CAPITOLO DIECI - Catherine

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"Ci sei, Cat?"

Clarissa scuote la mano davanti ai miei occhi ed io mi riprendo dal mio piccolo sogno ad occhi aperti.

Davanti a me c'è un piccolo altare pieno di cartelli, fiori, candele spente e vari oggetti che agli occhi di tutti potrebbero non avere significato ma io do ad ognuno di loro un grosso significato.

Mio padre è morto ormai da un anno e tre mesi circa ed io da quel giorno non sono più la stessa. E' come se lui avesse portato via anche una parte di me. Sono più diffidente. Non prendo più l'autobus e vado in macchina solo se necessario e con persone affidabili. Sono più spenta e spesso mi distraggo facilmente.

Lì dove c'è quel piccolo altare, è proprio dove l'idiota ubriaco insieme al semaforo mezzo rotto hanno creato la situazione più orribile della mia vita. Papà è morto proprio lì.

Io poco prima gli avevo urlato di odiarlo.

Papi mi continua a dire che durante la chiamata prima dell'incidente lui abbia ripetuto più volte di sapere che non lo odio. Ma se l'avesse detto tanto per tranquillizzare suo marito? E se fosse morto pensando che io lo odiassi?

Papi da piccola mi raccontava che il mio nome mi è stato dato in memoria della mamma di Noah, morta quando lui era ancora bambino in un incidente. Darmi quel nome era nella speranza che io dessi vita a quella donna a me sconosciuta. Guarda che strana la sorte: ora sono io il piccolo Noah strappato da sua madre Catherine.

"Allora che ne dici?" mi chiede Clarissa.

"Cosa?"

"Vedi che non mi ascolti!" mi rimprovera scherzando "Dicevo che dopo danza potremmo andare a casa tua per farci un tuffo al mare"

"Va bene. Il costume te lo presto io. Quello rosa ti sta da dio" dico realizzando che quel costume sta meglio a lei che a me "Non è che vuoi venire solo per vedere i miei fratelli in costume, vero?"

"Quello e perché mi voglio divertire con te"

"Sei la solita"

Clarissa sognerebbe di fidanzarsi con qualsiasi persona al mondo ma non riuscirebbe mai a farlo sul serio perché è troppo timida.

La mia amica abita lontano da me e dalla nostra scuola ma da qualche mese ha deciso che preferisce farsi mezz'ora di strada e di andare in una scuola dove ha un'amica piuttosto che stare tutta la giornata da sola. Nella sua scuola non aveva molte amiche. E le poche che le rivolgevano la parola lo facevano per prenderla in giro.

A danza è una delle più brave. Siamo quasi sullo stesso livello, anche se lei deve sempre impegnarsi più di me perché la nostra scuola di danza è a pagamento e lei non ha i genitori ricchi come noi altre.

Dopo la lezione di danza corriamo a casa mia per metterci i costumi e buttarci in acqua. Siamo veramente stanche.

"Tuo padre non c'è?" mi chiede Clarissa mentre si mette il costume.

"No, è a un firma copie. Sta facendo un po' di tappe. Due settimane fa è andato a New York. E fra due settimane andrà a Miami e noi andremo con lui"

"Che bello! Non sono mai stata a Miami ma vorrei così tanto andarci" dice con voce sognante "E ora dov'è?"

"A Seattle"

"Cathy, sei tu?" urla una voce dalla cucina.

"Sì! C'è anche Clary quindi non entrare"

Noah da quando è morto mio padre è sempre da noi. Non vive più in Texas ormai. Ci torna ogni tanto per vedere come procedono le cose ma per il resto è qua.

MERAVIGLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora