𝑻𝒓𝒆𝒅𝒊𝒄𝒊

8.1K 274 8
                                    

DEBRIS AND SMILES

cammino tra le macerie alla ricerca di due volti familiari, il mio cuore batte ad una velocità anormale le mie mani ormai sono sanguinanti e sporche così come il resto del mio corpo

Sven ha provato a portarmi via da qui ma non gli ho dato retta ordinando a tutti di andare via a casa e al sicuro, e così hanno fatto nonostante fossero esitanti

per quanto mi riguarda finché non li trovo non lascerò questo fottuto posto

«Dove siete cazzo?!» dico urlando e mettendomi le mani nei capelli sporchi

sto per perdere le speranze quando sento un piccolo mugolio provenire da un ammasso di pietre,

mi precipito immediatamente alla fonte del suono e con tutte le forze che mi rimangono scavo lacerandomi la pelle e le unghie

sposto ancora qualche pietra e finalmente riesco a vedere il viso tumefatto di Michael

«O mio dio eccoti, respira piano e non sforzarti adesso ti libero» parlo velocemente spostando le ultime rocce

una volta finito trascino il suo corpo per il braccio di qualche metro, mi inginocchio e metto la sua testa sulle mie gambe

«Mi senti?» chiedo accarezzandogli i capelli

lo guardo e vedo che le sue condizioni non sono delle migliori, il suo viso è gonfio e pieno di sangue così come le braccia,

il suo petto si alza e si abbassa lentamente facendogli uscire dalle labbra dei versi di dolore

provo a parlargli ma lui sembra non sentirmi, così con delicatezza lo rimetto per terra e mi alzo alla ricerca di Stephen

«Stephen..... Stephen!» lo chiamo sperando in una risposta

«Sono qui» sento dire alle mie spalle, mi giro e lo vedo con la maglietta strappata e il viso sporco di cenere come noi

senza che me ne renda conto i miei piedi si muovono da soli e in pochi secondi mi ritrovo tra le sue braccia

lui mi accarezza la schiena e mi lascia dei baci sulla testa

«Evelyn va tutto bene sono qui» mi prende  il viso tra le sue grandi mani accarezzandolo

«Hai ragione, sei vivo e anche Michael quindi va tutto bene» dico cercando di convincere più me stessa

mi stacco da lui e corro da Michael che è ancora steso a terra

«Lo prendo io» mi scansa dall mio tentativo di tirarlo su, per poi prenderlo a modi sposa e cominciare a camminare.

Io lo seguo ancora scossa da queste emozioni mai provate, che mi hanno fatto sentire fragile e debole come ormai non lo ero più da anni

«Stephen c'è una macchina» gli indico un auto leggermente sgangherata lasciata sul ciglio di quella strada isolata

«Sarà lì da anni Evelyn non sperarci più di tanto» sbuffa osservandomi rompere il finestrino e cominciare a lavorare con i fili

«Sta zitto» rispondo stizzita facendo scintillare due cavi che appena vengono a contatto fanno ruggire il motore

mi giro e gli rivolgo un sorriso di vittoria, lui in risposta alza gli occhi al cielo e posa Michael sui sedili posteriori

«Non possiamo portarlo in ospedale» sbuffa passandosi le mani sul suo viso stanco

«Lo so per questo adesso andremo nella catapecchia qui in Minnesota e lo cureremo con quello che abbiamo» premo il piede sull'acceleratore superando i centosettanta chilometri orari

𝐁𝐎𝐒𝐒 𝐖𝐎𝐌𝐄𝐍  {𝑺𝒕𝒆𝒑𝒉𝒆𝒏 𝑱𝒂𝒎𝒆𝒔}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora