𝑻𝒓𝒆

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I DO NOT BELIEVE

«Q-quello che ha ucciso tutta la sua famiglia?» mi chiede tremante e impaurito

«Si così dicono..anche se io non ci credo più di tanto» spiego con calma

prima di venire qui ho studiato da cima a fondo la vita di quei ragazzi tanto da sapere anche con chi è stato il loro primo bacio, e avendoli studiati sono rimasta stupita quando ho letto il caso di Stephen James

«Perché?» mi domanda poggiandosi al muro

«Perché ci sono troppe cose che non coincidono...ma comunque tralasciano questo discorso raggiungi gli altri e fammi proseguire da sola» ritorno seria e senza alcuna traccia di tranquillità

lo guardo e vedo che è confuso ma sapendo che sono una a cui non piacciono le domande non le fa e si limitata a guardarmi smarrito

Sbuffo

«Devo andare nelle celle di isolamento e lì non ti ci porto» dico con tono ovvio

lo guardo un'ultima volta per assicurarmi che la guardia lo porti con sé per poi incamminarmi verso l'utima meta...la peggiore aggiungerei

Stephen James 27 anni arrestato per aver ucciso tutta la sua famiglia, condannato a morte

quando sono davanti a quella cella il silenzio regna sovrano, la cosa di certo non mi stupisce dato che in questa ala del carcere se provi ad aprire bocca ti tagliano un dito.

Faccio un segno con la testa alla guardia e lui obbediente come sempre apre la porta,

entro e la cosa che trovo mi fa salire un brivido lungo la schiena, sul pavimento sono visibili delle enormi chiazze di sangue mentre sui muri ci sono dei segni scavati dentro di graffi e buchi come se qualcuno ci avesse ripetutamente picchiato sopra

mentre lui è seduto in un angolo buio con le nocche rotte e i visti sgualciti e sporchi

Come si fa a trattare un essere umano in questa maniera? Che abbia commesso crimini o no nessuno dovrebbe mai essere trattato così male

«Signor James» tengo un tono di voce basso e calmo

non voglio risultare arrogante perché ho bisogno delle sue abilità nella mia squadra

«Non voglio nessuno, non voglio essere disturbato da avvocati del cazzo assetati di sangue» dice con tono duro senza mai alzare la testa su di me

«Non sono un avvocato, gli voglio offrire la libertà» dico andando dritta al punto

hai tipi come lui non piace chi allunga il brodo

«Con la sua libertà mi ci posso pulire il culo. Ora.Fuori.» vedo le sue mani stringersi in un pugno e il suo respiro farsi veloce

ma a me non frega un cazzo non me ne andrò via di qui fino a quando non avrò concluso l'affare

«Facciamo una cosa, io parlo e lei ascolta e se poi non vorrà più parlare io me ne andrò per sempre» dico cercando di convincerlo

lui resta in silenzio e io lo prendo come un invito a parlare

con passo sicuro ma lento mi siedo sulla brandina di cemento nella cella

«Partiamo dal fatto che io non credo che lei abbia fatto quello per cui é stato accusato, penso che siano solo cazzate e che non riuscendo a trovare un colpevole abbiano preso l'unico sopravvissuto cioé lei, io sono qui per offrigli la libertà ma non solo.... voglio che lei dimostri al modo che tutti si sbagliano e si sbagliavano, che lei amava la sua famiglia e che non c'entrava un cazzo con tutto questo» dico continuando a guardandolo nonostante lui stia con la testa
bassa

quando dico le ultime parole alza di scatto la testa, puntandomi i suoi occhi verdi-azzurri addosso e dandomi così anche la vista del suo viso martoriato da croste e lividi

ho la sua attenzione ne sono sicura.

Mi alzo e mi siedo a gambe incrociate per terra davanti al suo corpo guardandolo in faccia

«Vuole sapere perché ho bisogno di lei?» gli chiedo

Annuisce

«Bene, allora sono stati rapiti dei bambini tutti di età compresa tra i cinque e i dodici anni, i loro rapitori li picchiano e li violentano e molte volte muoiono per poi essere portati sui cigli delle strade e mollati lì come spazzatura, con un po'di ricerche sono risalita all carnefice di tutto ciò e ho scoperto che esso è... anzi era un mio alleato molto stretto» mi fermo cercando di far riprendere fiato sia a me che a lui che assimila pezzo dopo pezzo le mie parole

«Ora si starà chiedendo chi io sia per avere alleati guardie e tutto il resto, io sono Evelyn Silenti Regina del Regno di Sangue e sono qui per chiederti di entrare a far parte della mia squadra, che salverà quelle piccole creature spaventate e a riportarle a casa dove le loro famiglie lì aspettano con pazienza» finisco il discorso sperando di aver fatto centro

«Perché non ci pensa la polizia?» mi chiede titubante continuando a fissarmi cercando di captare anche solo un mio minimo passo falso

alla sua domanda sorrido con tanto di sbuffo

«Sappiamo entrambi che la polizia non riuscirà a trovare quei bambini o forse sì ma non in un tempo a noi vicino...ma io posso perché ho soldi e risorse» alzo le spalle

si scompiglia i capelli grugnendo infastidito

«Gli chiedo solo di pensarci e di pensare a quei bambini...» uso un tono di voce dolce cercando di farlo cedere

mi alzo da terra pulendomi i jeans, per uscire dalla cella ma prima che la guardia possa chiedere la porta, la sua voce arriva alle mie orecchie

«Accetto» dice con voce fredda

sorrido sapendo benissimo che lui non può vedermi e senza girarmi gli rispondo

«Perfetto, una delle mie guardie la verrà a prendere e la portiera a cambiarsi....a più tardi» dico senza emozioni nonostante dentro sia la persona più felice al mondo

quando ormai sono lontana da occhi indiscreti esulto

«Sono troppo forte» esulto facendo anche un piccolo balletto della felicità

Buonasera ragazze, spero che il capitolo vi sia piaciuto se così fosse lasciate una stellina o un commento con il vostro pensiero.

Finalmente Evelyn è riuscita nel suo intento e si complimenta anche da sola... dal prossimo capitolo entreremo nel vivo della storia.

Alla prossima

🦋Butterfly🦋

𝐁𝐎𝐒𝐒 𝐖𝐎𝐌𝐄𝐍  {𝑺𝒕𝒆𝒑𝒉𝒆𝒏 𝑱𝒂𝒎𝒆𝒔}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora