Capitolo 62

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«Cos'hai?». Alzo lo sguardo su Clarissa che ha smesso di lavorare alla sua auto e mi osserva con aria indagatoria mentre si pulisce le mani con uno straccio.

«Niente» le rispondo semplicemente.

«Mi pare che abbiamo finito qui. Ora è perfetta».

Chiudo il cofano e quando rialzo lo sguardo trovo ancora Clarissa ad osservarmi con un sopracciglio alzato.

«Non prendermi in giro. È tutto il weekend che hai l'aria preoccupata. Che ti succede?»

«Non è nulla di cui tu debba preoccuparti. Non c'entra con Liam» la rassicuro, dandole le spalle e rimettendo in ordine gli attrezzi sul bancone. Ormai siamo rimasti solo io e lei nel garage. Gli altri sono rientrati tutti a casa da un pezzo. Fuori si è fatto buio ed è ormai ora di cena.

Mi sento tirare la felpa sulla schiena e quando mi giro Clarissa mi osserva con quegli occhi così grandi a cui non riesco mai a resistere.

«Ethan... Lo so che non c'entra con Liam. Infatti lo vedo che non è per me che sei preoccupato. Quindi che succede?».

Vedendo che non accenno a risponderle, si solleva a sedere sopra il banco da lavoro ed incrocia le braccia al petto.

«Non usciremo di qui finché non mi dirai cosa c'è che non va. Tu mi sei sempre accanto quando ne ho bisogno... anche quando non dovresti. Permettimi almeno di ricambiare» mormora quasi con tono di supplica, abbassando lo sguardo a terra. Mi metto accanto a lei, appoggiandomi contro il bancone.

«Si tratta di Condor» le spiego allora.

«A proposito... che fine ha fatto? Non si è mai fatto vedere questa settimana» chiede Clarissa.

«È partito lunedì mattina molto presto e senza preavviso. Ha lasciato solo un biglietto in cui ci diceva che aveva degli affari da sbrigare. Da allora non abbiamo avuto più sue notizie e non risponde al telefono. È passata una settimana ormai... comincio ad essere preoccupato per lui. Sai bene che i suoi affari possono essere abbastanza pericolosi... Potrebbe aver bisogno di aiuto, ma non ho la minima idea di come fare per rintracciarlo».

Aver confessato questa mia preoccupazione mi fa sentire un po' meglio. Clarissa mi stringe la mano e mi sorride dolcemente.

«Sono certa che Condor stia bene. È la persona più scaltra che io conosca. Se non si fa sentire avrà certamente i suoi buoni motivi» mi rassicura. E stranamente funziona. Mi avvicino al suo viso e le poso un bacio sulla guancia.

«Grazie». Subito arrossisce come al suo solito. Certe cose non cambiano mai. Salta giù dal bancone e comincia a trascinarmi fuori dal garage tirandomi per una manica.

«Andiamo a darci una ripulita. Sono certa che la cena sia quasi pronta e a mia madre non va di vederci a tavola ricoperti di olio di motore».

____

«Passo a prenderti domani mattina per andare a scuola».

Clarissa alza gli occhi al cielo mentre si appoggia allo stipite della porta d'ingresso.

«Potresti anche pensare di ridarmi le chiavi della mi auto, così potrei andarci da sola».

Scuoto piano la testa, sorridendo tra me e me. Il fatto che rivoglia la sua auto è un bel passo avanti, tuttavia...

«Niente da fare, piccola. Ho promesso a tuo padre che non ti avrei permesso in alcun modo di fuggire ancora o di metterti di nuovo nei guai» le ricordo serio. Lei incrocia le braccia al petto e alza il mento con aria di sfida.

«E da quando fai quello che ti ordinano? L'Ethan Jones che ricordo io non si è mai piegato alle autorità...». La osservo con curiosità.

«Bel tentativo, piccola. Ma non funziona»

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