CAPITOLO QUATTRO

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"Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri a Kit! Tanti auguri a te" cantiamo in coro tutti quanti.

Oggi è l'undici settembre e ieri Christopher ha compiuto sette anni. Ha festeggiato con i suoi compagni di scuola in spiaggia visto che fa ancora abbastanza caldo. Ora, invece, siamo a casa di mio padre e Charlotte a festeggiare con tutta la famiglia al completo.

"Auguri, Kit" dico abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia che lui pulisce con il dorso della mano.

Christopher non ha più i suoi ricciolini di quando era piccolo, purtroppo, ma è ancora il bambino più bello di sempre.

"Secondo te dovremmo farle togliere il trucco?" mi chiede Evan.

Prima di partire per andare a casa di mio padre Catherine è uscita dal bagno con mascara, matita, rossetto e forse anche un po' di fondotinta su tutta la faccia.

"Che cos'hai fatto alla faccia?" le ha chiesto Christopher.

"Trucco. Tutte le mie amiche lo mettono"

Io ed Evan non le abbiamo detto niente perché già eravamo in ritardo, ma ora dobbiamo assolutamente parlarne.

Catherine ha quattordici anni. Non dico che sia troppo piccola per truccarsi ma forse così ha esagerato.

"Secondo me non dovremmo impedirglielo. Però dobbiamo decisamente dirle come fare. Ha messo troppo di tutto. Sembra una"

"Jess! Hai ragione. Kayla non potrebbe parlarle? E' quella più giovane qua"

"Papi! Vieni a giocare a basket con noi?"

Ross e Peter sono molto più alti ora, ma hanno ancora quei comportamenti scatenati che li hanno sempre caratterizzati.

Corro verso Roswell e gli rubo la palla e palleggiando vado al canestro e... segnato! Uno a zero per il quasi-quarantenne.

Peter prende la palla non appena cade a terra e corre verso l'altro canestro ma non fa in tempo ad arrivare a metà campo che Spencer gli ruba la palla e da dove si trova, fa canestro.

Due a zero per il quasi-quarantenne e il diciannovenne.

"Non è giusto! Non sapevo giocasse!" urla Peter.

"Ross non urlare" lo sgrida mia sorella.

"Sono Peter, zia Kayla. Quando imparerai a riconoscerci?"

Io, Spencer e i gemelli facciamo una partita veloce che facciamo vincere ai gemelli e poi andiamo a mangiare la torta.

Spencer è entrato in un'università grazie al basket. E' già il co-capitano e nemmeno ha iniziato sul serio ad andarci.

Ora siamo tutti sposati, a parte Spencer ovviamente, e tutti abbiamo almeno un figlio.

Rosalie ha due bambine: Tracy e Lucinda.

Juliet ha tre bambini: Ian, Samuel e Nicole.

Kayla ha un bambino: Edward.

Abigail ha una bambina: Amanda.

Susanna ha tre bambini: Shawn, Hannah e Nicholas.

Piper ha due bambini: Tyler ed Ezra.

I nostri genitori sono contenti di avere così tanti nipoti da curare per riempire loro il tempo. Addirittura si prendono cura dei figli di Susanna che è imparentata con noi solo grazie al mio matrimonio con suo fratello.

"Domani viene Noah, giusto?" mi chiede Charlotte.

"Sì. Lo andrò a prendere in aeroporto verso le nove di mattina e lo porterò qua per disfare le valigie"

"Volete venire da noi a pranzo? Evan, potresti portare i bambini qua dopo scuola per fare la merenda"

"Volentieri, Charlie"

Noah ed io ci vediamo più o meno una volta ogni tre mesi quando lui si prende qualche giorno di pausa dal Texas. Mi piace che ci sia questa regolarità tra noi. Ora posso chiamarlo sul serio 'il mio migliore amico'.

Kayla si alza e va in casa così mi alzo e la raggiungo. Devo ancora parlarle di Catherine per la storia del trucco.

"Kay, ho bisogno di un favore"

"Dimmi"

"Devi parlare con Cathy. Hai visto quanto trucco si è messa?"

"E' normale, Jess. Anche io a quattordici anni ho iniziato a truccarmi. Perfino Rosalie l'avrà fatto"

"Sì ma ne ha messo troppo. Non potresti farle capire che ne ha messo troppo?"

Kayla mette le braccia conserte e sbuffa così io faccio la faccia più tenera possibile. Kayla non riesce a resistermi. Sono il suo fratello preferito. Scusa, Spence.

"Eh va bene. Ma dovrai parlarle anche tu stasera. Non voglio che mi consideri la zia cattiva"

La abbraccio d'istinto e le do un bacio sulla guancia.

Non so chi sceglierei se mi chiedessero chi è la mia sorella preferita ma sicuramente Kayla è sul podio. Mi ha aiutato fin da quando lei era piccolissima e le sono veramente molto grato.

Da un lato Catherine e mia sorella si assomigliano molto. Catherine da piccola aveva lo stesso carattere pacato di Kayla. Eppure avendo questo carattere tranquillo, non si sono mai fermate al silenzio, anzi si sono date da fare nel far sentire la loro voce.

Kayla, ad esempio, si è sempre mostrata chiara nel fatto che non avesse problemi con la mia omosessualità, anzi mi spronava a essere ciò che sono nel miglior modo possibile.

Anche Catherine durante i pranzi in famiglia non si è mai limitata a non dire la sua riguardo all'immigrazione, all'omosessualità, al frequentare una scuola privata, all'inizio di un corso di basket per i gemelli

"Kayla le parlerà però solo se anche noi le parleremo stasera"

"Le hai detto che va bene, vero?" mi chiede Evander.

Annuisco sorridendo e lui mi bacia velocemente.

Di sera quando tutti sono a letto e noi siamo ancora sul divano, Evan mi aggiorna su un fatto accaduto ieri e che lui è venuto a sapere solo stamattina: un nostro anziano vicino si è ucciso perché non voleva innamorarsi dopo che la moglie è venuta a mancare la settimana scorsa.

"Poveri signori Wilkes" dico preoccupato.

Non ci parlavamo quasi mai soprattutto perché non erano anziani molto loquaci, però quelle poche volte in cui l'abbiamo fatto ci sono sembrati molto gentili. Una volta hanno anche curato i bambini mentre noi andavamo all'ospedale insieme a Peter perché si era rotto il braccio.

"Se dovessi morire io, non vorrei mai che tu rimanessi solo. Preferirei vederti con un altro uomo"

"Certo anche io" dico avvicinandomi a lui "Non voglio che tu muoia però"

Evander fa una piccola risata e poi mi bacia.

"Non intendevo quello, stupido. Intendevo che veramente io non vorrei vederti da solo. Quindi non farti problemi a tornare con Noah"

"Cosa stai dicendo?" dico allontanandomi da lui.

Noah?

Cosa c'entra Noah ora?

Perché io devo sempre in qualche modo dipendere da lui?

"Voglio dire, voi due siete così uniti che potreste benissimo stare insieme. Nel caso in cui io morissi, vorrei che tu tentassi a rimetterti con lui. Mi piace Noah. Ti farà felice"

"Ci abbiamo già provato e tra di noi non funziona! E' meglio che ci sia l'amicizia" dico alzando un po' troppo la voce.

Non so perché mi sto alterando, ma so che ora potrei spaccare qualcosa.

"Calmati, amore. Era per dire. Non morirò"

Evan dicendo queste parole si alza e mi abbraccia cercando di contenere il più possibile la mia rabbia come se lui potesse essere un materiale isolante che non fa uscire le mie emozioni al di fuori di lui.

"Ti amo, Evan"

"Anche io ti amo, Jessie"

MERAVIGLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora