Capitolo 23

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"Mamma sono a casa!" La voce di Luna riecheggió per tutta la casa.

"Tesoro siamo tornati!" Disse subito dopo una voce maschile.

Suo padre... Che non avevo avuto modo di conoscere nemmeno in ospedale.

I miei occhi fuoriuscirono dalle orbite e tutta l'ansia che avevo cercato di soffocare mi salì alla gola e alla pancia.

E quando questo accadeva dovevo andare in bagno per tipo mezz'ora.

"È qui, cazzo Julian è qui." Corsii verso quella che doveva essere la mia stanza trascinandomi le valige dietro.

Julian divertito dalla mia reazione improvvisa fece per seguirmi, ma i passi sulla scale lo bloccarono.
Non avevamo previsto come sarebbe accaduto questo incontro ed io non mi sentivo ancora preparato.

"Entra in camera e restaci, lavati e sistemati senza fare baccano. Quando sarà pronta la cena verrò per farti scendere assieme a me, fino a quel momento resta in camera." Sussurró e non me lo feci ripetere due volte.

Mi chiusi in camera e mi sedetti sul pavimento con l'orecchio attaccato alla porta per riuscire a sentire qualcosa.

"Julian! Che ci fai in mezzo al corridoio?" Sentii la voce di Luna chiedere a suo fratello.

"Stavo per scendere a salutare voi in realtà, ma sei salita prima che potessi scendere." Rispose lui. Il tremolio della sua voce era evidente, probabilmente gli avevo trasmesso un po' della mia ansia.

"Sono venuta a chiamarti perché la cena è pronta, forza ti aspettiamo." Disse lei freddamente.

"Si, dammi cinque minuti. Il tempo di sistemarmi e mettermi una tuta." Rispose lui per poi sentirsi il tonfo della porta.

Era entrato in camera per sistemarsi.

Mi alzai dal pavimento e accesi la luce... Così potei ammirare la stanza che mi avevano dato.

A differenza del resto della casa, la zona notte era invece in stile moderno, immaginai che fosse così anche per tutte le altre stanze.

Le pareti erano blu e bianche e il letto era a baldacchino con coperte del medesimo colore delle pareti, ed era sistemato sulla destra non appena si entrava nella stanza.
Due mobili bianchi ai lati del letto con due lampade su ognuno, a illuminare la camera.
Qualche quadro per dare uno spruzzo di vitalità alla stanza, due mensole con dei libri e un grande armadio in legno bianco sulla sinistra, accanto alla porta bianca che sicuramente conduceva al bagno.

Aprii entrambe le valige davanti all'armadio per poi catapultarmi in bagno.

Mi spogliai di corsa facendo cadere tutti i vestiti sul pavimento ed entrai nel box doccia per darmi una sciacquata veloce.

Avevo perso il conto di quante stanze avevo visto ormai.
Avere il bagno in camera era un lusso che pochi potevano permettersi.
In tutto il tempo trascorso non mi ero mai chiesto se Luna stesse bene economicamente, aveva sempre avuto l'aria di una ragazza semplice.
O forse semplicemente voleva essere accettata così.

Chissà magari aveva paura che qualcuno le si avvicinasse vedendo la marca di cosa cosa indossava deducendo che stesse bene economicamente per potersi approfittare di lei.

Non aveva mai avuto l'aria di una ragazza attaccata a quel genere di roba, e probabilmente era meglio così.

Uscii dal bagno e mi avvicinai alla valigia per prendere i vestiti.
Scelsi la tuta dell'adidas e le puma nere.

Non avrei di certo indossato le ciabatte!

O meglio non la prima sera.

I capelli erano ancora umidi e li asciugai come meglio potevo con l'asciugamano, poi all'improvviso qualcuno bussó.

"Sono io, scendiamo!" Sussurró Julian per non farsi sentire.

Aprii la porta e me lo ritrovai con la tuta nera della Fila indosso.

"Però che fusto!" Lo presi in giro ridendo.

"Smettila e piuttosto pensa a raccogliere il coraggio di cui necessiti." Mi rispose per poi cominciare a scendere le scale ed io ovviamente dietro di lui.

Improvvisamente tutto divenne più silenzioso e lento, come quando in un film si comincia a vedere tutto a rallentatore prima di una scena cruciale.
Sentivo solo i battiti del mio cuore accelerati e il caldo esplodermi nel petto.

Arrivammo davanti alla cucina e Julian entrò mentre io rimasi impalato accanto allo stipite della porta.
Il padre di Luna era seduto a capotavola sulla sinistra intento a mandare qualche messaggio al cellulare, Daisy era rimasta con la pentola fra le mani a fissarmi aspettandosi chissà quale reazione e Julian invece andó a prendere posto vicino a lei.

E così la vidi.

Lei non mi aveva ancora visto, ma il mio cuore riconobbe ciò che per tanto tempo aveva desiderato.
Rimasi senza fiato e incredulo per quello che i miei occhi stavano fissando.

I suoi capelli erano cresciuti e arrivavano  un po' fin sopra alle spalle, un arancio ancor più vivo di quel che ricordavo...

Visto che la conobbi con una parrucca.

La pelle aveva ripreso colore ed era di un rosa carnicino a riflessi bianchi, lo stesso colore di una Peonia di quel genere. Molto meglio rispetto al color diafano che aveva assunto per via delle cure.

Ma non era più lei.

Era diversa.

Un piercing ad anello al naso e una maglietta nera che lasciava un ampia scollatura sul seno, facendo intravedere la forma.
Un paio di bracciali e degli anelli alle dita.

Ovviamente essendo seduta non potevo immaginare cosa avesse sotto e in tutta onestà un po' avevo paura solo ad immaginarlo.
Poteva essere uno di quei completi con la gonna di pelle le calze nere velate e degli stivali col il tacco.

Ne capivo fin troppo di abbigliamento femminile, ricordando come si vestiva Erika.

Mi lasciai andare ad un respiro profondo e in quel momento lei parve accorgersi di una presenza aggiuntiva... Così alzò lo sguardo per poi posarlo interamente su di me.

Il mio respiro si bloccó e i suoi occhi divennero di pietra, sgranati per lo shock.

Potevo giurare che di lì a poco sarebbe accaduto il putiferio.

Un silenzio assordante riempì la stanza.

Il suo respiro si fece più pesante e veloce e lo potei notare dal movimento del petto.

Il padre di Luna mi fissò per poi distogliere lo sguardo su sua moglie che si aspettava il caos di lì a poco.
Julian invece non mi staccava gli occhi di dosso, evidentemente aspettandosi un crollo emotivo.
Però in quel momento tutta l'ansia ed il panico accumulati fino al giorno prima erano racchiusi nella mia gola ormai secca.

"Cosa ci fa lui!?" Disse alzandosi di scatto presa da un brusco attacco di rabbia e sbattendo le mani sul tavolo.

I suoi occhi trasudavano rabbia e delusione, la sua espressione divenne glaciale e potei persino notare che indossava l'outfit che avevo pensato.

Non era quella che ricordavo e Julian aveva ragione. Il cuore mi si strinse nel petto.

Ero sconvolto ed emotivamente distrutto.

Tutto quello che riuscì a dire, fu semplicemente:

"Ciao Luna."



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