Una volta finito mi sentii stremato e distrutto.
Non mi ero nemmeno reso conto di quanto tempo fosse passato, ma me ne accorsi dal sole che aveva cambiato direzione nel cielo.
Erano trascorse un bel paio d'ore e dall'essere mattino si era fatto pomeriggio.
Mi sentivo spossato.
Ero steso sul letto della stanza e accanto a me c'era mia madre.
Mio padre come al solito non si faceva mai trovare."Sei stato coraggioso, tesoro." La mamma mi prese la mano, mentre io evitavo il suo sguardo teso.
Guardai verso la porta e vidi entrare la mamma di Luna con gli occhi gonfi dal pianto, non sapevo se pensare il peggio o se erano solo le lacrime per la preoccupazione che l'avevano accompagnata per tutta la giornata.
Julian Ginevra ed Evan si limitarono a sorridermi attraverso la vetrata.
Mi rincuorava la cosa, forse ci ero riuscito."Signora, posso parlare in privato con suo figlio?" Chiese la madre di Luna alla mia che in silenzio, annuì e uscì.
La osservai sedersi al mio fianco.
Con gli occhi stanchi e gli stessi lineamenti della figlia.
Ero pronto ad ascoltarla."Chiamami Daisy. Sai Aron, non avrei mai pensato che qualcuno potesse innamorarsi della mia bambina con la sua malattia, non avrei mai pensato che qualcuno rischiasse per lei, non avrei mai pensato che qualcuno fosse disposto a tutto per una ragazza dalla mentalità diversa dalle altre sue coetanee. È anche vero che per ognuno di noi, esiste la sua persona.
Lei ha trovato la sua.
E beh, tu hai trovato lei.
L'hai salvata, hai salvato mia figlia da un destino crudele. La mia bambina..." Sorrisi fiero a quelle parole, perché ci ero riuscito. L'avevo salvata!Avevo fatto la cosa giusta.
"Solo che quando Luna si sarà ripresa, tu non ci sarai." Disse silenziosamente facendomi raggelare.
I miei occhi tornarono fissi su di lei, come se avesse detto qualcosa di assurdo.
E in effetti era completamente pazza nel dirle certe parole.
Perché non avrei dovuto esserci?
Io ci sarei stato, avrei aspettato il suo risveglio!
L'avrei portata al parco, sotto l'albero di pesco, al nostro muretto e alla nostra panchina. L'avrei portata nei nostri posti e saremmo stati di nuovo insieme... A respirare l'aria pulita di un nuovo futuro. Un futuro vero per lei, che fino a poco tempo fa credeva di non poter vivere."Tua madre forse non ha avuto il coraggio di dirtelo... Ma le settimane sono passate, così come i giorni.
Hanno anticipato di una settimana il ritorno in città.
Fra qualche giorno dovrai tornare a casa.
E mi dispiace perché so quanto questo sarà doloroso per te e per mia figlia.
Ma dai, ci sarà un altro momento per ritornare. Vi rivedrete e potrete stare insieme come avete fatto in questo periodo. Non so come consoleró la mia bambina, ma so che sarà forte... Perché andrà avanti con il pensiero di te, del ragazzo che ama e che l'ha salvata." Cominciò a piangere di nuovo.Le sue parole mi trafissero peggio di mille lame.
Era come se mi fossi fumato pacchi e pacchi di sigarette e il peso della mancanza d'ossigeno mi schiacciasse i polmoni.
Mi sentii di impazzire!Il sangue mi ribolliva nelle vene.
Non sapevo se urlare o piangere, se prendermela con mia madre e mio padre per quella stupida decisione improvvisa e del fatto che non avessero avuto il coraggio di dirmelo.Urlai a squarcia gola facendo alzare la madre di Luna e Julian dalla sedia terrorizzata.
Sembravo un pazzo.
"Aron calmati! Perfavore. Mia figlia non vorrebbe vederti così." Piangeva agitata.
"No Daisy, non posso andarmene! Io devo restare qui per lei, devo starle accanto devo esserci! Voi non potete portarmi via proprio ora." Cominciai a piangere fra le urla del mio cuore straziato.
Mia madre entrò di corsa accompagnata da Julian e Ginevra.
"Tesoro, calmati!" Disse cercando di tenermi fermo.
"No, tu e quel bastardo mi state uccidendo così! Non potete farlo!" Urlai ancora contro mia madre mettendomi a sedere.
"Amico sta calmo." Julian mi abbracció soffocando le mie grida disperate e per la prima volta vidi Ginevra mettere giù la sua corazza di freddezza in maniera completa.
"Aron, noi ora come ora siamo anche tuoi amici, o meglio puoi considerarci così. Le staremo vicino, la aiuteremo a riprendersi e faremo in modo che voi vi vediate di nuovo.
Faremo in modo che vi vediate più in là.
Non possiamo interferire con le decisioni dei tuoi genitori, ma ti garantisco che nulla è impossibile.
Non dovresti dannarti così tanto, perché i mezzi per sentirvi e rivedervi ci sono.
Sta bene e questo basta per tutta la vita." Le parole di Ginevra furono una mezza consolazione, ma ciò non toglieva che il mio animo era distrutto."No, tu non capisci. Lei si sveglierà si sentirà sola quando non mi vedrà. Penserà che l'ho abbandonata perché sa che non lo avrei mai fatto... Sai cosa significa svegliarsi in un letto d'ospedale e non trovare chi ami al tuo fianco? Sapere di non rivederlo all'improvviso per mesi o addirittura qualche anno.
Perché io non so quando potrò tornare e se potrò farlo.
Senza potersi neanche salutare... Io non c'è la faccio." La mia voce divenne rotta dal pianto.Caddi all'indietro a peso morto sul materasso, guardandoli affranto.
Non avevo più nulla ed ero impotente.Non potevo fare niente.
Mi sentivo svuotato da ogni singola emozione e le uniche ad essere vive e dirompenti nel mio petto erano la disperazione la rabbia ed il dolore.
Tutti i momenti felici che avevo vissuto in quelle settimane sembravano essersi dissolti nel nulla.
Non era giusto.
Come sempre e come tutto nella mia vita.
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Cuore d'Inverno
RomanceUna vacanza, un viaggio con la sua famiglia verso il nord Italia cambierà per sempre la vita di Aron. Un incontro inaspettato, tra un ragazzo di città e una ragazza di montagna cresciuta lontano da quel mondo che lui conosceva bene: un mondo fatto d...