CAPITOLO VENTINOVE - Roswell

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Mi dispiace moltissimo per Christopher. Non è colpa sua se i suoi compagni di classe sono idioti. Eppure è lui che ne paga le conseguenze, è lui che passa le giornate tutto solo. Mi dà fastidio soprattutto il fatto che nessuno di noi se n'è mai accorto e mi sento in colpa perché non gioco mai con lui. Sinceramente non so nemmeno se gli piace ancora giocare. Sono un fratello pessimo.

Prometto di giocare, o fare qualsiasi altra cosa piaccia ai dodicenni, con Kit. Lo prometto.

È questo quello che sto pensando a cinque alle sette del mattino il giorno del mio compleanno. Mi sono svegliato con la sveglia di mio padre e non sono riuscito ad addormentarmi più perciò ora sto aspettando che arrivi l'ora di svegliarmi guardando il soffitto e pensando a quanto sono stato stupido con mio fratello.

Christopher è sempre stato un bambino così allegro. Da una parte è un incrocio tra me e Peter e Catherine. Come noi due è allegro e sempre in movimento ma allo stesso tempo è più intelligente dei suoi coetanei e non gli dispiace rimanere solo, proprio come Cathy.

Alle sette e cinque mi alzo e silenziosamente vado in camera di Peter. È anche il suo di compleanno dopotutto.

Apro la porta e lo vedo dormire senza maglietta e senza coperte, che come al solito sono finite per terra. Peter si muove molto durante la notte. Anche io lo faccio ma non quanto lui.

Mi avvicino all'orecchio di mio fratello e gli urlo 'tanti auguri!'. Peter, ovviamente, si sveglia di colpo e mi tira uno schiaffo sulla guancia. Non forte. Giusto per farmi capire che ciò che volevo fare, è stato un successo.

"Auguri anche te, idiota!" dice alzandosi "Sei odioso"

Indossa un paio di pantaloni e poi insieme andiamo in bagno. In casa nostra ci sono tre bagni. Uno all'inizio del corridoio, uno a metà e uno in fondo. Quello all'inizio è mio e di Catherine, quello a metà di papà e Noah, quando rimane da noi, e quello in fondo è di Peter e Christopher.

Oggi vado nel bagno di Peter perché è il nostro compleanno e ho intenzione di passare il più tempo possibile con il festeggiato.

"Dopo scuola andiamo da Spencer?" chiedo.

"Sì dai. Beck cucina troppo bene"

"Non andremo a mangiare" dico asciugandomi la faccia.

"Ci inviteranno sicuramente" ribatte lui.

"E noi diremo 'grazie ma no grazie'. Papà ha prenotato in un ristorante"

"Meglio ancora"

Usciamo dal bagno non appena entrambi ci siamo lavati la faccia e poi andiamo in cucina. Troviamo tutti a tavola e ci sediamo anche noi. Stranamente la colazione non è ancora pronta. Di solito quando ci svegliamo, è già tutto in tavola.

Guardo papà confuso e proprio in quel momento entra Noah con una torta in mano.

"Tanti auguri a voi! Tanti auguri a voi! Tanti auguri a Peter e Ross! Tanti auguri a voi!" iniziano a cantare tutti mentre Noah si avvicina cautamente per paura di far cadere la torta o di bruciarsi con le candeline.

Io e mio fratello ci avviciniamo a lui e soffiamo le candeline.

"Auguri gemelli!" esclama Noah.

"Grazie!" gridiamo in coro.

Papà viene verso di noi e ci abbraccia. Ormai siamo alti uguali praticamente.

"I miei piccoli uragani non sono poi così piccoli" dice ridendo "Diciassette!"

Mentre papà e Noah ci fanno gli auguri, Catherine e Christopher si sono già tagliati la loro fetta di torta e ridendo iniziano a mangiare senza aspettare noi, infatti subito dopo papà li rimprovera ma loro continuano a ridere senza prestare attenzione a lui.

MERAVIGLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora