Capitolo 17

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Era passata una settimana dal giorno in cui ero tornato.

Ero seduto su quella sedia ad aspettare Tommy Erika e Vittorio già da più di venti minuti, e nel frattempo mi ero già preso due caffè.

Ero nervoso.

La mia testa vorticava di pensieri.

Parlavo con Julian ogni fottuto giorno e mi aveva detto che Luna si era svegliata due giorni dopo la mia partenza.

Non avevo il suo numero però Julian ha provato a passarmela al telefono...

E lei?

Mi ha rifiutato.
Non voleva parlare con me.
Julian ha provato ogni giorno a farla parlare con me e a darmi il modo di spiegarle perché la situazione è andata così, ma non mi ha dato retta.

Julian così aveva lasciato la chiamata aperta nascondendo il telefono vicino a lei in modo da farmi sentire la conversazione.
Le aveva detto che era grazie a me se lei era ancora viva, che avrebbe dovuto ringraziarmi per averla salvata e per averle permesso una vita normale.

Che ho dovuto andar via per colpa della mia famiglia e che non potevo restarle accanto per quanto lo avessi voluto.

La sua risposta fu la cosa più atroce che potessi sentire.
La mia Luna non avrebbe dovuto rispondere in quel modo, lei avrebbe capito, ma così non era stato così.

Testuali parole: "Non mi importa! Se davvero mi amava avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di restare.
Mi ha salvata e va bene lo ringrazio, ma cosa me ne faccio di un'esistenza in cui non posso stare con chi amo? Forse può sembrare egoistico da parte mia, ma io avevo cominciato a vivere davvero quando l'ho conosciuto. E adesso?
Mi sento solo svuotata da ogni sentimento positivo e delusa da tutto. Perché non mi sarei mai aspettata che mi lasciasse sola, non dopo quello che è successo fra noi.
Io non posso perdonarglielo."

Quelle parole mi bastarono per distruggermi completamente.
Julian chiuse improvvisamente e capii che era finita.
Forse non voleva infliggermi altro dolore facendomi ascoltare il resto, forse voleva farla ragionare... Qualcosa avrebbe fatto, ma io ormai ci avevo perso tutto.

"Ben tornato nel modo dei mortali amico!" La voce di Tommy mi risveglió dai miei pensieri.

Alzai gli occhi e mi ritrovai i miei amici fissarmi come avessero visto un cadavere. Evidentemente il mio aspetto metteva in risalto tutte le notti che non avevo dormito.

"Aron, che ti è successo? Hai un aspetto orribile. Hai gli occhi rossi, la pelle bianchissima e le occhiaie scavate come fossero buchi enormi. Ti senti bene?"
Erika si sedette vicino a me per poi abbracciarmi forte e darmi tutto il suo calore.

Avevo dimenticato il potere di un abbraccio dato dagli amici di sempre, avevo dimenticato quanto mi fossero mancati.

Scoppiai a piangere e Erika mi strinse forte, aveva capito che qualcosa non andava e che non sarebbe stato facile parlarne.
Ma non volevo neanche farlo con loro... Magari avrei accennato qualcosa, ma l'unica persona a cui avrei detto tutto era Vittorio.
Perché da sempre vedeva il mondo come io invece avevo imparato a vederlo da poco. Divennero chiare tante cose...

"Amico cos'è successo? Sembri un altra persona non ti riconosco." La voce preoccupata di Tommy mi fece pensare che forse non mi aveva mai conosciuto davvero.

Ordinó dei frullati e si sedette di fronte a me assieme a Vittorio che mi osservava in silenzio.

Un silenzio che diceva tutto.

Mi staccai da Erika e mi ricomposi.

"È stato un viaggio diverso sapete? Ma è stato anche un viaggio pieno di insegnamenti.
Sapete ho fatto amicizia con dei ragazzi e per le prime settimane è stato bello, ma poi è andato tutto a puttane!
Sono stato in ospedale per salvare una persona e questa era in fin di vita.
E poi sono stato trascinato con la forza per tornare qui e non ho potuto fare più nulla capite?" Cercai di non singhiozzare ancora, faceva tutto male.

Troppo.

"Sei stato in ospedale? Perché non ci hai detto niente? Perché hai ignorato le nostre chiamate e i nostri messaggi? Cosa è successo Aron, hai detto solo il fulcro delle cose, c'è dell'altro?" Erika divenne insistente e capii che non avrebbe compreso.

Era troppo presa da sé stessa per essere una persona empatica e comprensiva delle emozioni altrui. Perché lei in primis non aveva provato quelle che avevo provato io, e chi non ha mai provato non può capire.

Può solo immaginare, ma non sempre basta.

"Ascolta amico tu hai bisogno di sfogarti, domani sera andiamo alla nostra solita serata, beviamo un po' e ci divertiamo. Mi sei mancato mentre andavo a rimorchiare senza di te sai? Non era lo stesso senza di te." Una pacca di consolazione e un mare di parole senza senso.

Una risata amara uscì dalla mia bocca.

Io stavo male e lui pensava ad andare a ballare, a scopare e a bere...
Non era questo il modo migliore di aiutare un amico.

Forse vero non lo era mai stato.

Ero cambiato e non ero più lo stesso, quella roba non mi interessava più.

"Se hai bisogno sai dove trovarmi." Intervenne Vittorio guardandomi fisso negli occhi dopo aver taciuto tutto il tempo.

Abbassai lo sguardo sul tavolino mentre la cameriera ci serviva i frullati.

Avevo imparato le lezioni.
Sull'amore, sull'amicizia, sulla distanza e l'importanza dei valori.
Le piccole cose e soprattutto semplici.

Avevo imparato che la vita sapeva essere crudele, ma che in confronto io ero un gran figlio di puttana.


•••

Settembre, 2018

Questo è quanto.

Chissà se sarebbe mai cambiato qualcosa, erano passati due mesi da quando l'avevo conosciuta e un mese da quando ero tornato.

Mi ero ripreso, più o meno non del tutto.
Con Julian mi sentivo tutti i giorni, ed era come se nella vita di Luna non ci fossi mai stato.

Mi ero allontanato da Tommy ed Erika perché erano troppo superficiali, troppo diversi.
Sono cambiato io e loro non avrebbero mai potuto consolarmi nel modo in cui avevo bisogno.

Solo Vittorio mi aveva capito, gli raccontai tutto qualche giorno fa e lui sorrise, contento per la mia redenzione dalla vecchia vita.
Stronzo.
Aveva sempre avuto ragione.

La mia famiglia era in procinto di divorziare dal nostro ritorno in città e non sapevo nemmeno il perché, non sapevo perché siamo andati via improvvisamente e prima del previsto quel giorno d'Agosto...

Tuttavia.

Ci sono segreti che meritavano di restare tali. Cose che dovevano ancora cambiare e cose che andavano capite.

Ci sono cose che accadono e non si possono evitare, si possono solo vivere e si può solo imparare qualcosa.

Ma soprattutto: Vivere e viversi ogni istante, momento, minuto o secondo che sia... godendosi tutto nel minimo dettaglio, perché la vita era una puttana.

"Allora che ne pensi? Va bene sul braccio o lungo la spina dorsale?"

"Dove vuoi, l'importante è che ci sia."

FINE PRIMA PARTE.

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora