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Akai stava soffrendo in silenzio per la mancanza di appetito, che al contempo gli procurava dei dolori lancinanti allo stomaco. Avrebbe voluto piegarsi con la fronte a terra per quanto fosse straziante, ma non poteva. Non mangiava da quasi tre giorni, ma nonostante ciò sembrava che non toccasse del cibo da settimane. Aveva una fame assurda, in tutta la sua la vita non aveva mai provato una sensazione tanto assurda quanto bizzarra. Ancora non si capacitava di come provasse un appetito da leone, ma al solo pensiero di mordere qualcosa di commestibile gli venisse un forte senso di nausea, che pervadeva il suo intero corpo per almeno dieci minuti.
Il giovane iniziava davvero a sentirsi debole fisicamente, come non si era mai sentito in vita sua. Si guardò il braccio: gli sembrava più magro. Sentiva di star perdendo i suoi muscoli, come se da lì a poco le sue gambe avrebbero ceduto, facendolo cadere come un corpo privo di vita. Anche se nelle vicinanze non era presente nessuno specchio, gli pareva di star dimagrendo a vista d'occhio. Gli sembrava di essere uno scheletro con addosso un mantello fatto di pelle umana. In tutto ciò, i morsi della fame non accennavano ad abbandonarlo.
Inoltre, c'era un ulteriore dolore che lo infastidiva, poiché era piuttosto sopportabile: ossia alla schiena. Ma non era uno strappo muscolare o qualcosa di simile, era qualcosa che riguardava la pelle. Più che un vero e proprio dolore, sembrava un formicolio molto frenetico. Ogni volta pensava che qualcuno lo stesse pizzicando da dietro. Ma comunque era strano, visto che i pizzicotti non gli facevano alcun effetto.
Dopo di ciò, il giovane non seppe più cosa pensare. Forse sto cadendo a pezzi, si disse mentalmente, in tono ironico vagamente ironico.

I Senshi si erano allontanati da quel piccolo e buio tratto di boscaglia, per poi entrare in una zona circondata da qualcosa che sembrava nebbia, ma molto più fitta rispetto a quella del lago Mizumi. Adesso risultava impossibile vedere o anche solo percepire il sole. Sembrava di essere tra dei grossi nuvoloni grigi, non si vedeva letteralmente niente. Il fumo presente in quel tratto dava all'area un lieve odore di zolfo.
Irina disse a tutti di rimanere vicini, e Alex commentò dicendo che era ovvio che l'avrebbero fatto, in quanto, a differenza di Matt, non erano stupidi senza cervello. Matt esclamò, in segno di disaccordo.
«Sta' un po' zitto», disse Irina, con espressione concentrata.
«Averin! Adesso anche tu mi vai contro?», disse Matt, assumendo una faccia triste.
«Ti ho detto di tacere. Sento qualcosa». A quel punto, tutti cercarono di prestare attenzione al suono che la russa udiva. «Non lo sentite anche voi?». Il respiro dei suoi compagni divenne muto, Aaron usò il Mind Hunt nel raggio di trenta metri, per degli eventuali attacchi. Alla fine, i Senshi si resero conto che si trattava del verso di una civetta, il quale però risuonava in maniera piuttosto intensa, quasi fosse di fianco a loro.
Nessuno poteva sapere che in realtà quella era la civetta di metallo di Murasaki, la stessa che aveva fatto visita a Higuma e che adesso volava nel cielo come un avvoltoio che cerca di localizzare una carcassa al fine di cibarsene.
La civetta, il qui nome era Fukuro, li osservava silenziosamente dall'alto con i suoi sferici occhi di vetro. Era esattamente sopra di loro, ma sarebbe stato impossibile per i Senshi vederla, e anche se l'avessero avvistata, non gli sarebbe sembrata diversa da qualsiasi altra civetta.
Fukuro si limitò ad osservarli per qualche minuto, ma planò verso destra, intento a fare ritorno dal suo padrone, proprio per riferirgli che i "visitatori" erano quasi giunti all'ingresso.
Dopodiché, i Senshi non udirono più alcun verso.

Fukuro sapeva orientarsi alla perfezione anche con quella fitta nuvola di fumo che circondava la zona. Ormai erano anni che volava da quelle parti.
Giunse su un piccolo appoggio di fianco ad una finestra, e successivamente qualcosa la aprì. Fukuro entrò e si rese conto che non era stato il suo padrone, ma una delle sue marionette.
La marionetta lo accolse calorosamente a fare ritorno sulla spalla dell'uomo incappucciato, e quando lo fece, quest'ultimo gli porse il dito come per accarezzarlo.
«Dunque, dove si trovano i nostri ospiti?», chiese Murasaki, sorridendo sotto l'ampio cappuccio. Fukuro gli toccò il dito col freddo becco e poi si lasciò accarezzare. «Sono quasi giunti all'ingresso», disse Murasaki, come se potesse leggere nella mente del suo bizzarro animale. Ben presto troveranno un modo per far sparire questo nuvolone di fumo e avere la vista più chiara, perciò devo riferirlo immediatamente a Kaneshi.
Murasaki prese qualcosa che assomigliava a del mais tostato e lo diede alla sua civetta. «Sei stato bravo, Fukuro. Ecco la tua ricompensa. Adesso rimarrai sulla mia spalla fino a quando non ti dirò di andartene». La civetta fece un impercettibile gesto con la testa, come se volesse dire di sì. «Fukuro, non sei impaziente di conoscere i nostri ospiti?», domandò poi il suo padrone, con tono apatico. «Sono dei soggetti estremamente interessanti, sicuramente mi saranno utili per ampliare la mia collezione di marionette», disse, mentre passava lentamente il dito sulla testa dell'animale di metallo. «Li hai osservati bene in questi giorni, senza correre il rischio di essere scoperto. Meriti un'altra ricompensa». Prese un altro chicco di mais e glielo infilò delicatamente in bocca. Fukuro masticò rumorosamente per un paio di secondi. Successivamente, sia Murasaki che la sua fidata civetta, lasciarono la stanza. La marionetta che aveva aperto la finestra per far entrare Fukuro rimase nella sua posizione, senza muoversi di un solo millimetro.

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