21.

5 1 2
                                    

Aaron era molto preoccupato per Candy, ma maggiormente per la grave ferita di suo fratello. Temeva davvero che non ce l'avrebbe fatta. La preoccupazione che stava provando superava ogni limite, gli altri suoi compagni non avrebbero potuto comprenderlo.
Alex si era risvegliato un paio di minuti prima — all'incirca quando iniziò lo scontro che coinvolgeva solamente Akai e il satiro. Quella di Alex era innegabilmente una ferita grave, ma non così grave da farlo stare con la schiena a terra. Infatti, il giovane statunitense si mise seduto, tamponandosi la parte lacerata con la mano e lamentandosi, imprecando svariate volte. Aaron non era poi così sorpreso del fatto che suo fratello fosse ancora in grado di fare uso di un linguaggio così scurrile in quelle condizioni. D'altronde si stava parlando di lui, che aveva sempre avuto una resistenza fuori dal comune, e secondo le schede di valutazione era il Senshi con la resistenza fisica maggiore — se anche di poco in confronto a Matt.
La mano di Aaron era ora appoggiata sulla spalla del fratello, mentre osservava con occhi sconcertati la ferita presente anche sulla schiena.
«Quel figlio di puttana... Dannato caprone di merda. Maledetto animale da fattoria, ti ucciderò con le mie mani...». Con questa era la quattordicesima volta che lo statunitense diceva una cosa del genere. «Ti... ti faccio saltare quella testa di cazzo a forma di sellino, te lo...», ebbe un colpo di tosse e sputò sangue, «... giuro».
Aaron avvicinò il volto a quello di Alex quando quest'ultimo sputò per l'ennesima volta sangue. «Non sforzarti troppo», gli disse, per la nona volta. Poi lanciò uno sguardo verso Candy, i cui occhi erano ancora chiusi e sembravano non volersi aprire. Che guaio, pensò Aaron. Siamo davvero in una brutta situazione. Due componenti sono al tappeto, mentre gli altri non sembrano avere la meglio sul nemico. A quanto pare, questo Aries ha la stessa velocità e forza di Akai, difatti, tenendo conto di questo, non mi sorprenderei del fatto che abbia atterrato Candy e mio fratello in così poco tempo. Anzi, potrebbe addirittura essere più forte di noi, o magari sono stati Candy ed Alex ad averlo sottovalutato. Mi aspetterei una cosa simile da mio fratello, proprio com'è successo con Akai, mentre eravamo nella foresta Mori. Ma da Candy... Effettivamente non potrei affermare con certezza che non me lo sarei aspettato. In fondo, non la conosco poi così bene.

Akai attaccò Aries con il coltello, ma quest'ultimo parò il colpo servendosi della sua lancia a doppia lama. Successivamente fece un movimento con l'arma che costrinse Akai ad allontanarsi. Lo scontro riprese senza interruzioni. Irina e Matt continuavano a guardare i movimenti fulminei dei due, cercando un momento in cui avrebbero potuto intervenire, ma non riuscivano a trovarlo.
Akai decise che era arrivato il momento di ricorrere al suo potere oculare, con la speranza che avrebbe funzionato. In realtà lui stesso non ne era pienamente sicuro che potesse funzionare come sempre, poiché si vedeva da lontano un miglio che il potere di Aries eguagliava il suo. Comunque, tentar non nuoce, pensò. Di nuovo, la figura del satiro si avvicinò alla sua, e fu in quel punto che gli occhi di Akai si illuminarono. Aries li aveva fissati, Akai aveva agganciato il suo sguardo. Irina, Matt e Aaron capirono le intenzioni del moro e insieme a lui sperarono che quella abilità avesse l'effetto desiderato. Attraverso le scure retine del satiro, Akai cercava di farsi strada nel suo cervello, al fine di dominarlo. Il ragazzo spalancò gli occhi più che poteva — segno che l'azione richiedeva un quantitativo di energia superiore rispetto alle altre volte. Tecnicamente Aries avrebbe già dovuto sentirne gli effetti, e quindi fermarsi, ma ciò non accadde. Aries continuava ad avanzare indisturbato.
Cosa sta succedendo? Per quale motivo continua ad avanzare verso di me? Akai aggrottò le sopracciglia in preda al senso di smarrimento. Poi sentì la voce di Matt da lontano. «AKAI, ALLA TUA SINISTRA!», gli urlò.
Akai, ancora con gli occhi illuminati di rosso, lo guardò: la sua espressione era preoccupata, come se stesse per accadere qualcosa di tragico. Anche Irina sembrava in procinto di fare qualcosa, ma con la consapevolezza che non avrebbe fatto in tempo. Dopo aver pensato alle parole dell'inglese, Akai realizzò che qualcosa si trovava alla sua sinistra. Quando capì che si trattava del nemico, era già a terra. Aries l'aveva colpito in maniera violenta con la lama della sua lancia. Gli aveva lacerato il fianco, dopodiché gli aveva tirato un calcio in quell'esatto punto. Stranamente, il dolore giunse nel corpo di Akai un paio di secondi dopo.
Il giovane faceva fatica a rialzarsi, non capiva cosa diamine fosse successo. Come mai Aries si trovava alla sua sinistra se giusto un secondo prima era esattamente davanti a lui? Come mai non aveva colto al volo le inquiete parole di Matt? Se lo avesse fatto, sarebbe riuscito a schivare l'attacco facilmente, ma per qualche strana ragione non era andata così.
«Cazzo!», sbottò Matt, ad alta voce.
«Andiamo», gli disse poi Irina, con voce seria. I due iniziarono a correre verso il loro compagno bisognoso di aiuto.
Aaron osservava impotentemente la scena, mentre suo fratello incominciava a perdere i sensi.
A quel punto, Aries rilassò il corpo e fece fare delle giravolte alla sua arma. In quel frangente, il sangue dell'asiatico rimasto sulla lama schizzò in tutte le direzioni. Il satiro iniziò ad avvicinarsi lentamente al ragazzo moro, con una vaga aria trionfante, non curante del fatto che altri due Senshi si stavano avvicinando rapidamente a lui.
Proprio come Alex, Akai sputò un po' di sangue. Dopodiché udì il rumore del suo stomaco che lo implorava di fargli avere del cibo. Non era esattamente il momento più adatto, anche perché iniziò a sentirsi peggio. Gli veniva la nausea, sentiva che avrebbe potuto vomitare tutto il sangue presente nel suo corpo da in momento all'altro. Provò ad alzare lo sguardo, ma gli girava la testa, anzi, sembrava che il mondo intero stesse girando troppo velocemente. Gli sembrava di essere sotto l'effetto di qualche superalcolico, o di qualche droga. Non stava capendo più niente. Riuscì a mettersi a pancia in su, ma poi, proprio quando quelle sensazioni di spaesamento aumentarono a dismisura, cadde come vittima di un sonno profondo. Era svenuto, e nel frattempo, il sangue continuava ad uscire dalla ferita.
Aries era in procinto di dare ad Akai il colpo di grazia, ma con una velocità impressionante, Irina mosse il braccio formando una conca di ghiaccio che raggiunse il satiro, costringendolo ad allontanarsi dal corpo del giovane dagli occhi rossi. Non dovevano lasciare neanche un secondo di riposo al nemico.
Matt si fiondò verso di lui, con le mani infuocate. Fece per tirargli un pugno, ma Aries lo parò con la lama. L'impatto del pugno dell'inglese con l'arma della creatura cornuta rimbombò a lungo, e il castano si rese conto di quanto fosse dura, quella lama. D'improvviso, gli venne un'idea: sicuramente non avrebbe potuto romperla tanto facilmente, ma forse poteva surriscaldare l'intero bastone e far sì che il nemico rimanesse disarmato. Ci provò, ma occorreva alzare la sua temperatura corporea. Per farlo ricorse ad una tecnica di nome Focus Heat. Con l'altra mano afferrò il bastone, e procedette con l'aumento della sua temperatura corporea — specialmente nella sua mano, che era ora diventata rossa. Aries notò subito che la temperatura della sua arma stava cambiando, ma non era ancora così alta da costringerlo a lasciarla nelle mani dell'invasore.
Il satiro fece per tirargli un calcio, ma qualcosa glielo impedì: il ghiaccio di Irina aveva raggiunto i suoi zoccoli e si stava lentamente facendo strada sulle sue zampe. Aries spostò lo sguardo sulla russa, che da lontano sembrava avere metà occhi coperti dalla sua frangetta.
«Ottima mossa, Averin», disse Matt, con un sorriso sul volto, senza staccare lo sguardo dal satiro. Aries si trovava in trappola: non poteva più sferrare calci, non poteva staccare le mani dalla sua arma, altrimenti l'avrebbe praticamente regalata a Matt, e lui non voleva questo.
Cercò di pensare ad un modo per tirarsi fuori da quella orribile morsa di gelo e calore, mentre la temperatura che la sua lancia stava raggiungendo lo invogliava a staccarsi da essa. Matt continuava ad alzare la sua temperatura corporea, sfiorando i cento gradi. Le mani di Aries iniziavano a bruciargli, si stavano formando delle scottature sui suoi palmi, ma non era ancora abbastanza per costringerlo a staccarsi dall'arma.
«Sei davvero un osso duro», commentò Matt. Dopodiché alzò la temperatura del suo corpo fino a centoventicinque gradi. Tanto al suo limite mancava ancora molto. Per ora stava solo "giocando", ecco.
A quel punto, Aries iniziava davvero a provare dolore, più di quanto non lo avesse provato quando lo colpì Akai. Aveva ormai perso la sensibilità a metà del suo corpo, essendo questo circondato dal ghiaccio. Anche questo bruciava, certo non come le sue mani, però non era una sensazione del tutto indifferente.
La lancia del satiro raggiunse i centosettantanove gradi, e a quel punto stava quasi per mollare la presa, quando gli venne in mente un'idea. Non poteva usare né mani, né le zampe, ma disponeva di un'altra parte del corpo che poteva usare come arma: le grandi e appuntite corna. In men che non si dica, fece per tirare una testata al giovane dagli occhi color corallo, anche se il suo vero obbiettivo era quello di fargli finire la punta del suo corno destro nell'occhio. Per un pelo, Matt bloccò il suo attacco con la mano sinistra, poi sorrise.
«Non lo sai che le cose appuntite vanno sempre tenute verso il basso? Se non sei al corrente di queste cose, forse è meglio che tu non li abbia più, questi affari», gli disse, per poi fare un salto e spezzargli con l'aiuto di un potente calcio il corno con il quale aveva tentato di trafiggerlo.
La creatura fece un verso che esprimeva dolore, e dal rimasuglio del suo ex-corno incominciò a fuoriuscire del liquido nero — con tutta probabilità, quello era sangue. In quel momento, assalito dai tre dolori rispettivamente provocati dai due poteri di Irina e Matt e dall'ultimo contrattacco del ragazzo, Aries non poté fare a meno di mollare la presa della sua arma, lasciandola nelle ardenti mani dell'invasore.
Furiosamente spaccò il ghiaccio usando le mani — e dato che lo strato era molto duro, si procurò delle ferite alle nocche —, poi si allontanò tenendo lo sguardo abbassato. Una volta che lo rialzò, Matt aveva già preso familiarità con la sua lancia. Il giovane la fece roteare tra le sue dita, tenendola in alto. In seguito la lanciò in aria e, dandosi un potente slancio, la raggiunse, la afferrò con ambo le mani e poi la divise in due aiutandosi col ginocchio. Quel rumore riecheggiò nell'aria, come se uno specchio fosse andato in frantumi.
Aries osservò alla scena impotente e ancora dolorante. Non aveva ancora riacquistato i sensi di un paio di parti del suo corpo.
Il ragazzo inglese atterrò e con noncuranza buttò quel che rimaneva dell'arma del satiro dietro di lui. La sua compagna di squadra li prese al volo, quei due bastoncini, e poi congelò le parti dove vi erano le lame, per poi spaccarle. Adesso che le due grandi lame non c'erano più, erano davvero due miseri bastoncini.

Red TangleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora