CAPITOLO DUE

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Alle otto e mezza siamo pronti per uscire a prendere un gelato.

Evander ha in braccio il piccolo Kit e per mano Catherine mentre io ho in ciascuna mano uno dei gemelli.

Io e la mia famiglia non siamo messi male in fatto di soldi. Il lavoro di Evander non porta chissà quanto ma i miei libri sì. In più Susanna, la sorella di Evander, ha già detto che la sua parte di eredità (cioè tutta perché suo fratello è stato tolto dal testamento) la dividerà tra se stessa ed Evander.

Abbiamo comprato una casa piuttosto grande vicino alla costa perché sapevamo già che avremmo voluto una famiglia grande, perciò se non avessimo preso fin da subito una casa abbastanza grande nel giro di qualche anno avremmo dovuto cambiarla di nuovo.

La gente che ci trova per strada non ci guarda mai male finché uno dei nostri figli non ci chiama Papi e Pa'. Lì capiscono che siamo una coppia gay è quindi fanno le solite facce da ignoranti.

Ormai ci ho fatto l'abitudine e non soffro come facevo quando ero più piccolo.

"Io voglio prendere un gelato alla panna" dice Catherine.

"È troppo semplice. Io lo voglio al cioccolato" dice il gemello con la giacca di jeans scura.

"La fragola è più buona" dice il gemello con la giacca chiara.

Sono sicuro al cento per cento che Roswell sia quello con la giacca scura e Peter quello con la giacca chiara. Ne sono sicuro anche perché Ross adora il cioccolato su qualsiasi cosa. Penso che se lo lasciassimo fare, lo metterebbe anche sopra il pollo.

"Dopo possiamo andare al parco?" chiede Peter.

"Non troppo eh" dice Evan "Domani avete scuola"

La gelateria in cui andiamo sempre per fortuna è aperta quindi ordiniamo subito un gelato per ognuno dei bambini tranne Christopher e poi ne prendo uno per me.

Evander non vuole mai prendere il gelato ma alla fine me ne ruba sempre almeno la metà. Tutte le volte glielo faccio presente ma lui dice semplicemente che un gelato intero non lo mangerebbe e sarebbe uno spreco.

Perciò lo prendo alla stracciatella sempre perché so che è il preferito di mio marito.

Ci andiamo a sedere sulle panchine del parco giochi proprio dietro l'angolo. Non c'è in giro molta gente ma meglio così, riusciremo a controllare i gemelli in modo migliore senza tutti quei bambini che corrono da parte a loro.

"Papi, sono sporca?"

"Vieni qua che ti pulisco un pochino" cerco nelle tasche un fazzoletto ma non trovo niente "Evan, hai un fazzoletto?"

Anche Evander cerca nelle sue tasche e per fortuna lui ha un pacchetto intero. Prendo un fazzoletto e pulisco la piccola bocca di Catherine che subito dopo mi sorride e corre sull'altalena.

I gemelli, che sono più lenti a mangiare, sono ancora seduti sulla panchina e stanno parlando di chissà cosa.

A volte sia io che Evan fatichiamo a seguire i loro discorsi. Ogni tanto scherziamo sul fatto che i due gemelli si parlino nella mente.

"Kit, ne vuoi un po'?"

"Sì! Sì! Sì!" dice allungando le mani verso di me.

Prendo un po' di gelato con il cucchiaino e glielo do in mano.

"Domani vai tu a portare Catherine a danza?" chiedo a Evander.

"Sì. Meno male che me lo hai ricordato, me ne stavo dimenticando"

Evan è abbastanza sbadato per quanto riguarda il ricordare un qualcosa da fare ma, in compenso, non si dimentica mai una data importante.

Mi piace guardalo mentre osserva i nostri figli. Quando lo fa, si siede sempre sul bordo della sedia, del divano o della panchina in modo da essere pronto a correre in loro aiuto. Sorride spesso guardandoli come se si rendesse conto solo guardandoli di quanto siamo fortunati.

MERAVIGLIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora