Capitolo 43

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Il sole non è ancora sorto mentre, nel parcheggio del residence, salutiamo Josh, Sara, Patty e Patrick, pronti a salire in auto e far ritorno a El Paso.

«Vorrei che mamma e papà mi permettessero di restare più a lungo... Sono certa che potrei darti una mano con Clarissa» borbotta Sara a capo chino, calciando via un sassolino con la punta del suo stivale.

«Non ti preoccupare, me la caverò» la rassicuro scompigliandole i capelli, senza più energia. Anche se dopo aver lasciato la tavola calda non siamo andati alla pista e siamo tornati tutti all'appartamento, visto il pessimo umore generale, non sono riuscito a chiudere occhio. Sono rimasto seduto al bancone della cucina davanti ad una bottiglia di tequila, senza nemmeno mai sfiorarla. E, dalle facce esauste di tutti, direi che nessuno ha approfittato di queste ore per dormire un po'.
Josh si fa avanti e mi abbraccia brevemente.

«Fermatevi un paio d'ore a riposare durante la strada» mi raccomando.

«Certo, fratello, non temere» mi assicura e appena Sara si allontana, aggiunge: «Te la caverai davvero? Io posso restare ancora se hai bisogno di me. Non è un problema». Gli sorrido grato ma scuoto la testa.

«Andrà tutto bene. Davvero. Sinceramente non so nemmeno quanto resterò ancora. Non so più se abbia un senso. Ci sono dei momenti, come stasera, in cui credo che tutto questo sia solo un mio capriccio, un non voler rinunciare a qualcosa che in qualche modo sento ancora mio ma che in realtà ho perso tanto tempo fa. È dura da accettare» confesso.

«Sai cosa le ho chiesto prima di salutarci? Le ho chiesto di pensare a come si era sentita in questi ultimi giorni in nostra compagnia...» mi dice con l'aria di chi la sa lunga, «Non mi ha risposto... ma non era necessario: la risposta era chiara nel suo sguardo. È stata bene, è potuta essere se stessa. Sei riuscito a riportarla a casa per un po'... Quindi non arrenderti. Non è così che deve finire» conclude dandomi una pacca sulla spalla e raggiungendo Sara in auto.

Patty e Patrick mi fanno un cenno di saluto prima di salire a loro volta e poi partono.

Mi sento immediatamente avvolgere da un senso di melanconia e di impotenza. Con il gruppo al completo al mio fianco sembrava tutto possibile, ora mi sembra che nulla di ciò che voglio potrà più realizzarsi. Una parte di me sente di averla persa per sempre stasera.

«Forza, andiamo a riposare. Posso vedere quali pensieri ti frullano per la testa... Ti ci vuole solo una bella dormita» interviene Cole, precedendomi verso le scale.

Guardo le scale... e guardo la mia auto. Indeciso su quale sia la scelta più giusta da fare. Restare o tornare a casa?

«Piantala!» grida Cole, senza nemmeno voltarsi. Rido piano e lo seguo senza più oppormi. Sono fortunato ad avere degli amici così.

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Nonostante abbia passato tutta la domenica a letto, mi sento sfinito quando arrivo a scuola questa mattina. Parcheggio distante dagli amici di Clarissa e resto sorpreso quando vedo già la moto di Liam parcheggiata ma che di lui non c'è nessuna traccia nei paraggi. Di solito si ritrovano tutti lì per poi entrare insieme... oggi invece ci sono solo Kate, Annabelle e Kevin.

Mentre passo loro accanto, ignorando le solite occhiatacce di Kate, arriva Clarissa in auto con Mark. È evidente che ha riallacciato i rapporti con i suoi amici... tuttavia, la faccia funerea che ha, mi lascia perplesso.

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Decido di parlare con Clarissa, per scusarmi per il mio comportamento di sabato sera... non avrei dovuto provocare Liam in quel modo. Così, alla fine della seconda ora, raggiungo l'aula di storia aspettando che Clarissa esca.

Tienimi nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora