CAPITOLO VENTI - Roswell

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Catherine ieri sera mi ha spaventato.

Sembrava come depressa.

Non è da lei essere così giù. È una ragazza profonda ma sempre con il sorriso sulle labbra.

Ho pensato che fosse il sonno o magari la nuova conoscenza con delle persone che diventeranno sue amiche. In ogni caso ho lasciato stare, se dovesse avere bisogno ancora, la aiuterò subito.

In classe dirò tutto a Peter così nel caso Catherine dovesse andare a dirgli qualcosa su questo argomento, lui potrà agire.

Mia sorella non può avere brutti pensieri. Non è da lei.

Scendo dall'auto di Spencer tirando Catherine per un braccio.

Sto morendo di fame perché per potermi svegliare più tardi, ho saltato la colazione quindi devo correre alle macchinette delle merendine.

Prendo un pacchetto di biscotti e li apro subito mangiando rumorosamente.

So che Catherine odia quando lo faccio, ma ho voglia di farla innervosire, come sempre.

"Smettila, Roswell" dice guardandomi torvo.

Mentre prendo l'ultimo biscotto dal sacchetto, vedo avvicinarsi Avery e Calliope.

"Ciao!" salutano entrambe sorridendo.

"Ehi! Volete un biscotto?"

"No grazie. Abbiamo appena mangiato al bar vicino alla scuola" risponde Calliope.

Quella ragazza è veramente bella.

Ieri i suoi capelli erano raccolti in due lunghe trecce mentre ora sono sciolti e sono tutti mossi come succede quando non si sciolgono le trecce per molto tempo. Clarissa mi ha insegnato questa tecnica quando un giorno è rimasta a casa nostra a dormire dopo una giornata in spiaggia. Eravamo tutti sdraiati sul letto di mio fratello e lei si stava facendo fare due trecce da mia sorella, in modo da avere i capelli mossi il giorno dopo. Quella sera è stata la sera in cui ho imparato a fare le trecce.

"Che materia avete ora?"

"Io matematica" dico.

"Letteratura" dice mia sorella.

"Scienze. Odio scienze. Faccio schifo" ammette Avery.

"Io ho spagnolo. Adiós, amigos" dice Calliope andandosene.

Il suo accento non è dei migliori ma almeno sa dire quelle due parole.

Non appena entro in classe vado al banco di mio fratello e gli racconto della conversazione con Catherine poi, indeciso se raccontargli anche della serata a cui lui non è stato invitato per colpa del nostro attaccamento, torno al mio posto accanto a Nicholas.

"Vuoi venire da me dopo gli allenamenti?" mi chiede Nicholas.

"Con gli altri?" chiedo subito.

"Sì. A loro ho già chiesto prima che tu arrivassi"

Vorrei tanto dirgli di sì ma io e Peter dobbiamo allontanarci il più possibile in queste due settimane. Io non voglio affatto separarmi da lui, ma se la gente pensa che dobbiamo tornare ad essere due persone completamente distinte allora farò il possibile.

"Sono da mio zio, mi dispiace. E poi non posso venire se viene Peter, ricordi?"

"Ah è vero. Beh, se cambi idea, siamo da me"

È bello sentirsi richiesti da qualcuno. Sono sempre stato il gemello di Peter e se qualcuno invitava a una festa lui di conseguenza invitava me. Siamo i gemelli. Non c'è lui senza di me e non ci sono io senza di lui. Ora, con la scusa della separazione, le persone mi invitano perché vogliono. Nicholas avrebbe potuto invitare solo Peter perché ora non viviamo sotto lo stesso tetto e non sarebbe stato scortese invitare solo lui e invece, nonostante lui sapesse che non poteva invitarci entrambi, dopo aver chiesto a mio fratello se avesse voglia di andare da lui dopo gli allenamenti, lo ha chiesto anche me.

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