Capitolo 7

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«Hai bisogno di riposarti» mi sgrida Sara mentre prende posto accanto a me alla prima lezione del pomeriggio.

«Sto benissimo, non preoccuparti per me» la rassicuro.

«Ma guardati... sei uno straccio. Non puoi continuare così» ribatte preoccupata. Il provvidenziale arrivo del professore mi salva da questa conversazione scomoda.

Lo so anch'io che ho un aspetto di merda: è tutta la settimana che, finite le lezioni, vado al garage a lavorare per aiutare Josh e poi di notte mi dedico alla riparazione della Mustang. Oggi dovrebbero arrivare anche gli ultimi pezzi, così potrò finire il lavoro. Sono esausto. Ma almeno così, tra scuola e garage, non mi resta il tempo di pensare. Tengo la mente occupata.

Sara si avvicina al mio orecchio: «Se pensi che stasera ti permetterò di correre in queste condizioni ti sbaglio di grosso. Nemmeno Condor ti permetterà di gareggiare con la faccia che ti ritrovi»

«Facciamo così: questo pomeriggio non andrò al garage a lavorare e mi riposerò per essere in forma per stasera» le propongo.

«Promesso?» sussurra studiandomi con aria scettica.

«Certo. Promesso». Non posso permettere che Condor si rifiuti di farmi correre: ne ho bisogno come ossigeno.

_____

Come promesso a Sara, appena tornato a casa finite del lezioni del venerdì, mi sono chiuso in camera per riposare. Non mi ero reso di quanto fossi davvero stanco finché non sono crollato sul letto. Mi sono risvegliato solo quando mia madre è venuta a chiamarmi per cena.

Ma adesso sono qui, sulla linea di partenza, pronto a correre. Pronto a dare il cento per cento per portare a casa la vittoria. Sara non ha opposto alcuna obiezione: anche lei sa quanto ne abbia bisogno.

Appena la ragazza davanti a noi dà il via, premo a fondo sull'acceleratore, seminando velocemente gli altri e lasciandomi alle spalle i brutti pensieri.

Ma, appena tagliato il traguardo, il sollievo mi abbandona in fretta: non è più lo stesso senza di lei qui. Non lo è più stato. Chissà se le manca questo mondo. Mi chiedo se l'incidente abbia in qualche modo fatto vacillare la sua passione. Ci sono così tante cose che odio non sapere di lei.

È passata più di una settimana dalla telefonata a Liam. Non l'ho più cercato. Sto cercando di resistere... ma la voglia di sapere di lei diventa ogni giorno di più un pensiero costante.

Riporto la mia auto accanto a quelle dei miei amici e scendo. Mi osservano con un misto di preoccupazione e rimprovero.

«Che sono quelle facce?» chiedo loro confuso. Josh scuote la testa rassegnato.

«Non te ne rendi neanche conto, vero?»

«Di cosa?» chiedo allora.

«Corri di nuovo come un tempo, guidato dalla rabbia» mi spiega. Preso in contropiede, volto loro le spalle e mi immergo nella folla. Non è la rabbia che mi guida... ma la disperazione.

Vado alla ricerca di Condor per ritirare la mia vincita e, soprattutto, per avere una distrazione.

«Così sei tornato, eh?» chiede una voce femminile alle mie spalle. Appena mi volto, mi ritrovo di fronte una faccia che avrei fatto volentieri a meno di rivedere.

«Ti conviene sparire dalla mia vista, Jessica. Non hai idea del casino a cui hai dato seguito» la avverto, ricordando il video e la foto di noi due insieme che ha inviato a Clarissa e che ha messo definitivamente la parola "fine" alla nostra storia.

Jessica mi sorride con malizia, spostandosi i lunghi capelli neri dietro le spalle. È sempre bellissima ma ormai per me non ha più alcun fascino.

«Non dare tutta la colpa a me. Non ho fatto tutto da sola, mi pare di ricordare» mi dice con soddisfazione.

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