Capitolo 5

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"Perché hai avuto quella reazione quando Evan... Sai." Disse arrossendo cercando di nascondere le sua guance.

"Mi ha dato semplicemente fastidio che abbia pensato una cosa del genere. Di certo non ho mai pensato di entrarti nelle mutande, e per quanto mi riguarda per tutto quello rappresenti come ragazza... Sei tutto fuorché una da toccare in quel modo così spudorato.
Non prenderla in maniera offensiva.
Non intendo dire che non sei affascinante... Insomma, ah lascia perdere." Sospirai frustrato.

Non sapevo spiegarmi, ma volevo solo farle capire che di lei mi importava e non come un burattino da sbandierare come premio solo perché ero riuscito a impadronirmi della sua femminilità. Mai!

"Sono felice di averti conosciuto Aron, sei diverso. Inizialmente ti avrei definito il classico stronzo di turno, eppure ogni volta riconfermi la teoria opposta.
Forse avevi bisogno di una vacanza così, un po' fuori dal comune." Sorrise abbracciandomi e lasciandomi letteralmente di sasso.

I suoi capelli la sua pelle fresca e il suo profumo, non sapevo esattamente cosa stessi respirando, ma non avevo mai sentito nulla di così dolce in vita mia.

Un qualcosa di dolce che non facesse venire il diabete.

Era l'aria di un cuore che batteva all'impazzata nel mio petto, e non avevo mai avvertito sensazione migliore.

"Luna, ti avevo detto di stare attenta e tu cosa fai ti ci avvinghi?"

Fummo interrotti dalla voce aspra di Ginevra che continuava a linciarmi con sguardi di fuoco.

Era tutta strana...

Nemmeno a definirla.

Vestita di nero nonostante il caldo.
Tutti sanno che il nero attira il caldo e lei vestiva completamente di nero, come a dire lasciatemi morire asfissiata.

I capelli castani scuro a caschetto le davano un aria da francesina viziata.
Le unghie pittate di rosso, top nero e tanto di pantaloncino altrettanto nero le davano un aria ribelle.

Se non fosse stato per l'assenza delle calze avrei dedotto fosse punk. O una semplice amante dello stile dark gotico.

Non ne avevo idea e tuttavia non mi interessava.

I suoi occhi castani nonostante fossero di un colore caldo trasmettevano una freddezza unica, mi irritavano. Sembravano volermi leggere dentro e io non lo permettevo mai a nessuno.

Figuriamoci ad una sconosciuta.

"Perché sei qui Ginevra? Non era questo quello che intendevo." Luna fissò la sua amica in modo insistente e lei sembrò capire.

"Julian voleva parlarti di quel problema, che tu sai. Devi sapere ciò che fai e quello in cui ti cacci, altra gente potrebbe soffrirne e tu questo non lo vuoi dico bene?" Disse ad alta voce Ginevra mentre stringeva forte il braccio di Luna, che cercava invano di ritrarlo per il dolore.

"Non c'è bisogno che mi ricordi puntualmente quanta gente soffrirà Ginevra e che tu lo voglia o no, il mio destino è questo. Ma non riversare la tua rabbia su di me e sulle mie azioni, ho il pieno diritto di essere felice fino all'ultimo secondo. Chiaro!?" Le parole di luna mi lasciarono sconvolto.

Se ne andò senza proferire una parola, senza guardarmi e senza salutarmi.

Non sapevo di cosa stessero parlando, ma tuttavia non doveva essere una cosa bella. Sapeva di nero. Sapeva di ombre. Ombre di cui non ero al corrente.

E Luna già di per sé era il lato nascosto che non mostrava mai.

Quello che forse aveva lasciato intravedere solo a me.

"Non innamorarti di lei, sono stata chiara? Luna ha già abbastanza problemi non ha bisogno dell'ennesimo." Disse arrabbiata facendomi sentire tremendamente stupido.

Non poteva dirmi cosa pensare o fare cazzo, chi era lei per darmi degli ordini?

"Ma cosa vuoi dalla mia vita e da quella di Luna? Una migliore amica dovrebbe capire, comprendere ed essere presente. Tu le sputi in faccia parole amare che non credo farebbe piacere sentirsi da chi invece per te conta e vale qualcosa. Sembri quasi gelosa della felicità che brilla nei suoi occhi quando è con me, e non ho vergogna di dirlo perché si vede che è serena. Tu non vuoi che sia serena a quanto pare e che amica sei?" Le dissi acido avvicinandomi sempre di più a lei, fino ad un passo dal suo volto infastidito dalle mie parole.

Sono sempre stato un tipo schietto e diretto nel parlare. Amaramente sincero con le parole, ma con la consapevolezza che almeno dicevo in faccia le cose alla persona interessata.

"Proprio per questo voglio proteggerla. Lei dovrebbe passare più tempo con la sua famiglia e i suoi amici, non con uno sconosciuto di cui non si sa un emerito cazzo. Tu non sai niente di lei e lei pensa di sapere fin troppo di te. Non sarò io a dirtelo, ma voglio aspettare di vedere la tua faccia di cazzo dopo.
Non ne uscirà fuori nessuno."

Detto ciò girò i tacchi e se ne andò.

Lasciandomi solo con mille pensieri.

Cuore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora