1.
Si fa mattina, il sole inizia ad illuminare la città, mettendo le persone in movimento e creando un gran rumore.
Rientro nella mia stanza, abbandonando il freddo parapetto del balcone. Non ho chiuso occhio. Ci sono abituato, ormai non ho neanche più sonno.
È quasi ora di colazione. L'ultima cosa che voglio è vedere qualcuno. Riapro dunque la porta finestra e faccio un grande salto che mi porta nel vuoto. Aggrappandomi a degli appigli qua e là, riesco a superare le montagne che mi dividono dalla città. Successivamente, un altro salto nel vuoto, che mi porta nella traiettoria di un lampione molto alto. Velocemente, mi aggrappo ad esso e ci giro attorno un paio di volte per darmi un potente slancio e fiondarmi nuovamente nel cielo. Fortunatamente questa zona non è molto popolata la mattina.
Riesco ad arrivare in cima ad una casa, abbastanza alta, da qui ho una visione più ravvicinata della città, anche del gigantesco palazzo in cui risiedo.
Decido di sedermi e di rimanere lì per un pò.
Non c'è un motivo preciso, ma mi piace e lo faccio spesso.Dopo un paio di minuti, decido di ritornare nella mia stanza. Lo faccio nello stesso modo in cui sono arrivato sul tetto di quella casa.
Al mio ritorno, noto un bigliettino sul tavolo, con su scritto: Per Akai.
Riconosco la grafia, è quella di Meiko, una delle cameriere — e personalmente — la mia preferita. Incuriosito, lo apro. Higuma vuole vederti.
Una volta letto, lo ripiego su se stesso e lo riappoggio dove l'ho trovato.
Faccio un respiro profondo. Successivamente esco dalla mia stanza, e mi dirigo verso il quartier generale.⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀꧁ • ꧂
Dopo essersi velocemente recato in cucina e aver preso un temaki, Akai si ritrovò davanti alla grande porta che conduceva al quartier generale, il cuore dell'edificio.
Appena entrò, udì un miscuglio di rumori molto fastidiosi: persone che parlavano, squilli di telefoni, il continuo digitare sulle tastiere e vari rumori elettronici.
Quando le persone all'interno di quella grande stanza si accorsero di lui, il baccano diminuì leggermente. Alcuni smisero temporaneamente di svolgere il loro lavoro per osservarlo mentre avanzava, con passo rilassato, mangiando, per giunta.
«Akai», lo chiamò Higuma, il capo, quando lo vide, e lui lo guardò. Fece cenno ai suoi dipendenti di continuare a lavorare, mentre chiedeva al ragazzo di seguirlo nel suo ufficio.
Aprì la porta e lo fece entrare. Akai si mise in bocca l'ultimo pezzo di temaki che era rimasto e si sedette.
Prese posto anche il capo, e dopo aver cercato tra l'infinità di fogli che riempivano i suoi cassetti, ne prese uno e lo mise sulla scrivania, in modo che Akai potesse vederlo.
«Connor Grayson. Sarà lui il tuo target di oggi. Per farla breve: è a capo di uno dei gruppi più pericolosi della malavita. Cinque anni fa, la polizia ha messo una taglia abbondante sulla sua testa». Akai prese il foglio e lo osservò per bene, partendo dalla sua foto.
«Malavita... Nello specifico, di cosa stiamo parlando?», domandò, con tono annoiato.
Higuma si sistemò sulla sedia girevole, allentandosi la cravatta. «Beh, per lo più rapine. E non sto parlando di un semplice furto, ma di rapine organizzate mesi prima del colpo, roba da professionisti». Akai lo ascoltava, rimanendo però con lo sguardo sul foglio. «Ma non solo questo. Ci sono di mezzo anche innumerevoli stupri, da parte di Grayson».
«È scritto anche qui», puntualizzò il ragazzo. «Stupro minorile». Lo lesse con tono apatico. Era abituato a venire a contatto con persone macchiate d'un simile crimine.
«La polizia non è mai riuscita a prenderlo, si sa nascondere molto bene, passa da una residenza all'altra». Higuma si toccò un dente con il pollice, perso nei suoi pensieri. «Comunque, è compito tuo eliminarlo».
Akai lo guardò negli occhi; nel suo sguardo era presente un pizzico di determinazione. «Quindi si trova in città?».
«Esatto».
Il ragazzo dagli occhi rossi appoggiò con un velo di violenza il foglio sulla scrivania del capo. «Essendo un ricercato a livello statale, com'è possibile che si aggiri liberamente da queste parti?». Alzò di poco la voce.
«Perché da queste parti non è conosciuto come a Tokyo», rispose tranquillamente Higuma. «Infatti non si aggira più da quelle parti».
A quel punto, Akai si appoggiò allo schienale della sedia, provando a rilassarsi.
«Okay, quindi: come vuoi che lo uccida?», gli chiese, con tono superficiale.
«Come preferisci tu. Tanto dovrebbe esserti facile avvicinarlo», sorrise, guardando il foglio e successivamente il ragazzo.
Quest'ultimo sbuffò e si recò verso l'uscita.
«Entrerai in azione questa sera, verso le venti. Ai dettagli ci penserà Rick».
Il ragazzo uscì dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle, senza dire una parola.
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Red Tangle
FantasiAkai è un ragazzo di diciassette anni intrappolato in un labirinto di pensieri infiniti, che lo tiene prigioniero da quando era piccolo. Due occhi rossi come il sangue sono la sua caratteristica principale, in quanto, grazie ad essi, è capace di pre...