella merda da solo.
Un brivido mi percosse la schiena fino al collo!
Mi ero appena giocato l'anima.
E sarebbe stata la mia condanna sino a quando ne avrei avuto memoria.
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Cuore d'Inverno
RomanceUna vacanza, un viaggio con la sua famiglia verso il nord Italia cambierà per sempre la vita di Aron. Un incontro inaspettato, tra un ragazzo di città e una ragazza di montagna cresciuta lontano da quel mondo che lui conosceva bene: un mondo fatto d...