CAPITOLO VENTITRE - Jess

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Noah è così dolce e premuroso che non fa altro che aumentare i miei sentimenti per lui. Nonostante cose come venire a casa mia a sorpresa, fare la spesa e andare a prendere i ragazzi le faceva già, ora sembra che le faccia con ancora più voglia e gioia. Noah è parte della famiglia adesso, lo è sempre stato.

"Come ti sembra Denys?" mi chiede guardandomi con quei suoi occhi irresistibili.

Siamo seduti sul divano come facevamo sempre, solo che ora potremmo avvicinarci e baciarci in ogni momento. Naturalmente non lo possiamo fare perché Christopher è in cucina a fare i compiti perché camera sua è in disordine e lui non ha voglia di mettere a posto. Il solito in pratica.

"E' un bravo ragazzo. L'ho invitato domani a pranzo. Vuoi venire anche tu?"

"Certo! Denys mi è sembrato molto gentile ed educato"

"Moltissimo. Mi ha fatto le condoglianze per Evan, ci credi? Vuol dire che Catherine gli ha parlato di lui. Con Clarissa non parla mai di Evander. È un passo avanti, no?"

"Sono contento che Cathy abbia trovato qualcuno con cui confidarsi. Ha bisogno di sfogarsi"

"Tutti hanno bisogno di qualcuno"

"Pa', mi interroghi?" chiede nel frattempo Christopher dalla cucina così mi alzo e lo raggiungo.

Non sono scocciato o triste perché non posso stare con Noah in questo momento al posto di aiutare Christopher con i compiti. Penso che sia tutto una grande parte della mia vita e perciò i momenti che passo con Noah o con Christopher per me hanno la stessa importanza. Se fossi stato più giovane e meno maturo non sarei riuscito a fare questo ragionamento.

Kit mi dice tutto quello che ha studiato per filo e per segno e perciò gli dico che può anche andare a guardare la televisione. È una concessione che non do sempre perché so che se uno di loro inizia a guardarla, non se ne va più dal divano. Ormai li conosco.

"Pa'!" urla poi Peter dalla sua stanza.

"Vieni qui" gli urlo di rimando.

"Vieni tu!"

Noah scoppia a ridere ed io so già il motivo. Mi basta guardarlo per capire tutto ciò che non esprime a parole.

Ora si sta riferendo a tutte le volte in cui io ero Peter ed io ero mio padre. Succedeva sempre la stessa identica cosa e alla fine vincevo io perché mio padre non voleva urlare e quindi veniva in camera mia.

Peter, invece, si arrende subito e viene in sala trovando Christopher sdraiato su Noah ed io da parte a loro con un cuscino sulla pancia.

"Posso parlarti un attimo?"

Mi avvicino di più a Christopher lasciando spazio a Peter che osservandolo ormai è diventato un uomo e questo mi fa sentire in un modo strano. Mi sento orgoglioso dell'uomo che sta diventando e che già è diventato, ma allo stesso tempo malinconico perché so che non potrò più avere il mio primo figlio maschio che corre per casa urlando che il suo gioco preferito si è rotto. Quei ricordi non me li potrai rubare nessuno ma allo stesso tempo non potrò più riviverli.

"Penso che Ross debba tornare a vivere con noi" dice tutto d'un fiato.

"Perché?"

"Oggi ci siamo parlati a scuola"

E già mi sta dicendo una bugia ma sorvolo.

Peter tende a guardare in basso quando mente ed è ciò che sta facendo ora per cui so già che sta mentendo.

"E abbiamo capito per quale motivo ci avete diviso. Lo capisco sul serio. Il problema è che esageriamo, no? Io però non voglio cambiare. Io voglio che Roswell rimanga per sempre la persona su cui posso più contare"

MERAVIGLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora