CAPITOLO CINQUE

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Catherine stamattina è uscita di casa senza trucco.

Ne ho parlato con Kayla non appena Evan e i bambini sono usciti e lei mi ha detto che le ha esplicitamente detto che truccarsi va bene ma non si deve mai esagerare. Io ed Evander le abbiamo detto più o meno le stesse cose per cui non capisco perché abbia deciso di non truccarsi del tutto.

I miei genitori mi hanno praticamente sempre parlato apertamente e anche se a quel tempo odiavo quando lo facevano, ora gliene sono grato quindi ho deciso che prima di portarla a danza le chiederò apertamente perché non si è truccata.

Mentre penso a come iniziare il discorso, vedo in lontananza i capelli biondi del mio migliore amico che svolazzano mentre lui corre verso di me.

"Noey!"

Ci abbracciamo affettuosamente come potrebbero fare due ragazzini dopo un'estate intera senza vedersi.

La gente ci guarda male ma a me non importa più niente delle altre persone.

Ora ci siamo solo io e lui.

Quando ci stacchiamo noto che si è fatto crescere i capelli come al liceo. Sembra più giovane così ed io lo adoro quando sembra più piccolo. Non ha la faccia da bambino e forse con i capelli in quel modo non sembra giovane come penso io. Forse lo vedo più giovane perché vorrei tornare alle superiori e impedire che lui se ne vada in Texas per rimanere suo amico.

"Come è andato il viaggio?"

"Ho dormito tutto il tempo" dice ridendo.

"Pranziamo da mio padre e Charlotte, va bene?"

"Ovvio"

Saliamo in auto e subito inizio a raccontargli tutto quello che è successo in questi mesi soffermandomi sulla questione del trucco di Catherine e su quello che mi ha detto ieri sera Evan.

Ancora sto pensando a cosa dire a Catherine anche se so che alla fine nonostante mi sia preparato un discorso perfetto, farò un nuovo discorso sul momento anche più perfetto.

Noah, invece, mi racconta del nuovo corso di equitazione per bambini affetti da autismo. Mi ha spiegato che il mese scorso è arrivata una ragazza al ranch chiedendogli di poter aggiungere questo corso per bambini affetti da autismo.

"Ha iniziato a spiegarmi come gli animali aiutino i bambini affetti da autismo a interagire di più. Oh, mi ha anche fatto un lungo discorso su questa cosa del 'bambino affetto da autismo'. Dice che così si stacca la persona dalla diagnosi o qualcosa così. Mi piace aiutarla con le lezioni. Io mi occupo della parte dell'insegnamento pratico e lei della parte dell'autismo che io non saprei gestire"

"Mi sembra una cosa fantastica. E dimmi lei ci ha già provato?"

"Ad andare a cavallo? Sì ma non è molto brava"

Scoppio a ridere prima che lui finisca di parlare.

E' davvero così indietro da non capire che con 'già provato' intendevo a baciarlo o qualcosa di simile?

"Che c'è?" dice lui guardandomi storto.

"Provarci con te, stupido. Tipo flirtare o baciarti?"

"Oh... Sì come fai a saperlo?"

"Perché sei fottutamente affascinante"

Lo dico per ridere ma lo penso sul serio.

Noah ha sempre avuto il fascino da ragazzo gentile ma non indifeso. E' una delle cose che amavo di lui.

Noah mi spiega che non appena ha provato a baciarlo, le ha spiegato che non è interessato e che è gay. Lei è arrossita pesantemente e si è scusata poi ha iniziato a fare domande incomode come 'ti piace qualche bel cow-boy?'.

Immagino debba essere stato proprio brutto.

A me non è mai capitato di dover dire a una ragazza che ci sta provando con me che sono gay, perché da quando l'ho scoperto sono stato praticamente sempre fidanzato o apertamente gay per cui non mi è nemmeno mai venuto in mente di poter avere quel tipo di conversazione con una ragazza.

Al college, ad esempio, nessuno ci ha mai provato con me perché tutti mi hanno sempre visto per mano con Evan o mi hanno visto baciarlo. Questa è stata la cosa più bella del college: non ho mai dovuto dire che sono gay. Non ce n'era bisogno, lo si vedeva chiaramente.

"E quindi? Ti piace qualche Texano?"

"Per carità. Sono tutti così Non lo so. Non mi attrae nessuno. Preferisco trovarne uno qua a L.A., come te ed Evan"

Una volta arrivati a casa, lo aiuto a portare la valigia in casa sua e mi sdraio sul suo divano subito dopo.

"Dovresti cambiare questo divano. E' lo stesso da quando eravamo piccoli"

"Mi piace. Ci sono tantissimi ricordi collegati a esso. E poi vengo qua solo una volta ogni tre mesi per cui sarebbe soldi spesi per niente. Io non sono ricco come te, Jess"

Gli faccio la linguaccia guardando per aria. Sa quanto odio quando si parla di soldi. Mi mette a disagio sapere che sono molto più che messo bene in soldi. I miei libri fruttano molto.

"Ho letto il tuo ultimo libro, comunque. Come hai potuto far morire Ethan?"

"Era troppo scontato che non morisse"

"Non doveva farlo e basta. E' il protagonista"

"Tanto poi nel sequel"

"Stai zitto, Jess. Non è che se sei il suo creatore, allora puoi venire qua e dirmi tutto quello che gli accadrà nel tuo prossimo libro"

Le mie bozze non le faccio mai leggere a nessuno prima di Evan. Lui è il primo che legge i miei libri completi. Per cui faccio aspettare anche Noah oltre ai miei lettori.

"Va bene, non dirò niente. Ma..."

"Sssh" mi dice mettendo una mano sulla mia bocca "Non azzardarti nemmeno a pensare di dirmi qualche dettaglio sul tuo prossimo libro"

Scoppio a ridere riempiendogli la mano di saliva ma lui non la toglie subito disgustato.

"Fai schifo ma sono abituato alla tua saliva, mi dispiace. E' da quando avevo un mese che sono a contatto con te. Il mio ciuccio era anche il tuo quando lo dimenticavi a casa"

"Oh, che schifo! Sul serio condividevamo il ciuccio?"

"Ho un video che lo prova. Me lha dato tua madre"

Non mi sorprende che condividevamo il ciuccio. Condividevamo tutto. Lo abbiamo sempre fatto. Il fatto che nemmeno a me disgusterebbe avere un po' della sua saliva sulla mia mano mi spaventa. E' normale che due migliori amici non abbiano schifo della saliva dell'altro?

In qualsiasi caso smetto di pensarci e continuo a vivere la mia giornata senza preoccupazioni finché non arriva il momento tanto atteso.

Ci siamo.

Sono in macchina con Catherine per portarla a danza e devo parlarle del trucco.

"Cathy Cat?"

Catherine si gira sorridendo.

"Non sono contrario al trucco, lo sai vero?"

Dritto al punto. Grande, Jess!

"Sì, papi"

"Allora perché non lo hai messo?"

"Sono piccola avete ragione. Se inizio a metterlo ora quando sarò più grande, non avrò le prime esperienze perché le avrò fatte già ora"

Non ci avevo mai pensato da questo punto di vista. Non è male come ragionamento. Se lei facesse tutto ora (bere, truccarsi, andare in discoteca, baciarsi con qualcuno) [per intenderci, non vorrei mai che Catherine facesse una di queste cose] cosa farebbe quando avrà sedici o diciassette anni?

"Sei intelligente, piccola"

"Me lo dici ogni giorno"

"Perché lo sei"

Mentre finisco di parlare, lei apre la portiera e va verso l'entrata della scuola di danza. Abbasso il finestrino e mi metto a urlare.

"Ricordati che arriva Pa' a prenderti"

MERAVIGLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora