16.

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Appena dopo il grande lago Mizumi, si presentava un ulteriore pezzo di terra con numerosi alberi, ma più bassi rispetto a quelli della foresta da cui i Senshi erano da poco usciti.
Attualmente, la squadra si stava avventurando tra questi alberi. I membri più attenti notarono che le colorazioni dei tronchi erano chiare, quasi beige. Videro che sui tronchi vi erano delle conchiglie molto grandi, e di forme parecchio bizzarre.
Irina camminava davanti, guardando in ogni microscopico angolo per evitare che un possibile attacco nemico cogliesse alla sprovvista lei e il resto della squadra.
La ragazza spagnola aveva assicurato ai suoi compagni che non ci sarebbe stato bisogno di una mappa per orientarsi, in quanto quella parte di boscaglia non si estendeva per numerosi chilometri. Disse che sarebbe bastato andare per dritto.
Akai, che stava tenendo il passo di Matt, davanti ad Alex, avvertì un lieve fastidio ai denti, e subito dopo iniziò ad avere la sensazione che qualcuno li stesse osservando. Non sicuro di ciò, optò per non dire nulla ai suoi compagni, non ancora.
Ovviamente, il giovane dagli occhi color lime, non si lasciò sfuggire quel pensiero, e incrementò la sua attenzione e il raggio d'azione della tecnica che usava per percepire i pensieri altrui — che ormai si era più che abituato ad usare.
Akai pestò involontariamente un ramoscello che era caduto a terra, provocando un sottile rumore. Non appena lo fece, una strana polverina di colore rosa iniziò ad uscire dalle conchiglie più grandi attaccate agli alberi. Irina e Matt non ebbero neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo, che subito respirarono la polverina.
Alex si coprì naso e bocca con la mano, pensando: Che diavolo è?
Irina capì subito che si trattava di qualcosa che avrebbe fatto perdere i sensi a tutti, così disse ai suoi compagni di non respirare la polverina che stava fuoriuscendo dalle conchiglie. Però, ormai, era troppo tardi; il fumo rosa (che in realtà possedeva un forte profumo, come se fosse uno spray per l'ambiente) aveva invaso la zona in cui si trovavano i Senshi, oltre a gran parte di quella piccola foresta. In considerazione di ciò, tutti i presenti l'avevano respirata.
Matt incurvò la schiena, iniziando a sentirsi debole, stanco. Anzi, più precisamente assonnato. Tenendo anche conto del fatto che non aveva passato le sue solite dieci ore nel mondo dei sogni, ci finì in poco tempo. Fuori uno.
In brevi attimi, anche Candy cadde a terra, toccando — con tutta probabilità — il terreno per la prima volta dall'inizio della spedizione.
Tra i Senshi rimasti ancora in piedi, sopraggiunse un'enorme preoccupazione. Ipotizzarono che fosse tutta una trappola e che ci erano caduti come degli stupidi. In una situazione del genere non si poteva fare nulla, era troppo tardi.
Irina cadde in ginocchio quasi autonomamente, accorgendosene in ritardo, e lo stesso successe ad Aaron, solo che lui, a differenza della ragazza, fece subito ad addormentarsi.
No, non ci posso credere. Che cosa significa tutto questo? Chi può essere stato? Maledizione, non riesco a tenere gli occhi aperti e a mettere a fuoco ciò che mi circonda. Irina stava resistendo con tutte le sue forze, alla ricerca del bastardo che aveva fatto ciò — perché sapeva che tutto quello era stato fatto intenzionalmente. Avanti, non poteva essere un caso.
Akai e Alex cercarono anche loro di vincere l'incredibile senso di stanchezza provocato dalla misteriosa polverina rosa, fallendo e accasciandosi a terra. Si erano addormentati.
Merda, pensò Irina, in maniera furiosa. Non riusciva più a trattenere il respiro ed era troppo debole per fare qualsiasi cosa. Il fatto che avesse usato una quantità non molto indifferente di energia per congelare il lago e per combattere contro le creature incontrate poco prima, giocava a suo grande svantaggio.
Ad un certo punto, dopo numerosi tentativi e pizzicotti, non fu più in grado né di trattenere il respiro, né di tenere gli occhi aperti, così cadde nel più profondo dei sonni non appena il suo corpo venne bruscamente a contatto col terreno, imitando involontariamente i suoi compagni di squadra.

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Dopo un paio d'ore, la ragazza russa riaprì gli occhi, essendo così la prima a svegliarsi. Si passò la mano sul volto e diede uno sguardo nei dintorni. Vide che i suoi compagni erano ancora sotto l'effetto della strana polverina di colore rosa che li aveva fatti addormentare. Come un fulmine, Irina scattò in piedi, mettendosi in allerta. Scrutò ogni singolo punto alla ricerca di una forma di vita, ma non vide nessuno. Diede un ulteriore sguardo ai Guerrieri addormentati.
Che cosa significa? Non vedo nessuno nei dintorni. Strinse i pugni, diminuendo di qualche grado la sua temperatura corporea. Forse mi sto sbagliando. A questo punto è probabile che quel gas fosse una sottospecie di sistema di autodifesa da parte delle conchiglie, pensò, nonostante fosse abbastanza complicato portare avanti una teoria simile. Ma d'altronde, dopo aver visto strane creature volatili, cerberi giganti e gorgoni, tutto era possibile. Però, c'era sempre spazio per un accenno di sospetto nella mente della ragazza di ghiaccio.
Guardò in alto, e si rese conto che era notte. Accidenti. Controllò l'orario: le 20:31. Fece un verso infastidito e da sotto il suo piede sinistro si fece rapidamente strada una scia ghiacciata, che in meno di due secondi congelò un albero lontano dalla sua posizione. (Quello era il suo modo di sfogarsi, diversamente da un comune essere umano che avrebbe tirato un pugno al terreno, o ad un albero).
Irina era dubbiosa sul fatto di svegliare o meno gli altri Senshi, ma dopo all'incirca tre minuti, iniziarono anche loro ad aprire gli occhi. Il primo fu Akai, susseguito dai due fratelli Jonesty, Candy e... Matt stava ancora dormendo. Beh, era piuttosto prevedibile da parte sua.
Tutti furono confusi e chiesero spiegazioni ad Irina. Quest'ultima non poteva rispondere con esattezza alle loro domande, ma almeno, col suono della sua voce aveva fatto aprire gli occhi a Matt. Ovviamente, l'inglese, volle sapere anche lui ciò che era successo, e Irina si limitò a rispondere nella stessa maniera in cui aveva risposto agli altri suoi compagni di squadra, ma un po' più infastidita.
Akai si alzò da terra, e mentre si scrocchiava le dita, si chiese come avesse potuto dormire sonni tranquilli, senza fare neanche uno dei suoi soliti incubi. Che strano, pensò.
Improvvisamente, la quiete della notte venne rovinata dal rumore dei cespugli che si mossero. I Senshi vi prestarono attenzione, non troppa però, considerando che si erano appena svegliati e perché pensavano che fosse un animale innocuo. Dal cespuglio spuntò quel che sembrava un bambino. Un bambino... con le corna. I Senshi cercarono di mettere a fuoco la piccola figura oscurata dal buio della notte, prestandogli un pizzico di attenzione in più. Fu quando la figura accese la fiaccola che aveva con sé che potettero vederne le sembianze.
Non era un bambino. Lo sembrava, ma non lo era. In realtà non sarebbe stato giusto definirlo un essere umano, ma stranamente neanche il termine "animale" sembrava calzargli perfettamente. Era un piccolo cervo che stava su due zampe. Però... la sua postura rassomigliava a quella di un essere umano.
Il suo volto era parecchio bizzarro, sembrava quello di un personaggio di un fumetto. Aveva gli occhi di forma perfettamente sferica, le sopracciglia erano due rettangoli neri e sottili. Il naso era proprio quello di un cervo, e la bocca era formata da una gracile linea. Il suo corpo era interamente ricoperto dal pelo, e indossava un berretto, una canottiera gialla e dei pantaloncini arancioni.
«Vi chiedo scusa!», disse. Sapeva anche parlare.
I Guerrieri non seppero proprio come reagire, e Matt pensava di essere ancora nel mondo dei sogni. Ho sentito bene? Questo... questa... creatura ha appena parlato e ci ha chiesto scusa? Stropicciò gli occhi e si diede un pizzicotto. Quella buffa creatura non era scomparsa, ma era ancora lì, con occhi chiusi a forza. Quindi, Matt ne dedusse che non si trattava di un sogno.
Vedendo il silenzio dei Senshi, il cervo dalle sembianze umane decise di proseguire, porgendo ulteriori scuse e aggiungendo: «Non avrei dovuto attivare le Mushells!».
Akai guardò ogni componente della squadra e chiunque sembrava più che confuso davanti ad una scena simile, tranne Irina, che restava con la sua espressione impassibile.
«Credo che soltanto tu abbia capito ciò che hai appena detto. Perché non ti spieghi meglio e non ci dici che cosa sono queste Mushells?», disse Irina, in maniera distaccata, come se, in fondo, sapesse in anticipo quel che avrebbe detto la creatura dotata di corna da cervo.
Il piccoletto sembrava intimidito dall'ultima frase di Irina. «S-Sono stato io a far sì che le conchiglie che vedete attaccate agli alberi emettessero quel gas di colore rosa! Mi dispiace moltissimo! Pensavo che foste degli animali o delle sirene seduttrici, così ho ben pensato di attivare le Mushells! Mi dispiace davvero tanto!», rispose, abbassando rapidamente la testa per esternare al meglio il suo senso di pentimento.
Ma si può sapere perché continua a parlare in questo modo? Sembra un bambino che crede di saper recitare, ma in realtà non fa altro che pronunciare ogni singola parola con bizzarra enfasi, pensò Matt, con sguardo stranito.
Le sopracciglia di Irina si aggrottarono e metà del suo corpo venne coperto dal ghiaccio. «Così sei stato tu, piccolo bastardo?». La piccola creatura sobbalzò e si nascose dietro un albero.
La ragazza russa congelò istantaneamente l'albero dietro cui si trovava quello strano cervo umanoide, costringendolo a spostarsi altrove. «Sospettavo che dietro una cosa simile ci fosse l'operato di qualcuno nascosto nell'ombra. D'accordo che abbiamo incontrato creature che non sembrano esistere né in cielo né in terra, ma dove si sono mai viste conchiglie che spruzzano del gas?». In poco tempo aveva bloccato ogni via di fuga al piccoletto, che iniziava a tremare dalla paura.
«Ehi, ehi, calmati. Non c'è bisogno di fare così», disse Matt, impedendo che la sua compagna di squadra furiosa commettesse un ulteriore omicidio. «In fondo sembra pentito». In seguito, Matt si alzò da terra e raggiunse Irina. La ragazza scelse di calmare i bollenti spiriti — per modo di dire — e il ragazzo dagli occhi arancioni sciolse il ghiaccio appoggiando la mano a terra ed emettendo calore nei punti in cui era situato. Dopodiché, sbadigliò. «Certo che non fa bene assistere a scene simili appena svegli. Beata te che trovi la forza di usare il tuo potere neanche dieci minuti dopo esserti svegliata».
Irina strinse i denti per il nervoso. «Non è il momento di fare simili battute. Provo una profonda irritazione e ti avviso che per colpa tua potrebbe aumentare», disse. Quel tono tenebroso fece accapponare la pelle a Matt, ma non lo diede a vedere.
«Eddai, perché non la fai finita? Guarda che non c'è bisogno di arrabbiarsi tanto e accanirsi contro questa creatura», disse il ragazzo inglese, con tono amichevole. Dopodiché, osservò attentamente la forma di vita che aveva davanti, con molta curiosità. «Dimmi, per caso hai un nome?».
Il piccolo cervo umanoide era ancora spaventato dalla espressione di Irina, ma nonostante questo rispose alla domanda del ragazzo. «M-Mi chiamo H-Honzu!». I suoi occhi erano spalancati e la bocca aveva assunto una forma ondulata.
Aaron si concentrò sui pensieri di Akai, che in quel momento stava riflettendo su ciò che significasse il nome di quella bizzarra creatura. "Honzu" voleva dire "corna" in giapponese.
«Honzu? Che nome simpatico», commentò Matt, abbozzando un sorriso.
Improvvisamente, un colpo di vento spense la fiamma che ardeva sul bastone che Honzu teneva nella sua zampa destra, lasciando tutti al buio.
Il piccoletto si accinse a prendere i fiammiferi che aveva in tasca, quando un'altra fiamma si accese. Proveniva dalla mano di Matt, che porse in avanti per far in modo che Honzu riaccendesse la fiaccola servendosi della sua magia.
All'inizio, la creatura sembrava esitante, ma poi, vedendo l'espressione amichevole del ragazzo inglese si avvicinò. Avvicinò la punta bruciata del bastone alla mano di Matt e finalmente riebbe la sua personale fonte di luce.
Honzu sembrò stupito di tutto ciò, fino a quando decise di fare un paio di passi indietro intimorito dai freddi occhi di Irina.
Matt se ne accorse e si girò verso la sua compagna di squadra. «Ma insomma, la vuoi smettere con questo sguardo arido nei suoi confronti?».
La ragazza lo guardò e rispose: «Per colpa sua abbiamo perso del tempo prezioso. A quest'ora saremmo già giunti alle Montagne Sangaku».
«Aaah! Proprio non la capisco, questa tua fretta!», disse Matt, per poi rialzarsi in piedi. «In casi come questi, un paio d'ore in più o in meno che cosa cambiano? Ti ricordo che c'è un'alta percentuale di morte per noi, quindi, in un certo senso, dovresti essergli riconoscente». Gli altri lo guardarono con occhi turbati, in quanto avesse ricordato a tutti che molto probabilmente, entro domani sarebbero morti. In un certo senso, l'adrenalina della missione aveva fatto passare di mente una cosa del genere.
Irina distolse lo sguardo. «Hmph», fece.
Matt non gli prestò più attenzione e tornò con lo sguardo su Honzu. «Allora, per caso le creature che vivono nei pressi di quel lago laggiù ti hanno fatto qualcosa? È per questo che hai attivato le Muccole?».
«Mushells», lo corresse Candy.
«Sì, quelle».
Honzu parve leggermente scombussolato da tutto ciò. Inarcò le labbra verso l'alto, aggrottò le sopracciglia ed inspirò lentamente. Dopodiché si affrettò ad abbassare nuovamente il capo. «Innanzitutto, prima di spiegarvi con esattezza come stanno le cose, desidero porgere nuovamente le mie scuse a tutti voi!». Alcuni dei Senshi sorrisero in maniera stranita. «Scusate!». La linea che formava le labbra di Honzu aveva ora assunto una forma a zigzag.
«Aahh, maddai. Ci hai già chiesto scusa più di una volta, adesso non serve più», disse Matt, mentre rideva e agitava la mano per aria, come per dire "dai, calmati", o "abbassa la voce" in un modo quasi ironico.
Honzu alzò la testa. Vedeva che tre di quegli strani esseri umani gli stavano sorridendo molto cordialmente. Poi, gli altri tre mantenevano sguardi confusi e distaccati. (Rispettivamente Akai, Alex e Irina).
Il piccolo cervo umanoide posò gli occhi dello stesso colore di una noce su Akai. Il giovane dagli occhi rossi si sentì per pochi attimi a disagio, ma nonostante ciò non si tolse dal volto quell'espressione vagamente alienata. Stranamente, lo sguardo di Honzu sembrava volesse dire che lui aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri, dall'interno. Poteva chiaramente sentire la presenza di ''qualcun altro'' attorno ad Akai, ma non gli era ancora chiaro chi o che cosa fosse.
Honzu tornò poi a guardare Matt e finalmente rispose alla sua domanda. «Vedete, io ho piazziato numerose Mushells in questa zona perché le uso come arma. Queste conchiglie magiche mi permettono di far addormentare qualsiasi creatura si avventuri da queste parti. Anche se, ultimamente, non ne vedo molte». Piegò lievemente la testa da un lato.
«E come mai senti il bisogno di far addormentare ogni creatura che si avventuri da queste parti?», domandò Matt.
«È il mio stomaco che ne sente il bisogno. Lo faccio per nutrirmi di loro». Gli sguardi di Alex e Akai si assottigliarono.
«Oh... Beh, sì, capisco». Matt appoggiò il pollice sul mento. «Ma i cervi non si nutrono di frutta o erba?».
«Hai perfettamente ragione! Difatti, i cervi cambiano alimentazione in base alla stagione: in autunno e in inverno si nutrono di frutti selvatici ed erba secca e, quando questi cominciano a scarseggiare, di corteccia di alberi. In primavera ed estate, invece, si nutrono di varie specie foraggiere, di gemme e frutti selvatici! Tuttavia, da queste parti, cibo del genere sta scarseggiando, e quindi mi ritrovo costretto a cibarmi di creature che entrano in questo territorio. Sapete, io ho avuto degli amici che erano dei procioni, e all'incirca un paio di mesi fa non ho avuto altra scelta che nutrirmi delle interiora di due procioni che erano caduti sotto l'effetto delle Mushells». Disse quell'ultima parte con tono più calmo e sopracciglia inarcate verso il basso. «Comunque, io non mangio esseri umani! Non sono in alcun modo di mio gradimento, soprattutto voi!».
Matt ebbe un altro momento di confusione e chiese: «In che senso "soprattutto voi"?».
Honzu lo indicò come un bambino che accusa un suo compagno di classe di avergli rubato il giocattolo che più preferisce. «Troppo caldo», rispose. Poi indicò Irina e disse: «Troppo freddo», e così via per gli altri Guerrieri. Candy emanava un forte odore di caramelle, e Honzu odiava i cibi troppo zuccherati. Alex gli dava l'impressione di avere la pelle troppo dura — molto probabilmente aveva qualcosa a che fare col suo modo di comportarsi. Ed infine, Akai gli incuteva uno strano timore, forse anche più di Irina e anche mentre era addormentato. L'unico che sembrava essere almeno un minimo "appetitoso" (sempre dal punto di vista di Honzu) era Aaron, ma Honzu disse che aveva scelto di non mangiarlo non solo perché gli umani non erano una pietanza di suo gradimento, ma anche perché poi, molto sicuramente, i suoi compagni lo avrebbero vendicato, finendo così per ucciderlo nel peggiore dei modi.
«Infatti hai fatto davvero bene a stargli lontano. Se avessi provato anche solo a torcergli un capello, a quest'ora saresti concime per le piante», commentò Alex, scrutando il piccolo cervo umanoide nel più sgradevole dei modi. Aaron sospirò debolmente.
Akai si allontanò di un paio di passi dal resto del gruppo, intento ad esaminare più da vicino quelle che Honzu chiamava "Mushells". Com'è possibile che una conchiglia possa far addormentare un essere umano o un animale attraverso una polvere rosa? Possibile che nessuno se lo sia domandato? Possibile che per loro sia quasi normale, dopo aver visto le creature contro cui abbiamo dovuto scontrarci?
Proprio quando il ragazzo orientale era immerso nei suoi pensieri circa le Mushells, Honzu attirò la sua attenzione, dicendogli che, se voleva che lui e i suoi compagni restassero con gli occhi aperti, non avrebbe dovuto toccarle. Akai lo guardò con sguardo lievemente stupito, tanto che il piccolo cervo riuscì ad inquadrarlo meglio. Di tutti i Senshi, Akai era quello che non era stato in grado di inquadrare, neanche un po'.
«D'accordo, abbiamo capito», disse Matt, a nome di tutti. «Riassumendo tutto, se avessi capito che eravamo esseri umani, non avresti attivato le Mosell».
«Mushells», lo corresse nuovamente Candy, con un sorriso in volto e guance rosse.
«Proprio quelle». Matt indicò la maga e poi, con la stessa mano si grattò dietro la testa. Honzu li guardò piegando la testa di lato.
Il ragazzo inglese notò che la fiaccola di Honzu stava per spegnersi nuovamente, così propose agli altri membri della squadra di accendere un fuoco e di sistemarsi per la notte.
Irina sembrava ancora infastidita dal fatto che avessero perso praticamente un'intera giornata. A quest'ora la missione sarebbe già giunta al termine, avrebbe finalmente incontrato la persona che tanto cercava. «Va bene», disse poi.

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